Creato da Dauto il 24/08/2013

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Alfa Romeo (parte 2)

Post n°4 pubblicato il 25 Agosto 2013 da Dauto

L'Alfa Romeo 33 Stradale può essere considerata come una delle migliori auto di tutti i tempi, ovviamente se si intende per lo scopo per cui è nata: gareggiare e proporre soluzioni tecniche innovative. E' la progenitrice di una serie di vetture da competizione nella categoria sport-prototipo per via delle caratteristiche estreme che la contraddistinguevano e che la rendevano un ottima base da cui sviluppare auto competitive.

        

E' nata prima di un altra leggenda dell'automobilismo la Ford GT40 che a mio avviso è esteticamente invecchiata meglio, ma la 33 Stradale essendo nata prima vanta caratteristiche notevoli: la prima è scenografica più che funzionale ma è la prima auto ad avere l'apertura delle portiere in verticale, ora si definisce apertura tipo Lamborghini perchè molte sue auto montano questo tipo di apertura, ma molti pensano erroneamente che sia stata la Lamborghini ad idearle. Anzi addirittura è stato lo stesso Marcello Gandini che ha disegnato per Bertone la Lamborghini Countach a riprendere prima la soluzione delle portiere che si aprono verso l'alto con lo splendido prototipo dell'Alfa Romeo Carabo, era basato sulla meccanica della 33 Stradale ma aveva le linee tese e spigolose che espoderanno poi nei due decenni successivi.

Era un auto piccola e di potrebbe dire aderente al pilota per poter essere più leggera ed aerodinamica possibile; anche il motore era piccolo ma era un capolavoro: un 2000 a 8 cilindri progettato dall'ultimo grande ingegnere motorista dell'Alfa Romeo, si chiamava Giuseppe Busso e firmerà pezzi di storia con motori osannati in tutto il mondo. Questo motore aspirato sviluppava una potenza di 270 cavalli ottenuti ad un regime di 9600 giri/minuto, un valore incredibile all'epoca (nessun motore ci arrivava) che ancora oggi è notevole nonostante i progressi nei materiali e nonostante l'elettronica che gestisce molti più parametri con precisione (quel capolavoro della Ferrari 458 arriva a 9000 giri), era un motore costruito con alluminio e magnesio, anche il telaio aveva elementi con questi nobili metalli, il tutto in un peso di 700 chili. Le prestazioni erano fenomenali per un motore tanto piccolo: 260 km/h e 0-100 km/h in poco più di 5 secondi.

        

La famiglia di modelli 33 per le competizioni hanno vinto molto in gara ma hanno anche sofferto molto la potenza molto maggiore di rivali come Ford con la GT40 (più pesante ma con un motore grande più del doppio di cilindrata...), Ferrari con la 330 P, la 512 e la Porsche.

Tutti questi sforzi verranno ripagati da versioni aggiornate della 33 da competizione e si tradurranno in un esaltante 1977 dove l'Alfa Romeo domina il campionato mondiale sport prototipi e conquista il mondiale vincendo tutte le gare del campionato con la 33 SC 12 che montava un 12 cilindri 3000 da oltre 500 cavalli.

