Marco Zio BLOGCronaca (zona 3 e 4, Milano e altro ancora) raccontata da un giornalista e scrittore Democratica Mente MOLTO di Sinistra |
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Se la direttora va via.. è il titolo del post pubblicato da Valeria Calicchio, giornalista di Camerota (Salerno) che fece uno stage di tre mesi presso la redazione romana dell’unità (che poi Concta chiuse). Il blog di Valeria è appena nato e infatti questo post, che trovate integralmente all’indirizzo http://valeriacalicchio.blogspot.com/2011/06/se-la-direttora-va-via.html è il primo che ha pubblicato, il 18 giugno. Dopo, il comunicato congiunto De Gregorio/Soru, che pubblico in coda al post. Decidete voi da che parte stare!
E allora proverò a spiegare io perché Concita De Gregorio va via, lascia la direzione e con tutta probabilità torna a Repubblica. E soprattutto perché non è un "santino". Tre anni fa alla guida dell'Unità, che allora tirava circa 60mila copie, c'era Antonio Padellaro, con Furio Colombo. Accanto a loro tutta una serie di ottimi giornalisti, come Enrico Fierro, Bruno Ugolini e tanti ragazzi, giovani preparati, precari soprattutto. I migliori di quel giornale, più di Travaglio e Oliviero Beha . Per carità, anche Padellaro and co non avevano gestito al massimo il quotidiano. Il direttore era spesso assente, i soldi mancavano, alcune realtà, come l'online erano assolutamente inadeguate. Ma questi sono problemi "veniali", in fondo questo manipolo di giornalisti aveva fatto rinascere l'Unità e l'aveva portata in pochi anni ad essere di nuovo uno dei quotidiani più importanti d'Italia. Ma ad un certo punto, dopo l'acquisto da parte di Soru della società editrice "Nuova iniziativa editoriale", che per i gravi problemi economci stava finendo addirittura nelle mani dei famigerati Angelucci, le cose comincino a cambiare. Veltroni annuncia a mezzo stampa (da segretario del Pd, principale partito di opposizione nel giugno 2008) che alla guida del quotidiano avrebbe visto bene una donna. La De Gregorio rilascia un'intervista dove si dice ben disposta ad accetare l'incarico. Peccato che il tutto sia avvenuto senza avvisare Padellaro e la redazione. Non starò qui a fare dietrologia. Per quella, lo ha già detto la direttora nel suo ultimo editoriale, c'è dagospia. Ma un pò di fatti si possono snocciolare, giusto per fare chiarezza. Dall'arrivo della De Gregorio sono stati spesi molti milioni di euro per ideare la nuova veste editoriale dell'Unità (2,5 milioni solo a Toscani per una ridicola campagna di promozione) e il risultato è stato che si è passati dalle 60 mila copie di Padellaro alle 35 mila dell'ultima gestione. La De Gregorio, come molti direttori fanno anche in maniera legittima, ha portato con se una serie di collaboratori in redazione. Il problema è sorto quando ha emarginato parte dei giornalisti storici della testata e delle migliori firme per far posto ai suoi nomi, senza preoccuparsi delle gerarchie, del merito e dell'anzianità. Morale della favola: una gestione nepotistica del giornale ha portato in brevissimo tempo all'addio o all'epurazione sommaira di nomi come Travaglio, Fierro, Beha, e poi nel tempo di Lidia Ravera e tanti altri pezzi da 90. Tutti confluiti al Fatto Quotidiano, che in questo momento tira tre volte l'Unità. Dettagli. Poi Soru si dimette, Veltroni fallisce con lui e i soldi all'Unità non arrivano più. Non interessa più al suo editore. Quaranta giornalisti vengono buttati fuori da un giorno all'altro. Tra loro ci sono i migliori, quelli che vi dicevo pima, i giovani più talentuosi, più impegnati. Una vertenza durissima che vede la De Gregorio assolutamente immobile. Non un dito per loro. Di molti non sa nemmeno il nome, forse nemmeno legge gli articoli che quotidianamente pubblicano sul suo giornale per 20 euro lorde a pezzo (pagate a 90 giorni forse, ma più realisticamente a 120). E' per loro che in questo momento, più di ogni altra cosa, un dettaglio proprio non mi va giù: nel suo ultimo