La collina

Novità dal fronte nord occidentale


Ogni tanto vengo a guardare questa pagina, in questi mesi non mi riuscito di scrivere , tante volte ho meditato ma non mi è riuscito di sedermi davanti al pc. Sono stati mesi intensi ricchi di novità. Scrivere è una cosa seria ed è necessario che sia riposato per farlo, oggi godo del tempo senza impegni di questi giorni di festività nei quali nessuno rompe le balle. Tutti pensano ai propri affari a cucinare e mangiare, ci saranno tanti problemi ma Pasqua e pasquetta si festeggiano sempre. Quest'anno il ministero ha pensato di spedirmi a fare l'insegnante in una cittadina sulla costa nord occidentale, dovevo fare l'insegnante di sostegno a un ragazzo che non voleva e non vuole il sostegno e che aveva cacciato il mio predecessore a calci nel sedere inseguendolo nell'andito. Per chi non lo sa gli insegnanti di sostegno sono quelli che vengono affiancati ai ragazzi definiti diversamente abili e che fino a poco tempo fa li chiamavamo “andicappati”.Per quanto mi riguarda verso i dodici anni non ho avuto l'insegnante di sostegno soltanto perché allora nelle scuole non erano previsti. E devo dire che sono stato fortunato perché oltre al bollo o, come si dice, all'etichetta,  avrei avuto per sempre la consapevolezza di avere qualcosa in meno degli altri. La mia condizione di pessimo studente era dovuta a un forte trauma che avevo vissuto in quegli anni ma al quale nessuno dava peso.Fin dal primo giorno in cui ho preso sevizio mi è stato, giustamente, consigliato di non annunciare il mio compito di insegnante di sostegno pubblicamente, come già aveva fatto il mio collega predecessore. Questi era entrato in classe esordendo davanti a tutti con l'annuncio del suo incarico come se fosse il messia che avrebbe illuminato Nicolino di scienza, sapienza e, sopratutto, di buone maniere. Davanti a se mostrava la conoscenza dell'uomo acquisita all'università e nei corsi para universitari, del piffero, che lo avevano abilitato quale insegnante di sostegno.Apro la porta ed entro in classe, vedo che Nicolò mi guarda e guarda i suoi compagni che amicano con lo sguardo e sorridono. E' un ragazzo pieno di vita, alto asciutto e ieno di energia mi hanno detto che ama i cavalli e ci sa fare. Qualcosa mi dice che chi sa domare un cavallo può provarci anche con il professore. Mi rendo conto che se arriviamo allo scontro fisico devo colpire in modo da buttarlo giù al primo colpo, potrei non avere una seconda possibilità. A calci non mi faccio prendere.Conosco questi luoghi e so che, in questi paesi si fa a pugni sin da bambini sin dall'asilo è necessario conquistare un posto al sole. O si è sparvieri o si è nulla. I repotenti sondano la capacità di reagire e misurano con piccole provocazioni la capacità di reagire del prossimo. Per chi non lo sapesse, l'uomo per riuscire a dominare un animale come un cavallo e magari ad essergli amico deve avere carattere. Certamente Nicolò quando corre riesce ad esprimere la sua volontà di potenza.Lo guardo e lo studio e di nascosto leggo la diagnosi della neuropsichiatra, se lo avessi incontrato fuori della scuola non avrei mai sospettato la sua fragilità psichica. Comprendo che ha tanti problemi, anche perché, vive in quell'età di cacca che è l'adolescenza. Comunque sia ritengo giusto che dell'etichetta di "andicappato",  ne faccia a meno.Quando io ero bambino correvamo dietro quello che allora ero lo scemo del villaggio e se questi non aveva fratelli o amici che c'è le suonavano, lo molestavamo senza sosta e senza pietà. Ogni scemo ha il suo villaggio di sterco.Tonino l'amico del cuore del mio allievo e nonostante sia come altri maggiorenne è ancora nelle prime classi, è un giovane robusto anche lui energico ed asciutto, di carattere ribelle che risponde a tono e non riconosce l'autorità. Tante volte lo richiamo e lui non si cura di me continua a fare le sue cose e non solleva neanche la testa. Sono sempre vicini e parlano mentre leggono gli sms al telefono cellulare. Li vedo parlare e commentare mi guardano ridono ai commenti che ognuno a turno fa. Mi chiedono che cosa faccio in classe e quale materia insegno da dove vengo e cosa faccio nella vita. Intorno a loro tutti ascoltano e intervengono in maniera chiassosa e caotica senza prestare attenzione all'insegnante.Stanno sondando il campo cercano di capire fin dove possono arrivare, forse intuiscono sono simile a loro per origine, per ambienti in cui ho vissuto e per stile di vita. Così, dal chiasso e nell'anarchia,  Nicola chiede di andare in bagno lo fa spesso, sono stato avvisato che va in giro per la scuola, le disposizioni sono che deve rimanere in classe, cosa non facile per un ragazzo che ha necessità di muoversi e non gli riesce di stare seduto per ore nella sedia.Passano i minuti superano la decina siamo oltre i tempi consentiti, non rientra mi preoccupo, potrebbe essere uscito fuori dalla scuola. Sono disorientato non conosco la scuola ne il personale, mi affaccio percorro con lo sguardo l'andito lunghissimo ma non mi riesce di vederlo. La porta di sicurezza è aperta, ci vado guardo fuori ma lui non è nel porticato, mi viene il sospetto che sia dietro l'angolo, infatti, è la che fuma una sigaretta.Gli chiedo di venire dentro e di buttare via la sigaretta. Mi invita ad andare via dicendomi che reagirà alla mia “prepotenza” saltandomi addosso: “professò mira ca mi furrio”. Gli faccio vedere le mani, e le stringo a pugno. Le mie mani hanno lavorato tanto e sono robuste. Mi curvo leggermente come se dovessi portare un peso. Il tutto è istintivo e naturale le abitudini prese da ragazzo per strada non si dimenticano, lo informo che se non è abbastanza veloce nel saltarmi addosso lo stendo per terra: “mira Nicò che ti portano via con l'ambulanza”.Iniziamo a parlare come se fossimo amici da tempo.