In ogni angolo

Post N° 1


Ok ok ok. Il Norton mi è scaduto e mi viene ricordato ogni 3 minuti che sono a rischio di infestazione virulenta.In questo senso ho già trasmesso, mi sono già giocata una carta di credito, dovrei essere decisamente agitata da un nuovo agguato del frojan, ma oggi mi sento proprio da "ecchissenefregaa!".Torno da Casa, con la netta sensazione che qualcosa manchi.Sono giorni che le persone mi chiedono consigli sulle mete vacanziere, sono già 5 le voci che mi fanno domande sul viaggio più bello che mi sia capitato di fare negli ultimi 10 anni.Il cammino di Santiago, ma non quello usuale. Trattasi del cammino del Nord.- Interruzione: Porco il neurone stanco, ho appena allagato il mio stesso cesso!-Quest'avventura è cominciata ovviamente (e ci tengo a specificarlo) solo per amore di un biondo figuro che mi ha invitato a condividere con lui pane, formaggio, salame e sacco a pelo per numerosi giorni.In principio la mia diffidenza era totale, ma i di lui occhi azzurri hanno fatto sì che io cominciassi a guardarmi attorno per scoprire un mondo incredibile e semplicemente circostante.Il primo giorno, partendo da ferma e senza alcun allenamento, ho messo nei piedi 36 chilometri. Stoica io, vagamente folle, ma stanca e felice.A forza di ginocchiere e di amorevoli massaggi a suon di anti-infiammatorio, il giorno dopo si era di nuovo in cammino.Prati, scogliere, silenzio, mare, mucche, conchiglie da interpretare, sudore, amore, selvaggitudine totalizzante, sapone di marsiglia per ogni evenienza. La seconda sera arrivammo in un ostello pieno di giovani. Saremo stati in tutto una ventina.Il biondo, ormai allenato a questo genere di viaggi, passò l'intera serata a fare il medico senza frontiere, sventrando vesciche di inesperti camminatori e osservando culi di ciclisti infiammati e strapieni di fissan.Lo guardavo, orgogliosa, mentre profondeva compeed a tutti, associandoli a consigli da bravissimo scout.Camminando camminando, dopo alcuni giorni di sole e screpolature, con abbronzatura da camionista su tutta la linea, la pioggia ci colse fino alle mutande.Cantava lui, parlava con Dio chiedendogli di smettere di mandar giù tutta quell'acqua; io imprecavo e desideravo un millimetro di pelle asciutta.Divertente arrivo in un posto civilizzato, l'acquisto della giornata fu un phon da viaggio, con il quale asciugammo uno per uno i calzini fradici, le mutande e le magliette.Quel pomeriggio facemmo l'amore tra le travi di un letto a castello, in un promiscuo ostello; lui preoccupato che qualcuno arrivasse, io totalmente incurante del mondo. I suoi occhi azzurri mi bastavano.Arrivammo a Santiago, dalla nostra via, carichi di meraviglie e di fiori stipati nella moleskine, gonfia di appunti di viaggio.Arrivammo a Santiago sull'onda di tutto quel che era stato e con l'entusiasmo per quel che sarebbe stato.La città calda mi accolse con un brivido lungo la schiena.Eravamo lì, io per la prima volta, lui per la terza, stanchi ma profondamente vivi.Qualcuno ogni tanto mi guarda come fossi un alieno, mentre racconto di questo viaggio.La felicità esiste, semplice e selvatica, naturale ed a portata di mano.Qualcuno ogni tanto pensa che camminare per centinaia di chilometri sia solo un atto di mancata sanità mentale.Ma io so che ogni giorno camminato, ogni meta raggiunta, ogni filo d'erba sfiorato, ogni istante di quella strada, ogni elemento porta vicino. Vicino a me stessa, dentro me stessa.Forse oltre me stessa.