In ogni angolo

Post N° 35


Con cura le spazzolava i capelli, senza pensare a quanti nodi fossero ancora di là da venire.Erano sedute entrambe, uno sgabello più alto per colei che l'età la portava nei segni del viso, uno più basso per il piccolo terremoto di casa.Mentre i ricci si aprivano formando una specie nuvola informe, sullo sgabello più basso si consumava il supplizio. Star seduta costava fatica, quando fuori c'erano campi immensi nei quali rotolarsi e rubare fili d'erba da portare nell'anima.Una spiga tra i di lei capelli ci sarebbe stata molto meglio di uno stupido fiocchetto."Ancora qualche minuto", diceva e la testa intrappolata fremeva e fremeva ancora sperando in uno scatto felino che l'avrebbe resa di nuovo selvatica.E ancora "Per essere belle, bisogna soffrire!" recitava la voce calda e casalinga.Poco più in basso il concetto di bellezza sfuggiva alle gambe che davano continui piccoli calci ad un tavolino che sorreggeva un meraviglioso vaso di porcellana, che guardava già disperato verso il pavimento.Passarono pochi mesi, poi un giorno i ricci si diffusero senza vita al suolo.La scoperta delle forbici da cucina aveva finalmente trovato un senso.L'autodifesa!Sua nonna la guardò e disse con tono minaccioso, quasi Cassandra le avesse appena sussurrato un oracolo nell'orecchio sinistro, "Non sarai mai una donna!".Si girò e se ne andò.I ricci ricrebbero, ma mai nessuno osò più sfidarli.Compatti ed agguerriti, attaccavano rami d'albero e bottoni, cinturini d'orologio e piroli di violoncelli.Si arrampicavano con decisione e rapivano mani ignote e piccole api allergeniche.Le rondini si rifiutavano di posarsi lì. Troppo oscuro.Anche il corpo che portava quel pesante fardello crebbe e si connotò."Rivoluzionaria!" le urlarono una volta in un corridoio.Lei continuava a mettere i piedi nell'erba bagnata, anche quando le auto-reggenti avrebbero voluto mascherarla per una semplice sera.Dentro ribelle, sì. Fuori mitigata.Libera, profondamente.Ma non incapace di fermarsi, per un istante lungo una vita.