Sempre tornando in tema di prototipi innovativi e che hanno lasciato un segno non si possono non nominare i famosi prototipi BAT, tre in tutto, la BAT 5, la BAT 7 e la BAT 9, a vederle così sembrano in effetti delle Bat-mobili uscite dal fumetto di Batman, risalgono agli anni '53 '54 e '55 ma non erano queste le intenzioni di Bertone storica carrozzeria nel ralizzarle, anche il nome che poteva richiamare l'uomopipistrello era un acronimo (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) , quelle pinne e quelle linee affusolate servivano a migliorare l'aerodinamica, rendendo l'auto più filante nell'aria si poteva farla andare più veloce e consumando meno, il coefficiente di resistenza aerodinamica si abbrevia con una sigla semplice il famoso "CX", più è basso il valore e migliore è la penetrazione del veicolo nella fluidodinamica dell'aria, un cx buono nelle auto odierne è inferiore allo 0,30 e solo auto curate in questo senso ci arrivano, la BAT 5 arrivava a o,23 mentre la BAT 7 arrivava ad un ottimo 0,19 il tutto studiato in anni in cui non si poteva contare sui calcoli permessi attualmente in ambito elettronico, era fatto tutto sperimentalmente nelle gallerie del vento e con calcoli manuali matematici. La BAT 5 e la BAT 7 fecero scalpore per il loro stile e furono molto ammirate finendo con influenzare altre auto, la BAT 9 invece era meno prototipo e più auto stradale nel caso si decidesse di metterla in produzione.

Gli anni '60 sono uno dei periodi più floridi e riusciti per l'Alfa Romeo, diventata un industria di riferimento a livello mondiale non solo per le auto da corsa ma anche per le doti sportività che mettte sulle sue auto di serie, oltre che per una serie di modelli riuscitissimi. Uno degli artefici di questo successo è stato Giuseppe Luraghi diventato presidente dell'Alfa Romeo nell'orbita sempre del gruppo IRI (Stato); ci sono varie discussioni in merito, alcune fonti dicono che l'Alfa Romeo nonostante tutti questi successi ed auto strepitose sia sempre stata con i conti in rosso e altre che dicono che solo in questo periodo l'Alfa ha avuto i conti in ordine grazie a Luraghi, non so quale delle due sia giusta ma so che è sicuramente quasi sempre con i conti in rosso. Sempre in questi anni di boom economico ci sono state anche scelte che hanno portato ad un abbassamento della qualità come l'apertura dello stabilimento di Pomigliano D'Arco dove le maestranze sentendosi garantite dallo Stato facevano in bello e cattivo tempo in azienda e se si unisce questo a risparmi non sempre efficienti sulla componentistica ha fatto poi abbassare la qualità e l'affidabilità degli interni e della carrozzeria (ruggine), mentre la meccanica e la tenuta di strada erano sempre al top.

Altro grosso danno è stata l'ingerenza politica sulla gestione dell'Alfa Romeo (ma anche della Fiat), da una parte veniva giustamente incentivata l'apertura di stabilimenti nel mezzogiorno con il buon proposito di portare economia in posti con poco lavoro, dall'altro c'era la convenienza di certi politici nel portare tutto questo dove avevano maggiori voti per garantirsi futuro politico, De Mita (uno che di danni ne ha fatti tantissimi, sempre nel mondo automobilistico negli anni '80 ha provato a far aprire una fabbrica di fuoristrada 4x4 fatti male e cari) in questo caso voleva far aprire una fabbrica in Irpinia dove aveva tutto l'interesse e il bacino di voti, ma Luraghi non accettò e se ne andò dall'incarico dopo un decennio di grandi risultati... un manager capace che se ne va e un politico incapace che resta... troppe volte in Italia si è visto questo.

In questi anni nasce un altra Alfa famosa: la Giulia, che a me in verità non è mai piaciuta tantissimo, ma se la paragoniamo alle altre sue auto concorrenti del periodo ha sicuramente una linea unica ed avveneristica con quella sua coda tronca; il cx era di 0,34, un valore di tutto rispetto e migliore della maggior parte delle auto in commercio.

Grazie a questo, a sospensioni ingegnose, ai freni a disco su 4 ruote che erano una rarità anche su auto molto più costose (i primi modelli con freni a tamburo erano scarsi in frenata), al motore bialbero Alfa Romeo, alla sicurezza attiva, questa auto diventa il punto di riferimento del settore, per i clienti dal piglio sportivo, per le forze di polizia e di conseguenza anche per i banditi...

