Un po' di noi...

Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi di Gennaio 2013

Una LISTA CIVICA per dare voce alla Lombardia laboriosa, vincente e solidale

Post n°1390 pubblicato il 29 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Roberto Maroni candida imprenditori, docenti, fondatori di associazioni di volontariato. E ancora sportivi, studenti e professionisti quali ingegneri, avvocati, medici, commercianti

di Andrea Accorsi

 

Scende in campo la società civile. Imprenditori, docenti, membri e fondatori di associazioni di volontariato. E ancora sportivi, studenti e professionisti: ingegneri, avvocati, medici, commercianti. La Lombardia che lavora, che ambisce al successo ma non dimentica gli ultimi, impegnandosi sul piano sociale, è ben rappresentata nelle liste di “Maroni presidente”, la civica che sostiene la candidatura del Segretario federale della Lega Nord alla presidenza della Regione.
Presente in tutte le province lombarde tranne Sondrio (per non ostacolare il candidato leghista in quello che, con un solo rappresentante eletto in Consiglio, è il più piccolo collegio elettorale della regione), la lista civica “Maroni presidente” conta in tutto 77 candidati al parlamento regionale. Molti i giovani, molte le donne (la metà, come vuole la legge), molti anche i volti conosciuti e apprezzati a livello locale e non solo.
La lista di Maroni è stata la prima ad essere depositata ieri, alla scadenza dei termini, a Brescia dove le liste in lizza sono in tutto una ventina. Capolista è Alessandro Sala, ex sindaco Pdl di Palazzolo sull’Oglio. Fra gli altri candidati c’è Gianluigi Lussana, presidente nazionale dell’Associazione mamme papà separati.
A Bergamo i nomi più noti sono quelli di due sportivi, l’ex campionessa di sci Lara Magoni e l’ex ciclista professionista Gianluigi Stanga, e di Vanessa Pesenti, presidente uscente del Gruppo Giovani dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili.
Per Como e provincia capolista è Daniela Maroni (nessuna parentela), presidente dei benzinai di Confcommercio, nota per aver promosso la carta sconto sulla benzina per i comuni di confine.
Molte le personalità in lista sulla piazza milanese. A cominciare dal capolista, il professore Stefano Bruno Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano, Facoltà di Scienze politiche, e autore di numerosi saggi e studi sul territorio padano. Segue l’ex giocatrice di pallacanestro Maria Teresa Baldini. Candidati a un posto di consigliere in Regione ci sono poi, fra gli altri, Anna Lucia Carbognin, presidente dei fioristi di Milano e provincia nonché dei fioristi lombardi; il giornalista Max Parisi, a lungo “colonna” della Padania e di Telepadania; Saverio Quadrio Curzio, affermato proprietario di diversi stabilimenti termali non solo in Lombardia; Marco Tizzoni, già candidato di una lista civica d’appoggio a Fabrizio Cecchetti a Rho che rifiutò i voti offertigli dalla ’ndrangheta; l’imprenditore Piersergio Trapani. Una curiosità: con i suoi 18 anni, la studentessa Alice Mandelli è la più giovane candidata dell’intera lista
Due medici molto conosciuti e stimati sul territorio aprono le liste nei collegi di Monza e di Varese. Nel primo il capolista è Massimo Castoldi, direttore sanitario d’azienda degli Istituti clinici Zucchi, direttore medico del presidio di Monza e direttore sanitario del Poliambulatorio di Brugherio. Da sempre impegnato nel sociale, Castoldi è consigliere dell’Associazione bambini cardiopatici nel mondo, socio dell’Associazione nazionale medici di direzione ospedaliera e presidente del comitato tecnico-scientifico della Cancro primo aiuto-onlus.
A Varese il “pezzo da 90” schierato da Maroni è il professore Paolo Cherubino, docente ordinario di Ortopedia all’Università dell’Insubria, presidente della Società Italiana di ortopedia e traumatologia nonché primario di Ortopedia all’Ospedale di Circolo di Varese. Fra i sette candidati in lista nella provincia “culla” del Carroccio troviamo l’ex assessore regionale di An all’Agricoltura Luca Ferrazzi, l’imprenditore Antonio Rosati, presidente del Varese Calcio e Sabrina Merletti, titolare di un’importante azienda del settore aeronautico.

