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SUD - UN PIANTO DA (MAGNA) GRECIA

Post n°1224 pubblicato il 28 Novembre 2011 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Spietato studio di Confartigianato: altro che sviluppo, cresce il divario con il resto del Paese. Alcune regioni sono fra le più arretrate d’Europa

Un pianto greco. Anzi, da Magna Grecia. Altro che sviluppo: il Mezzogiorno rimane sempre più indietro. Non solo si allarga la forbice con il resto della Penisola, ma il Sud finisce in coda alla classifica delle 271 regioni che formano l’Europa.
Occupazione, imprese, formazione scolastica, infrastrutture: non c’è un solo ambito in cui il Meridione mostri qualche segno di miglioramento. Una dinamica implacabile, che fa pensare al Mezzogiorno come una partita persa. Al confronto, la vituperata Grecia che fa tremare i conti di tutto il continente sembra la Svizzera.
Uno studio della Confartigianato intitolato L’economia del “Gattopardo” e aggiornato al 31 ottobre 2011 passa in rassegna una molteplicità di dati Istat per dimostrare la sostanziale staticità dell’economia meridionale e il costante peggioramento di alcuni indicatori sociali, come le invalidità o il rapporto tra costo ed efficienza dei servizi pubblici.
POPOLAZIONE. Il Mezzogiorno ha mostrato negli ultimi dieci anni un forte immobilismo demografico. Tra il 2000 e il 2010 la popolazione è aumentata dell’1,4% contro una crescita del Centro-Nord dell’8,6%.
PUBBLICO. Sul modello di (non) sviluppo del Mezzogiorno influisce il sovrappeso nell’economia della componente pubblica. Al Sud la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche è pari al 29,9% del Pil, quasi il doppio della quota (16,5%) rilevata nel Centro-Nord.
Gli occupati nel settore pubblico al Sud rappresentano il 23,9% degli occupati: quasi otto punti in più del 16,1% rilevato al Centro-Nord.
INVALIDI. Le prestazioni erogate agli invalidi (dati Inps) sono state oggetto di un vero e proprio boom negli ultimi dieci anni. L’incremento maggiore si registra proprio al Sud, dove tra il 2003 e il 2010 le pensioni di invalidità sono salite di 1,9 ogni 100 abitanti, contro l’1,6 del Centro e lo 0,9 del Nord. Nel 2010 l’incidenza delle prestazioni erogate a invalidi sulla popolazione era pari a 5,8 ogni 100 abitanti al Sud, contro il 4,8 del Centro e il 3,7 del Nord.
SQUILIBRI SOCIALI. Al Sud gli inattivi (quanti non lavorano e sono in cerca di lavoro) tra i 25 e i 54 anni di età sono 5.649.000, più di quanti lavorano nel settore privato (5.119.000). Per ogni imprenditore, professionista e lavoratore in proprio con dipendenti, ci sono 2,7 dipendenti pubblici: il rapporto è del 31,4% superiore a quello del Centro-Nord.
SANITÀ. Oltre alla marcata emigrazione per motivi di salute, al Sud si riscontra una più bassa soddisfazione della qualità dei ricoveri ospedalieri e una quota molto più alta di utenti delle Asl costretti a lunghe code agli sportelli. La quota di anziani trattati in assistenza domiciliare integrata è la metà di quella del Centro-Nord.
ALTRI SERVIZI. Le interruzioni senza preavviso di energia elettrica sono più del doppio di quelle nel Centro-Nord. Le famiglie che segnalano irregolarità nella distribuzione dell’acqua sono quasi il triplo.
Nei comuni meridionali la quota di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è dimezzata rispetto a quella della Padania. L’utenza dei servizi all’infanzia è un quarto.
SCUOLA. Al Sud è più bassa la qualità e l’efficacia del servizio scolastico, con un elevato gap nella quota di studenti con elevate competenze. I dati territoriali evidenziano una significativa correlazione tra il livello delle competenze degli studenti (in lettura, matematica e scienze) e l’assenteismo dei docenti nella scuola secondaria, secondo le rilevazioni dei giorni di malattia. Nelle regioni meridionali l’assenteismo dei docenti è del 41,2% superiore a quello dei colleghi della Padania e, nel contempo, il livello delle competenze degli studenti è inferiore dell’8,4%.
La bassa qualità della formazione emerge anche dall’indice di attrattività delle università: gli atenei del Sud presentano un rapporto negativo tra “migrazioni” degli studenti e totale degli immatricolati (pari a
-21,1%) mentre le università padane registrano una attrattività positiva, pari al 12,3%.
GIUSTIZIA CIVILE. A fronte di una più alta litigiosità (in particolare in materia di lavoro, assistenza e previdenza), al Sud i tempi per una causa civile e di lavoro sono sensibilmente più elevati rispetto a quelli - peraltro già elevati - di un tribunale del Centro-Nord.
INFRASTRUTTURE. Al Sud il livello delle infrastrutture è ancora carente: nel 2009 l’indice di dotazione infrastrutturale è di 80,3 contro una media nazionale di 100.
Alcuni esempi sono emblematici. Tra il 1975 e il 2011 il tempo di percorrenza del treno più veloce tra Roma e Palermo è aumentato di 34 minuti. Mentre l’Autostrada del Sole, con i suoi 754 km che collegano Milano a Napoli, è stata realizzata in nove anni, nel 2011 è passato mezzo secolo esatto dalla legge di istituzione dei 443 km della Salerno-Reggio Calabria (che però presenta maggiori complessità del percorso). I lavori non sono ancora conclusi per 160 km, pari al 36,1% del percorso.

