Creato da b.zucchermaglio il 17/08/2014
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Numero zero, Umberto Eco al confine della Prima Repubblica

Post n°7 pubblicato il 08 Marzo 2015 da b.zucchermaglio
 

Al confine temporalefra l’era della prima repubblica preberlusconiana (anche se il cavaliere simuoveva già da tempo, e non proprio nell’ombra, nei meandri del poterecostituito e non) e la cosiddetta nonché sedicente seconda repubblica di fattomai varata, in realtà, il nuovo libro di Umberto Eco lascia interdetti soprattuttoin quanto pare essere incompiuto e lasciare al lettore l’arduo compito diproseguire la trama – e le trame – nonché di trarre le dovute, o imposte,conclusioni.

“Numero zero”affascina e lascia perplessi al tempo stesso lasciando al lettore la vaga sensazionedi essere entrato  far parte di unromanzo che è un gioco di rimandi e riecheggi di quell’Italietta Anni Novantain cui, però, il peso del nostro Bel Paese nel panorama internazionale eracomunque maggiore di quello attuale e nel quale non erano ancora del tuttoscomparsi gli ectoplasmi di Mussolini e del fascismo, della Petacci e di unaesecuzione sommaria e mai del tutto spiegata né esplicata dalla storia, ovveroquella con la quale il duce è stato fatto fuori senza processo non si sa beneda chi, perché, per ordine di chi, contro chi e a vantaggio di chi, alimentandoora, e prima, fantasiose, ma non troppo, teorie sulla fuga del “vero” duce inArgentina (coperto da un Vaticano sempre meno ecclesiale e sempre più servizisegreti) mentre a gambe all’aria a piazzale Loreto veniva esposto il cadaveredi un sosia.

Fra tutti i complotti, i misteri mai svelati della Italia repubblicana,fra i golpe, improvvisamente annullati, le macrostorie e quelle micro einsignificanti dei suoi protagonisti goffi e ignari burattini di un disegno piùgrande loro di cui nessuno conosce in realtà la mano artefice, il libro di Ecoconvince e non convince, incuriosisce  dicerto e stimola a comprendere oltre, a non fermarsi, forse ad andare a ritrosoa metà di quegli anni Novanta che paiono così lontani e diversi, poco digitalie così ancora tanto televisivi,  e altempo stesso così uguali e uniformi con un oggi nuovo ma tutto sommata ancoracosì dannatamente uguale a se stesso.
Bruno Zucchermaglio

 
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