 

dalla "Padania" del 26.1.13

 

 
 
 

Befera si inventa il “partito degli evasori” anti redditometro

Post n°1389 pubblicato il 26 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Il direttore dell’Agenzia delle entrate difende a spada tratta la sua “creatura”: «Basta ostacoli, non faremo mica controlli di massa»

di A. A.

 

 

Difende la sua “creatura”. Giura che non sarà un “grande fratello” fiscale. E pur di non rimangiarsi le proprie scelte, si inventa perfino il “partito degli evasori”. Attilio Befera (nella foto), direttore dell’Agenzia delle entrate, quando parla di redditometro non vuole sentire ragioni: va fatto, punto e basta. E se ci sono problemi, non è colpa sua.
«Ogni volta che l’Agenzia delle Entrate cerca di fare un passo avanti, il partito degli evasori frappone ostacoli -ha detto ieri Befera a Firenze, a margine di un convegno organizzato da Cna -. Abbiamo fatto i controlli sul territorio e ci avete detto che era spettacolarizzazione e che avremmo dovuto fare controlli con l’incrocio delle banche dati. Allora abbiamo fatto l’incrocio con le banche dati. Occorre fare chiarezza. Dietro questa apparenza c’è il partito degli evasori». E avanti così, sottolineando che il redditometro si basa sulla «differenza tra reddito consumato e reddito dichiarato. Nella prima fase - ha spiegato - c’è un contraddittorio, una discussione, non è che uno deve conservare sempre gli scontrini o tutti i pezzi di carta. Non facciamo controlli di massa. E non arriveranno 20 milioni di comunicazioni ai contribuenti, perché su 40 milioni di contribuenti ci saranno controlli su 35-40 mila».
A suo dire, l’operazione del redditometro «è rivolta all’evasione sfacciata. Non c’è l’inversione dell’onere della prova - ha proseguito Befera - perché è un normale contraddittorio che si basa su spese certe e documentate”. Per il direttore dell’Agenzia delle Entrate l’uso delle statistiche Istat «è una questione residuale. Il redditometro è un’operazione normalissima. Questa volta siamo sul lato delle spese, più che sul lato di ricavi, dove ci potrebbero essere costi gonfiati o ricavi omessi: dichiari 10 mila e spendi 100 mila».
L’Agenzia delle Entrate ha fatto una mappatura degli adempimenti per arrivare ad una semplificazione. E nei prossimi giorni convocherà le associazioni di categoria, con la proposta degli adempimenti da tagliare per via amministrativa. In definitiva, con il redditometro «non vogliamo classificare la spesa come espressione della ricchezza - ha assicurato -. Prendiamo solamente l’ammontare delle spese portate in dichiarazione e in detrazione, come fate con il veterinario. Quindi, qual è lo scandalo?».

dalla "Padania" del 26.1.13

 

 
 
 

«Basta buonismo, rispediamo a casa gli pseudo-profughi»

Post n°1388 pubblicato il 21 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Gentilini scrive a Monti e Napolitano: questi rifugiati si spacciano per quello che non sono e hanno anche il coraggio di pretendere la loro regolarizzazione

di Andrea Accorsi

 

