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CANCELLATE LE RONDE DELLA MORATTI

Post n°389 pubblicato il 02 Ottobre 2011 da marcozio1
 

Dopo tre anni di effimere presenze, si cambia rotta

A Milano, per un (troppo) lungo periodo, abbiamo vissuto anni di paure, sospetti ed egoismi che hanno portato, tra l’altro, a gravi episodi di razzismo, verso gli “altri”, stranieri, omosessuali, invalidi: la richiesta di sicurezza sembrava inappagabile e la fame di uomini in divisa aveva portato al pattugliamento di militari sulle strade e alla nascita delle `ronde´, spesso attempati agenti in pensione, armati di passione e pazienza, o falliti ragazzotti megalomani che al fianco delle forze dell’ordine volevano salvare la città dal crimine, meglio se di origine straniera.

Le ronde, in realtà non erano mai decollate veramente ma i 500 mila euro l’anno venivano regolarmente spesi dalla Moratti. In strada le abbiamo viste, per fortuna, pochissimo e solo nell’estate 2009. In quell’anno, infatti,  ci avevano provato i fascisti di Gaetano Saya, con tanto di divisa bruna e simbolo dell’aquila imperiale romana, bloccati prima ancora di partire grazie alla sollevazione degli antifascisti. Ci avevano provato anche i fasci azzurri dei Blue Berets, il cui presidente, Vincenzo Scavo, era iscritto al movimento sociale dello stesso Saya ed erano spinti dalla porno star Alessandra Mussolini. Poi nell’estate 2009 un altro fascista, il vice sindaco De Corato fu costretto a revocare la convenzione con i Blue Berets e rimasero solo i poliziotti in pensione dell’Api (mai visti)

“Riteniamo che questa non sia una spesa obbligatoria e che questo servizio debba essere garantito dalle forze dell’ordine e dalla polizia locale” ha giustamente detto l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli.

Nel frattempo è scoppiata una nuova polemica: Sergio Pascali , comandante provinciale dei carabinieri, durante la conferenza stampa ha attaccato il sindaco Pisapia che, riportando gli allarmi della Direzione Investigativa Antimafia, aveva detto che a Milano “Un commerciante su 5 paga il pizzo”. dichiarando: “non so il sindaco da chi abbia preso quei dati, ma di certo non sono attendibili” aggiungendo: “Nel 2010, mettendo insieme tutte le forze dell’ordine, non raggiungiamo le dieci denunce”.

Pisapia affida la sua replica a una nota nella quale si legge: “Sono stupito dalle parole del colonnello Sergio Pascali sul fenomeno del pizzo e dell’usura. Il comandante dovrebbe sapere che il numero delle denunce non può minimamente essere considerato come rappresentativo del fenomeno, ma è solo la punta di un iceberg. Lo testimonia più di ogni altra cosa proprio il dato da lui fornito di sole 10 denunce nel 2010 per il reato di usura. Questo a causa della paura delle vittime di subire ulteriori ritorsioni. Del resto -prosegue la nota - proprio l’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia stima che in Lombardia ci sia la più pressante presenza della ‘ndrangheta fuori dai confini calabresi. Milano è la prima città del nord Italia per immobili confiscati alla criminalità organizzata. Il Comune vuole contribuire a contrastare questi fenomeni insieme alla magistratura e alle forze dell’Ordine.”. (Marco Zio)

 SEGNALO LA NOTA DELL’OTTIMO CONSIGLIERE COMUNALE PD GABRIELE GHEZZI, ex dirigente del sindacato di polizia SIULP

 "Provo forte nostalgia per tutti quei soggetti istituzionali che passavano per essere dei “convitati di pietra” nella gestione dello Stato. Il loro impegno era indirizzato esclusivamente ad interpretare al meglio, con impegno ed abnegazione, il proprio ruolo tecnico.

Provo stupore quando leggo dichiarazioni o assisto a prese di posizione che hanno intrinsecamente motivazioni politiche di parte da questi attori.

La recente uscita dell’ormai ex Comandante Provinciale di Milano dell’Arma dei Carabinieri Sergio PASCALI, in merito ai dati sul fenomeno del racket e all’utilizzo dei militari nel controllo del territorio milanese, è fuori luogo e non richiesta, soprattutto in virtù del tono polemico assunto.

E’ evidente che il modello di sicurezza prospettato dal Sindaco e dalla coalizione che lo sostiene, dia non pochi grattacapi a quei settori dello Stato che pensavano di avere ruoli di maggiore potere nel tessuto sociale italiano.

Rivendicare, come fa Pisapia, un controllo sociale della sicurezza nella nostra città e nel nostro paese, attraverso la primazia di corpi civili dello Stato, come previsto dalla legge 121/81 e non ancora abolita o superata, diventa un atto di responsabilità, prima ancora che politico, sociale e al passo con i tempi che implicano una modernizzazione del sistema sicurezza.

Urge una profonda riforma degli apparati dello Stato, che seppur soggetti ad eseguire gli indirizzi politici di chi ha responsabilità di governo, devono comunque avere un comportamento non strumentale e di terzietà.

Magari iniziando a rivedere i percorsi di carriera che questi grandi “servitori dello Stato”, che attraversano con troppa disinvoltura ambienti politici o qualche famoso studio legale.

Spiace constatare che i soggetti in questione si siano ben guardati, nel recente passato, di denunciare le difficoltà operative delle donne e degli uomini delle Forze dell’Ordine a seguito dei tagli lineari, pari a tre miliardi e mezzo di euro, perpetrati dall’attuale esecutivo nel settore specifico.

Pisapia non demorda e continui nella sua opera di trasparenza e rispetto dei principi legalitari, premiando quelle forze che nella loro operatività rifiutano di farsi strumentalizzare politicamente.

 
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