Come per la Giulietta, anche la familia Giulia si allarga in varie declinazioni con la sempre bella Spider e la leggendaria coupè che ha vinto di tutto nelle gare, bestia nera per gli avversari: la Giulia Sprint GT,mentre la variante per le gare era la versione GTA (Gran Turismo Alleggerita), sigla diventata di culto per il marchio, l'auto in questa versione aveva una carrozzeria in lega leggera per contenere il peso, il motore come sempre era all'avanguardia con doppia accensione, particolari in magnesio, la versione stradale arrivava a 115 cavalli, mentre quella agonistica arrivava a 170, potenze solo discrete oggi, ma unite alla compattezza dell'auto e alla sua leggerezza la facevano andare forte ovunque, rendendola una berlina che ha vinto molti titoli della categoria in cui partecipava lasciando le briciole agli avversari.

Nel 1966 nasce un nuovo simbolo per l'Alfa Romeo destinata a rimanere in produzione per quasi 30 anni fino al 1995 (in vari aggiornamenti): l'Alfa Romeo Spider Duetto, Pininfarina disegna una linea inconfondibile e nella prima serie con quella coda particolare viende definita ad "osso di seppia" e diventa un nuovo successo mondiale, soprattutto negli Stati Uniti dove diventa famosa nel film "Il Laureato" dove diventa un simbolo di emancipazione e di libertà per un giovane studente. Ne verranno prodotte 124.000 esemplari.

         

Stilisticamente gli anni '70 sono stati a mio parere anni non molto convincenti per molte auto, sono nate icone in quel periodo ma con la diffusione della plastica e delle economie di scala sono nate anche auto meno riuscite, anche Alfa Romeo, come con l'Alfasud prodotta a Pomigliano, un auto piccola per cercare di fare volumi maggiori e maggiori ricavi, ma non è stato il modello più riuscito. Gli anni '70 sono stati anni di grandi cambiamenti, di crisi e di scontri sociali, la concorrenza nel settore auto era sempre maggiore ed entrano in gioco le prime norme anti inquinamento e si deve iniziare a pensare nel progettare un auto anche a questo importante tema, gli investimenti continui nella ricerca, nella meccanica e nell'elettronica hanno portato l'auto a migliorare molto sotto questo punto di vista.

L'Alfa Romeo ritorna in Formula 1 negli anni '70 ma si è aperto un nuovo mondo dove lo sport avvincente, romantico e a volte un pò improvvisato si sta trasformando in un industria che muove molti soldi e sponsor dove i costi per emergere e vincere si rivelano altissimi, l'Alfa Romeo non riesce nell'impresa di vincere di nuovo un campionato mondiale e nei primi anni '80 di ritirerà di nuovo dalla Formula 1 dedicandosi con successo ad altre competizioni.

Viene messa in produzione nel 1971 dopo averla ammirata come prototipo 4 anni prima una bella e sfortunata auto: l'Alfa Montreal, sfortunata perchè è un auto sportiva, costosa nata nel perido dell'austerity quando c'è stata la peggiore crisi petrolifera della storia e questo non ha certamente invogliato le vendite. Un peccato perchè ne furono prodotti meno di 4000 esemplari in 6 anni, aveva una linea moderna che ricordava un pò la Lamborghini Miura nel parte posteriore, l'anteriore aveva la particolarità di una presa d'aria NACA (tutte le prese d'aria con quella forma si definiscono così) sul cofano e dei listelli orizzontali che coprivano metà fari anteriori quasi come se fossero una persiana/veneziana, il motore a 8 cilindri era quello della leggendaria 33 Stradale ed era in questo caso di 2.600 di cilindrata per 200 cavalli di potenza.

