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IL DOCU-FILM SUL CARCERE FINANZIATO DAI CITTADINI

 

Art. 27 è stato girato grazie al crowdfunding

Tre giovani filmaker, una telecamera, quattro carceri. Nasce così "Art. 27", un documentario indipendente della fotografa e regista Laura Fazzini che racconta le realtà di quattro penitenziari che hanno puntato (in modo e in forme diverse) sul lavoro in carcere: la casa di reclusione di Milano-Bollate, la casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca, le case circondariali di Roma Rebibbia e l'Ucciardone di Palermo. Cinquanta le interviste realizzate in questi quattro istituti così diversi tra loro. Le voci di detenuti, agenti di polizia penitenziaria, direttori e volontari. Ma anche le riflessioni di chi osserva, da anni, il carcere da un osservatorio privilegiato, l'associazione Antigone.

Il film,  ideato e realizzato da Laura Fazzini, 29 anni, fotografa milanese e realizzato in collaborazione con Elia Agosti e Luca Gaddini, 24 anni e montatore il primo, 28 anni e videomaker il secondo, ha ora bisogno dei finanziamenti per essere stampato e distribuito. L'idea è quella di una "produzione diffusa", attraverso il meccanismo del crowdfunding, chiedendo un contributo minimo a quanti ritengano che il progetto sia meritevole di sostegno. Basta un clic per donare attraverso paypal ed entrare in "squadra".

«Il progetto», racconta Laura Fazzini, «totalmente indipendente e con un finanziamento utile ai soli spostamenti per l'Italia, è stato creato insieme a Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale, Paola Comucci, docente in pensione di diritto penitenziario in Bicocca e Luigi Pagano, all'epoca dell'intervista capo Prap di Milano e ora Vice capo D.A.P. a Roma». Il presupposto da cui parte il film è che la pena “deve tendere alla rieducazione del condannato”. È quanto prevede il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione. In concreto, significa che ai detenuti devono essere offerte una serie di possibilità (attraverso lo studio, la formazione e soprattutto l’avviamento al lavoro) per arrivare al “fine pena” con la concreta possibilità di non tornare più dietro le sbarre.

Ma il carcere è veramente in grado di offrire una seconda possibilità? Come può un'istituzione che investe meno di 20 centesimi di euro al giorno per la rieducazione del condannato ottenere risultati?

Dal 2001 al 2010 la gestione delle carceri è costata circa 29 miliardi di euro. Con una spesa media di 113 euro al giorno per detenuto, di cui meno di 20 centesimi di euro spesi per le attività trattamentali (corsi di formazione, inserimento lavorativo, supporto psicologico). Ma non sono solo i soldi a scarserggiare. Mancano gli spazi, il tempo, le energie di operatori e volontari costretti a fare i conti con strutture fatiscenti e un sovraffollamento legato a piccoli reati, puniti con pochi giorni di detenzione, che incidono sulla possibilità di attività trattamentali.

 “Art 27” racconta gli sforzi quotidiani di chi, malgrado tutto, crede sia possibile applicare veramente il dettato costituzionale. E i sogni di chi, dopo aver scontato una pena, sa di avere in mano una possibilità concreta per cambiare la propria vita. Per vedere il trailer, è possibile visitare il blog articolo27.com

Fonte: www.vita.it 

 

 
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