editoriale la De Gregorio, con sprezzo della vergogna, scrive "abbiamo attraversato lo stato di crisi aziendale rispettando con coscienza i patti che avevamo firmato, abbiamo combattuto le rendite di posizione, abbiamo messo in sicurezza i precari di antica gestione, non ne abbiamo creati di nuovi, abbiamo sostituito le maternità, abbiamo osservato con rigore la legge". Questo no, direttora, non lo posso sopportare, grida vendetta. Non avete rispettato la legge, non avete normalizzato i precari, non li avete messi in sicurezza, come si fa con le case terremotate. Li avete costretti ad andare via o a sottostare al ricatto della collaborazione. Mentre lei diventava un santino, mentre andava a tutte le manifestazioni e in tutte le tv a parlare di precari, di giovani e di lavoro. Non si possono fare queste cose quando la gente è in cassa integrazione a rotazione, quando uno per poter continuare a scrivere deve fare anche il cameriere e non arriva a fine mese, quando il giornale perde pezzi, dimenticandosi davvero di fare inchieste, di occuparsi del sociale e di lavoro. Il giornale di Gramsci è diventato in tre anni l'ombra di un free press. Mi hanno insegnato che quando la nave affonda, l'ultimo a lasciarla è il suo comandante. Ma oggi funziona diversamente: il comandante va via su uno yacht, parlando di come sconfiggerà le avversità e i nemici del popolo su un'altra nave. E va bene anche questo. Solo avrei gradito un pò di dignità in più. Per rispetto di quelli che affronteranno il naufragio da soli, senza nemmeno l'aiuto di un santino da incensare.
Comunicato congiunto dell'editore e del Direttore de l'Unità
L’editore e il direttore dell’Unità comunicano che dal primo luglio Concita De Gregorio lascerà la guida del giornale a seguito di una decisione condivisa, assunta in autonomia e nel pieno rispetto reciproco riconoscendo l'importante lavoro svolto e i risultati raggiunti. Entrambe le parti hanno rispettato l’impegno inizialmente preso di dare a questo lavoro almeno tre anni di stabilità. Tre anni di lavoro esaltante e faticoso, tra difficoltà economiche e continui attacchi, che si sono dipanati a partire dal mandato iniziale di fare dell’Unità un giornale in equilibrio economico e un luogo d’incontro e di discussione libera e allargata all’intero centrosinistra. Entrambi gli obiettivi possono dirsi colti. È stato perseguito il risanamento economico raggiungendo il sostanziale equilibrio di bilancio del giornale, pur in un momento difficile per l’intero mercato e in presenza di nuovi concorrenti.
Sotto il profilo editoriale, il giornale è stato in questi anni al centro di un intenso dibattito che ha dato voce -molto spesso anticipandole - alle principali istanze della società, che ha mobilitato sui temi cruciali migliaia di persone, che ha allargato il ventaglio delle sue voci e che attraverso la crescita del sito Internet ha aperto un dialogo fitto e continuo coi lettori. Che ha contribuito infine a sollecitare la nuova volontà di partecipazione dei cittadini alla vita del Paese.
Abbiamo lavorato in questi anni in sintonia e in piena libertà, condividendo difficoltà e risultati, in autonomia dal Partito democratico che in alcune occasioni non ci ha fatto mancare le sue critiche ma non ha neppure mai preteso di imporre una linea, essendo l’Unità uno spazio di dibattito libero. Un ciclo positivo che, di comune accordo, pensiamo possa concludersi qui. Il direttore continuerà ad esercitare il suo impegno professionale in altre forme, l’editore si impegnerà a fare in modo che il giornale resti luogo aperto alla discussione allargata all'intero centrosinistra e alle diverse forze vitali che vogliono assumersi l'impegno della ricostruzione del Paese dopo la troppo lunga stagione del berlusconismo. L’augurio sincero è reciproco, così come il ringraziamento a tutti i lavoratori dell’Unità che hanno condiviso e reso possibile questa felice stagione.
RENATO SORU
CONCITA DE GREGORIO
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