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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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Cacciari: «Questione settentrionale più attuale che mai, ripartire col Federalismo»

Post n°1310 pubblicato il 30 Maggio 2012 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

«In politica si è creato un vuoto totale, come nel 1992. L’aspetto più drammatico è che il 70% dell’elettorato del Nord è senza rappresentanza. L’Imu così com’è è demenziale, ma lo è stato ancora di più eliminare l’Ici. Grillo? Nulla più di una forma di astensionismo»

di Andrea Accorsi

Professor Cacciari, cosa pensa della rete operativa degli amministratori locali della Lega presentata da Maroni sabato a Seriate?
«Un coordinamento fra amministratori locali può tornare sempre utile, se i partiti finalmente ascoltassero di più le loro ragioni» risponde l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, già parlamentare di Pci e Pd e fra i fondatori del movimento Verso Nord.
Primo obiettivo della “rete” è l’abolizione dell’Imu: condivide questa battaglia?
«L’Imu, Imi o Ici la si ritrova in tutti i Paesi europei, difficile immaginare un altro modo di finanziare gli Enti locali. Dopodiché la si può articolare diversamente: il modo in cui era stata fatta è demenziale. Ma ancora più demenziale è stato eliminarla, perché ha affossato l’autonomia finanziaria degli Enti locali. L’imposta sugli immobili è una tassa municipale, ma che sia gestita, articolata, tolta e rimessa dal centro è quanto di più antifederalista possa esistere».
Il sindaco di Silea, del centrosinistra, ha annunciato che il 2 Giugno ritirerà le bandiere tricolori per protestare contro l’Imu e i vincoli del patto di stabilità. Che cosa ne pensa?
«Ma che tolga quello che vuole, chi se ne frega, ci sono tante cose serie da fare e di cui parlare».
E quali sono le cose serie di cui occuparsi?
«Che le Amministrazioni locali ormai sono fottute. Non c’è più niente da fare. I governi di centrosinistra e di centrodestra, in questo perfettamente uguali, e ne parlo con cognizione di causa avendoli vissuti tutti sulla pelle, hanno massacrato le autonomie locali. Hanno tagliato le risorse, trasferito poteri reali, fatto cassa sugli Enti locali, si sono parati per le loro manovre, obbligando gli Enti locali ad aumentare tariffe e gabelle. Adesso parlare di Amministrazioni locali è come parlare delle vacche quando sono già tutte scappate dalle stalle».
Per gli Enti locali allora è l’anno zero?
«La stagione delle autonomie è stata affossata. Speriamo che, una volta messi a posto i conti e assestata la situazione finanziaria, che è la vera emergenza, ci siano governi che riprendano il discorso sull’autonomia e sul federalismo in modo serio. Ne sapevamo bene qualcosa io e Miglio. Inutile parlare ora di emergenze che non possono che essere gestite dai poteri centrali, siano essi nazionali o europei, data la loro natura globale. Ma speriamo che in futuro ci siano governi che tornino ad occuparsi del federalismo, siano essi di centro, di sinistra o di destra, termini che non hanno più nessun valore. Comunque la stagione delle autonomie è terminata col più clamoroso dei fallimenti. E la Lega dovrebbe saperne qualcosa, perché qui sta la ragione della sua sconfitta: l’elettorato del Nord si sente tradito perché nulla di quanto promesso su questo piano è stato fatto».
Come le appare l’attuale situazione politica?
«Molto magmatica. Ma l’aspetto più drammatico, per chi ragiona, è la questione settentrionale. Il 70% dell’elettorato è senza rappresentanza. Tutti i ceti produttivi del Nord, artigiani e imprenditori, in particolare lombardo-veneti, sono senza rappresentanza politica».
Dunque la questione settentrionale è più attuale che mai...
«Attualissima. Ho appena scritto un articolo che uscirà sul prossimo numero dell’Espresso nel quale dico che è assolutamente attuale perché la sconfitta della Lega e del centrodestra, che hanno sbandierato il federalismo, non ha portato alla ribalta un’altra forza consapevole dell’importanza della questione settentrionale. Si è creato un vuoto totale, come dopo il 1992, quando sparirono Dc e Psi. E il centrosinistra è lungi mille miglia dal poterlo coprire».
Ci penserà il suo movimento Verso Nord?
«Al momento è una cosa totalmente embrionale. Mi pare siano persone serie, preparate, ma che non hanno ancora deciso dove collocarsi. Probabilmente con Montezemolo, quindi al centro, nell’ambito del costituendo centro moderato di cui al momento però non si capisce quale sarà il leader, quali gli alleati, quali i programmi».
Come giudica il “fenomeno Grillo”?
«Puramente fisiologico. In una situazione di crisi, di disagio, dove il 30% dei giovani è senza lavoro, con un vuoto totale di proposta politica, vuole che non ci siano movimenti di protesta? Nessuno si sogna che Grillo sia l’alternativa. Pensa che gli elettori della Lega e del centrodestra che lo hanno votato a Parma lo ritengano la soluzione ai problemi? Quel voto è un messaggio di delusione per il centrodestra, e per la Lega. Il ragionamento è: o non voto, o voto per Grillo. È una forma di astensionismo, non di voto propositivo. Semmai, bisogna capire se la Lega e il centrodestra hanno il fiato per riprendere il discorso, con chi, e lo stesso vale per il centrosinistra. In alternativa, saremo necessariamente eterogovernati, come sta accadendo in questo periodo tramite l’Europa».
Maroni ha parlato di “modello tedesco” per la Lega: egemone sul territorio e rappresentata da alleati nella capitale. Ritiene fondata una simile prospettiva?
«Il partito socialista catalano aveva la maggioranza netta, la democrazia cristiana bavarese idem. Sono partiti di grande tradizione e poi fanno parte di questi partiti nazionali, ne sono costole. La Lega è una storia completamente diversa: dubito molto che nell’ambito di una coalizione di centro possa fungere come loro. Si tratta di storie diverse, di culture diverse. Non so dove la Lega si potrà collocare, né con chi al momento attuale potrebbe allearsi a livello nazionale. Può darsi abbia ragione Maroni facendola lavorare solamente a livello locale, puntando le Amministrazioni locali e le Regioni. Forse al momento è la scelta tatticamente giusta e più conveniente da fare, anche se certo non può essere quella definitiva perché un partito alla lunga o ha una dimensione nazionale, o cessa di esistere».

dalla Padania del 29.5.12

 
 
 
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