Fiore

La grande fuga


  Cerchiamo di sfuggire ogni momento alla nostra finitezza, corriamo ma non c’è via di fuga reale. Come esseri umani abbiamo la capacità di fermarci, guardare, imparare dalla nostra esperienza e prendere coscienza della verità. Questa vita è di gran valore e può essere usata per trascendere tutta la sofferenza e l’intero ciclo della rinascita. Una delle cose che ci aiuta a provare interesse per la vita, invece che trascinarci ciecamente alla deriva, è il prendere in esame la nostra mortalità. Ci sono alcuni dati di fatto molto ovvi, che sono innegabili per buddhisti, cristiani, adepti allo sciamanesimo o Druidi che siano. Essendo nati, giorno dopo giorno diveniamo più vecchi; avremo esperienza della vecchiaia e poi conosceremo la morte. Il maestro zen Suzuki Roshi  ha paragonato la vita ad una nave, che dispiega le sue vele nel mezzo dell’oceano, e poi affonda, e questo è un dato inconfutabile. A partire dalla nascita, la vita umana va avanti nel processo d’ invecchiamento fino alla vecchiaia, la malattia e la morte. Il fatto è che assai raramente si riflette su questo, a meno che la persona non sia molto dedita al sentiero spirituale. Il non riflettere su questi temi incide sui nostri valori, influisce sulle nostre scelte, ed ha un effetto su ciò a cui ci interessiamo e a cui diamo significato. Le cose amate e quelle detestate sono condizionate dal nostro mancato riconoscimento della mortalità. Chi conosce Carlos Castaneda ricorderà Don Juan che gli rivela di agire come se la sua vita dovesse durare mille anni. Don Juan dimentica di essere mortale, mentre è proprio ricordando che la morte pende sul capo che si divieni un guerriero, le cui singole azioni hanno significato e dignità. Non si può dire che il senso della vita venga sottratto dalla condizione di mortalità: se infatti vivessimo per centinaia o migliaia di anni, da dove nascerebbe l’urgenza di porre rimedio alle cose che vanno male, di risolvere i nostri contrasti ed il senso di reciproca alienazione? Se invece siamo coscienti di quanto breve, fragile e preziosa sia la nostra esistenza umana, ci rendiamo conto di non avere il tempo di indulgere in umori ed emozioni insignificanti, piccole sciocche gelosie ed avversioni. Immemori della nostra mortalità, dimentichiamo la nostra morte imminente, consentendo a queste cose di avviluppare completamente la mente, fino al punto di una totale distorsione del senso complessivo di cosa è importante e di cosa non lo è.