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Pil e investimenti nulli, occupazione a picco
Giovani: peggio della Calabria solo la Martinica

Fra i tanti quadri a tinte fosche sul Mezzogiorno, quello più inquietante è quello economico. Nel 1998 il Pil nelle regioni del Sud era superiore alla media dei venti territori più poveri d’Europa, con le isole (Sicilia e Sardegna) al 70° posto e il Sud continentale al 72°. Il Mezzogiorno manteneva un livello di ricchezza inferiore della metà (49,9 per cento) alle aree più ricche d’Europa. Dopo dieci anni il posizionamento peggiora in modo drastico: il Meridione scivola fra le regioni povere, con Sud e Isole che perdono entrambi dieci posizioni. In dieci anni il Pil pro capite di Sud e Isole è cresciuto del 29%, ma quello dei venti territori più poveri d’Europa è cresciuto ad una velocità quadrupla, pari al 114%.
Anche l’attuale crisi ha lasciato profondi segni sull’economia delle regioni meridionali: tra il 2008 e il 2011 l’occupazione al Sud cala del 5% contro un più contenuto -0,9% del Centro-Nord.
La zavorra della scarsa crescita posiziona il Sud sul fondo delle classifiche internazionali per diversi indicatori del mercato del lavoro. Fra le 271 regioni europee, quella con il più basso tasso di occupazione è la Campania con il 39,9% della popolazione tra 15 e 64 anni occupata, preceduta da Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Fra le dieci regioni europee con il peggiore tasso di occupazione, ben cinque sono del Sud Italia, tre sono ex colonie francesi d’oltremare e due enclave spagnole in Africa settentrionale.
Nella classifica del tasso di occupazione giovanile, fra le ultime dieci regioni europee cinque sono italiane: Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia e Molise. Peggio della Calabria solo la ex colonia francese della Martinica.
Al Sud il peso del sommerso è doppio rispetto al Centro-Nord. I lavoratori irregolari sono il 18,9% del totale contro il 9,7% del resto del Paese. Nonostante la consistente presenza di dipendenti pubblici, nel Mezzogiorno il lavoro irregolare supera quello della Pubblica amministrazione con 1.241.000 lavoratori contro 1.163.000 dipendenti pubblici.
Infine, permane l’atavica presenza della criminalità organizzata e la conseguente enorme perdita di ricchezza. La Banca d’Italia ha stimato nell’arco di trenta anni una perdita di Pil di 20 punti percentuali, dovuta essenzialmente a minori investimenti privati per l’insorgere della criminalità organizzata.
Il pessimo contesto aggrava ulteriormente l’incapacità di attrarre capitali: gli investimenti al Sud sono pressoché nulli, pari allo 0,06% del Pil in media annua.

dalla "Padania" del 27.11.11

 
 
 
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