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Lavoro, che disastro! Sempre meno occupati ma Renzi non lo vede

Post n°1805 pubblicato il 29 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

A ottobre persi tremila posti al giorno, disoccupati al 13,2%, i giovani al 43,3. Eppure il premier esulta


di Andrea Accorsi

Un disastro. E il certificato del fallimento delle politiche renziane. Gli ultimi dati sulla disoccupazione la indicano ancora in aumento, al ritmo di tremila posti persi ogni giorno. Ma il fanfarone da Firenze si ostina a guardare il bicchiere mezzo pieno, spalleggiato dal sottosegretario Delrio.
A ottobre il tasso di disoccupazione è salito al 13,2 per cento, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di un punto nei dodici mesi. Così l’Istat nei dati provvisori diffusi ieri.
Sempre a ottobre, i disoccupati sono 3 milioni 410 mila, in aumento del 2,7% rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2% su base annua (+286 mila). Il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale. I disoccupati in questa fascia di età sono 708 mila.
Aumentano le persone senza lavoro, calano quelle occupate. Lo scorso mese gli occupati sono 22 milioni 374 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-55 mila) e sostanzialmente stabili su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre aumenta di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima.
L’unico dato positivo si riferisce al terzo trimestre 2014, nel quale torna a crescere il numero di occupati (+0,5%, pari a 122 mila unità in un anno). La variazione positiva nel trimestre è dovuta ad un nuovo aumento nel Nord (+0,4%, pari a 47 mila unità) e nel Centro (+2,1%, pari a 98 mila occupati) e al rallentamento della caduta nel Meridione (-0,4%, pari a -23 mila unità).
I dati non destagionalizzati mostrano che la crescita riguarda sia uomini che donne, in particolare queste ultime (+0,9%, pari a 87 mila unità). Al persistente calo degli occupati tra i 15 e i 34 anni e dei 35-49enni (-1,6% in entrambi i casi) continua a contrapporsi la crescita di quelli con almeno 50 anni (+5,5%).
Altro dato che deve far riflettere, la sostanziale stabilità dell’occupazione italiana nel terzo trimestre di quest’anno si accompagna alla crescita di quella straniera (+128 mila unità). Dai dati destagionalizzati emerge che in confronto al terzo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,8%) segnala un aumento di 0,7 punti percentuali e quello degli italiani (55,7%) una crescita di 0,3 punti.
«Il tasso di disoccupazione ci preoccupa, ma guardando i numeri il dato di occupati sta crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono centomila posti di lavoro in più». Parola del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo il quale «in Italia più persone lavorano rispetto a quando si è insediato il governo, ma per riuscire a recuperare c’è ancora tanto da fare. Non bisogna negare i problemi ma neanche guardare il bicchiere mezzo vuoto». Insomma, chi si accontenta gode.
«In sei anni - insiste il premier - il Paese ha perso un milione di posti di lavoro e ci vuole tempo per recuperare. Intanto abbiamo oltre centomila nuovi assunti perché, va ricordato, ci sono aziende che vanno avanti. Coraggio dunque, che ce la facciamo».
Per il sottosegretario Graziano Delrio «le chiacchiere stanno a zero, i posti di lavoro aumentano. Ovviamente non basta, c’è ancora molto lavoro da fare, però è la conferma che siamo sulla strada giusta». Quando all’aumento dei disoccupati, da Palazzo Chigi si fa notare che corrispondono ad un calo degli inattivi, diminuiti di 377 mila unità: «Aumentano le persone in cerca di un impiego, ma contemporaneamente aumenta anche chi il lavoro lo trova» conclude Delrio.
Altri dati Istat mostrano un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima, concentrato nei settori dell’industria e dell’agricoltura. Mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell’istruzione, che presenta più di 17 mila nuovi contratti a tempo indeterminato. Questa la prima indicazione che emerge da un’anticipazione dei dati forniti dal Sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie sull’avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato relativi al terzo trimestre del 2014, diffusa dal ministero del Lavoro.
I rapporti di lavoro a tempo determinato rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell’1,8% rispetto al terzo trimestre 2013. Questa tipologia contrattuale soddisfa in particolare le esigenze dell’agricoltura per circa 460 mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6%.
Per il vice presidente del Senato Roberto Calderoli, «Renzi aveva promesso di risolvere in pochi mesi tutti i problemi del Paese e invece l’Istat certifica che la disoccupazione in Italia ha raggiunto il massimo storico toccando il 13,2%, con un aumento di un punto percentuale solo nell’ultimo anno. Certamente - ironizza Caldroli - il parolaio fiorentino a qualcuno i problemi li ha risolti: di sicuro alle migliaia di immigrati clandestini che ora campano sulle spalle degli italiani, ridotti invece alla fame. Se avesse un minimo di dignità, il Matteo sbagliato dovrebbe prendere atto del proprio palese fallimento e rassegnare, immediatamente, le dimissioni».
Gravissime: così giudica le dichiarazioni di Renzi sulla disoccupazione il capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro a Montecitorio, Emanuele Prataviera. «I dati devastanti che riportano il Paese al 1977 sono oggettivi, il premier non può ribaltarli e venderli come un successo del suo governo. Se dopo le dichiarazioni sull’astensionismo e quelle sulla disoccupazione il premier continua a vedere il bicchiere mezzo pieno, pensiamo sia perché l’altra metà era piena di grappa. Renzi - incalza Prataviera - manca di sensibilità e di senso della realtà. La litania dell’ottimismo ha il sapore di una vera e propria presa per il culo che non accettiamo».
dalla "Padania" del 29.11.14

 
 
 
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