      

Nasce nel 1972 il modello destinato a prendere il posto della Giulia: L'Alfetta, sarà la prima auto italiana dotata di motore turbodiesel, ma era anche molto raffinata a livello meccanico: il motore bialbero aveva il carburatore a doppio corpo (che contribuiva al suono tipico dei motori Alfa), la trazione era posteriore e per una migliore ripartizione dei pesi il cambio era montato sull'asse posteriore (il famoso schema transaxle), i freni a disco erano posizionati non all'interno delle ruote posteriori ma all'uscita dei differenziali per ridurre le masse non sospese e di conseguenza migliorare le risposte dinamiche dell'auto.

Derivata dall'Alfetta nel 1974 nasce una nuova coupè più a buon mercato rispetto alla Montreal ma sempre degna del marchio: è la Alfetta GT che diventerà nelle ultime versioni GTV, disegnata da Giuguaro, vanta anche lei una primizia in Italia nel motore: sarà la prima auto turbo a benzina italiana di serie, messa a punto dal reparto corse Alfa Romeo; il turbo sarà uno dei simboli motoristici degli anni '80, divenne quasi un ossessione o un ostentazione per i vantaggi che portava nelle prestazioni. L'Alfa GTV ha gareggiato anche nei rally, dove la presenza di Alfa Romeo non è mai stata molto spinta, ma ha vinto nella sua categoria il campionato mondiale del 1975.

Ultima auto degli anni '70 per l'Alfa è stata la sostituta dell'Alfetta: la Giulietta con quella sua caratteristica coda con la pinna, non mi ha mai fatto impazzire esteticamente, ma in strada era sempre molto performante, vince il titolo di auto dell'anno nel 1978.

Arrivano gli anni '80 per cercare di migliorare i conti in rosso nonostante i buoni risultati delle vendite si tenta di allearsi nel produrre un auto con un altro costruttore affidabile, in quegli anni i giapponesi diventano il metro di paragone nella produzione industriale efficiente e nella rigorosa qualità; peccato che sono totalmente incapaci di disegnare auto belle (il 99,9% delle loro auto a me non è mai mai piaciuto) e viene fatta disegnare a loro un Alfa e diventa probabilmente la peggiore più dileggiata Alfa della storia: l'Arna, sulla carta un auto economica, affidabile e Alfa Romeo, nella pratica brutta, insignificante e semplicemente un auto anonima basata su una Nissan.

Viene sostituita l'Alfasud con una più moderna e convincente auto: l'Alfa Romeo 33 che riprende un pò impropriamente il nome dalla celebre antenata anche se non ha nulla in comune con essa. Nonostante le dimensioni compatte, la trazione anteriore e la sua economicità (d'acquisto, non nei consumi, visto che è sempre stato bello tirare la sua meccanica con una guida allegra...) la 33 è un auto brillante e agile, in alcune versioni monta un piccolo motore con una caratteristica particolare che viene usata da pochi altri costruttori al mondo: la disposizione dei cilindri contrapposti detta anche "boxer" i cilindri non sono quindi in linea e non formano nemmeno la V in incrocio nella loro corsa, ma sono contrapposti a 180° a due a due in orizzontale, soluzione che permette di abbassare il baricentro e di migliorare la guidabilità. Viene sviluppata anche nella bella e indovinata versione station wagon chiamata però dall'Alfa SportWagon , categoria che inizia ad avere molto successo per la praticità di carico e viene anche realizzata una versione 4x4, avrà un restyling che ne migliorerà l'aspetto esteriore ed interiore insieme a nuove dotazioni e motori e verrà prodotta fino al 1994 per ben 11 anni, è stata la seconda Alfa più prodotta di sempre con oltre un milione di esemplari (la prima è l'Alfasud... e non è che me lo spieghi molto...) ed ha contribuito a far conoscere ancora di più il marchio; celebre il suono del suo motore.

