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PROGETTO AGORÀ: CHARMET E LA CORPOREITÀ di Cristina Fabris
Post n°438 pubblicato il 03 Novembre 2011 da marcozio1
‘Il viaggio dell’adolescenza’ al Liceo Classico Carducci Nell’ambito del progetto Agorà, si è tenuto al liceo Carducci il secondo incontro sul tema del viaggio che ha visto come relatore Gustavo Pietropolli Charmet . Il titolo della relazione è stato ‘Il viaggio dell’adolescenza’ che ha coinvolto tutti i presenti di Zona 2 e Zona 3 in aula magna dove molte persone sono rimaste in piedi ad ascoltare, rapite dalle dissertazioni di Charmet. Il viaggio nel quale si avventura l’adolescente è un viaggio alla ricerca della corporeità che è un compito fondamentale per la crescita dell’individuo. La dimensione della corporeità va integrata con le altre dimensioni vitali della persona. Va mentalizzata, va integrata con gli altri sé. Se ciò non accade il ragazzo o la ragazza si trovano a portarsi in giro un corpo che non coincide con la mente, che diventa una sorta di appendice non ingrata. Il corpo diventa elemento di vergogna e ricettacolo di critiche che possono andare dalla pigrizia alla iperattività nelle reazioni. I ragazzi che non riescono a trovare la bellezza nel corpo tentano la strada dell’invisibilità. Ma le insidie sono molte a seguito della pressione mediatica che snatura e offre modelli stereotipati a cui uniformarsi. E così diventa difficile per i ragazzi di oggi essere felici del proprio corpo che ha un ruolo centrale nello sviluppo simbolico e creativo. E se un tempo i ragazzi dovevano liberarsi dalla ‘colpa’ e riuscivano a farlo con scuse e imparavano a gestire il rapporto con il supero. Oggi i giovani sono chiamati a superare la ‘vergogna, fatto più in sinuoso e duro da smantellare. E ancor più Charmet sottolinea non tanto l’aspetto della dimensione sessuale che porta al processo d’identificazione maschio e femmina, ma due ostacoli simbolici che sono la mortalità dell’esistenza e il tema della dipendenza affettiva. I ragazzi si rendono conto che il loro corpo è a tempo ed è quello proprio quello che li accomunerà per tutta la vita e dall’altra che la dimensione del corpo suggerisce la complementarietà di un corpo di un altro grazie al quale si capiscono le ragioni del proprio. Si delinea così la necessità di adottare tecniche per il corteggiamento per i ragazzi e tecniche per la seduzione per le ragazze. Si scopre la dimensione del desiderio , del piacere e della forza del corpo che va contenuta nel momento della gestione dell’aggressività. Chi non riesce ad affrontare la propria corporeità si trova con la fobia del corpo che diventa come qualcosa di altro da sé. Adulti che non hanno superato correttamente questa fase mantengono questo tipo di approccio alla corporeità. Allora i ragazzi vanno aiutati a superare la vergogna che li porta a scomparire invece di comparire. E una studentessa ha chiesto al momento degli interventi come il terapeuta possa intervenire sulla vergogna. Charmet, con l’ironia che lo contraddistingue, ha risposto che è un segreto. In realtà ha diffusamente spiegato che la relazione di fiducia che s’instaura crea un processo di legittimazione del corpo e questo attenua la sensazione di sofferenza che i giovani possono provare. E così la vergogna che deve la sua esistenza a modelli stratificati si riduce pian piano. E ancora sono seguiti interventi di genitori e studenti riportando il tema sullo sguardo di approvazione dei coetanei e sull’importanza del ruolo delle figure genitoriali. E per concludere una sorta di esortazione all’ecologia della persona che non sceglie le trasgressioni perché può scegliere di stare bene. E la prevenzione si fa così non inducendo paure, ma creando le condizioni per la corresponsabilità della crescita non solo a livello individuale, ma anche collettivo.(Cristina Fabris) |
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