I soldi da investire però continuavano a scarseggiare e per sostituire la Giulietta si è cercato di mantenere quanto più possibile di buono e costoso ci fosse, quindi il telaio, l'intelaiatura delle porte e le soluzioni meccaniche (molto costose da risviluppare, in genere tutti i costruttori sfruttano questo principio in toto o meno) vengono tenute anche per il modello successivo l'Alfa Romeo 75, l'ultima Alfa Romeo di grande serie a trazione posteriore e motore longitudinale, per questa sua caratteristica di spicco vista con nostalgia dagli appassionati del marchio un pò ciecamente la definirono l'ultima vera Alfa, ma non è così, altre Alfa Romeo ben degne di portare questo nome sono arrivate in seguito, ma le alterne fortune del marchio e qualche scelta sbagliata hanno sempre reso la sua vita travagliata pur se piena di allori.

Monterà svariati motori bialbero a benzina a diesel, ma il suo motore di punta resterà il leggendario V6 "Busso", dall'ingegnere che l'ha sviluppato di 3.000 cc e anche una versione turbo benzina di 1800 cc, dotata di prestazioni al vertice della categoria. La serie limitata Turbo Evoluzione è stata creata per far omologare la versione da competizione, in un numero di 500 esemplari, molto appariscente anche se piuttosto pacchiana (ma siamo negli anni '80).

L'Alfa Romeo fortemente indebitata passa nel 1986 al gruppo Fiat, ci sono state molte discussioni in merito all'opportunità in merito, visto che la Fiat diventa monopolista dei marchi italiani, ma la vita commerciale del marchio non è mai stata semplice nonostante l'immensa e meritata fama e aldilà di molte scelte sbagliate fatte prima e dopo l'arrivo di Fiat, questo glorioso marchio riesce sempre a tenere vive le emozioni che sa donare con le sue caratteristiche peculiari che si apprezzano in ogni suo modello.

Il 1987 vede nascere sotto il gruppo Fiat una delle Alfa Romeo più apprezzate di questi ultimi 30 anni, pur se a trazione anteriore o integrale ha saputo convincere molti acquirenti delle sue qualità stradali ed emozionali, parlo della bellissima Alfa Romeo 164, prima grande berlina, o ammiraglia della casa in tempi recenti; basata sul pianale delle contemporanee e riuscite Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000 ha una linea inconfondibile che si discosta da tutte le altre, è disegnata in collaborazione con uno dei maestri del design: Pininfarina.

      

Ha una linea ancora pulita,moderna ed attuale a 26 anni dalla sua nascita, al momento della sua uscita fece veramente colpo. E' stata esportata anche negli Stati Uniti per cercare di riaprire quel florido mercato con il nome di 164 Turbo America insieme alla 75 Milano, ma problemi che di affidabilità elettronica che hanno afflito molte auto hanno creato una pubblicità negativa fino ad abbandonare quel mercato qualche annon dopo.

La 164 però si riscattava alla grande una volta in movimento, tra la strada, dove poteva sfoggiare un invidiabile soupplesse di marcia, far risaltare le sue doti di stradista con ottime prestazioni, in particolare ricordiamo un fantastico motore in alluminio (eletto poi motore dell'anno) 2.000 V6 Turbo derivato dal Busso che spingeva l'auto oltre i 240 km/h, un valore ottimo e grazie al turbo era anche dotato di notevole coppia (30 Kgm) per prestazioni molto sportive in accellerazione (quando entrava a regime il turbo) e ripresa, le rivali per avere prestazioni simili dovevano montare motori molto più grossi e ancora in certe prestazioni non riuscivano a battere l'Alfa. La versione 4x4 denominata Q4 era destinata al solo motore 3.000 V6 da 230cv Busso e anch'essa garantiva ottime prestazioni e maggiore padronanza del mezzo in condizioni stradali difficili grazie alla trazione integrale, che permetteva anche una più ottima trazione, la velocità massima anche per questo modello superava i 240 Km/h.

C'è stato poi un riuscito restyling nel 1992 dove ha preso la denominazione Super e ha avuto miglioramenti estetici (paraurti in tinta con cromature, fari più piccoli anteriori, migliori finiture all'interno e modifiche interne).

 
 
 
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