«Questi pseudo-profughi hanno il coraggio di mettere a ferro e fuoco le strutture dove sono alloggiati e di pretendere la loro regolarizzazione in questo momento di crisi mondiale che coinvolge tutti gli italiani». È quanto scrive in una lettera aperta Giancarlo Gentilini, storico sindaco di Treviso e ricandidato alla poltrona di primo cittadino del capoluogo della Marca nelle imminenti elezioni amministrative.
Gentilini ha indirizzato la sua lettera al presidente del Consiglio Monti, al ministro dell’Interno Cancellieri, al presidente Napolitano, al governatore Luca Zaia, al prefetto Adinolfi, al sindaco Gian Paolo Gobbo e al vescovo di Treviso, monsignor Gianfranco Gardin per suggerire di reprimere le proteste: «Tutti questi pseudo-profughi - insiste Gentilini - vanno espulsi e rimpatriati nei loro Paesi d’origine senza nessun tentennamento e senza riserve morali o di buonismo, che sono fuori luogo» tuona l’ex “sindaco sceriffo”.
Gli immigrati accolti come profughi, che nei giorni scorsi hanno inscenato proteste in tutta Italia arrivando, in Veneto, a devastare il centro di accoglienza di Padova, sono stati accettati ai tempi della guerra in Libia «grazie alla generosità dei ministri in carica - rileva Gentilini - pur sapendo che questi fuggiaschi non avevano le caratteristiche di profughi: si è permesso che fossero spacciati per profughi individui e famiglie intere che provenivano da tutt’altre nazioni del mondo. Si trattava di lavoratori che al momento dello scoppio della guerra avevano perso il lavoro e che escogitarono lo stratagemma di farsi passare per profughi. Un falso mondiale - taglia corto il “sindaco sceriffo” - nella cui trappola, guarda caso, cadde vergognosamente il governo italiano».
Lo stesso governo non ha proceduto a rimpatriarli al termine del conflitto che ha portato alla deposizione di Gheddafi e alla sua brutale esecuzione. Così, nelle parole di Gentilini, «il bubbone ha cominciato a incancrenirsi e a diffondere la malattia della rivolta contro le istituzioni italiane» accusate di non fornire loro «casa, lavoro e 46 euro al giorno per il mantenimento». Quest’ultima cifra fa riferimento al contributo versato dallo Stato a chi accoglie i profughi, ovvero Enti pubblici (Comuni) o strutture di assistenza quali la Caritas e la Croce Rossa Italiana.
Lo status di questi sedicenti profughi è tuttora motivo di discussione. Molti di loro provengono in effetti dai Paesi nordafricani investiti nel 2011 dalla cosiddetta “primavera araba”: oltre alla Libia, Egitto e Tunisia. Tutti Paesi nei quali, comunque, le rivolte contro i regimi del passato sono terminate da un pezzo e la situazione interna è tornata quasi alla normalità, anche se in alcuni di essi si registrano ancora tensioni e manifestazioni di piazza. L’assistenza ai migranti provenienti dai territori colpiti da guerre e fuggiti in Italia è stata prorogata fino al 28 febbraio. Il programma finanziato dal governo prevedeva vitto e alloggio, schede telefoniche, corsi di italiano, stage professionalizzanti, assistenza sanitaria, legale e un percorso di inserimento nel mondo del lavoro.

dalla Padania del 16.1.13

 

 

 
 
 

Le grandi opere lombarde possibili col 75% di Maroni

Post n°1387 pubblicato il 12 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Grazie alla maggiore quota di tasse trattenute sul territorio, troveranno le risorse necessarie importanti infrastrutture viabilistiche e ferroviarie

di Andrea Accorsi

Passano sotto le metropoli, aggirano le città, collegano in meno tempo e con più sicurezza cittadini, imprese, comunità. Peccato che molte di esse siano ancora sulla carta, o lontane dalla conclusione. Sono le grandi infrastrutture lombarde attese per muovere milioni di passeggeri e tonnellate di merci. Un volano per l’economia e la società lombarde, dato che già la loro costruzione rimetterebbe in moto, e su larga scala, gli investimenti e l’occupazione sul territorio.
Le risorse, se il prossimo presidente della Lombardia fosse Roberto Maroni, non sarebbero più una chimera: si tratterebbe di “pescarle” in quel 75% di tasse dei lombardi che oggi lasciano la regione ma che il Segretario federale leghista, candidato alla presidenza della Lombardia, vuole tenere qui. Magari semplicemente per avere «treni più puliti ed efficienti», come chiede Lucio Brignoli, coordinatore federale dei Giovani padani. Ma fra le priorità, oltre ai tagli delle tasse e a contributi per le imprese e le famiglie, ci sono le grandi opere che i lombardi non vedono l’ora escano dai libri dei sogni.
Proprio oggi Maroni sarà a Calolziocorte, nel Lecchese, per la posa della prima pietra della nuova Lecco-Bergamo. Si tratta della variante alla strada statale 639 ricompresa nei comuni di Lecco, Vercurago e appunto Calolziocorte. Saranno presenti, fra gli altri, il presidente della Provincia di Bergamo, Ettore Pirovano, il sindaco di Calolziocorte, Paolo Arrigoni e il sen. Roberto Castelli, che nella veste di vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti ha fornito le risorse necessarie per i lavori.
Ma per un’opera che vede il sospirato decollo, per altre i cantieri sono ancora di là da venire, mentre per altre ancora sono già aperti. Nel 2005 la Regione Lombardia ha affidato a Infrastrutture Lombarde, società interamente partecipata da essa, la realizzazione delle autostrade regionali Cremona-Mantova e Broni-Pavia-Mortara, opere ritenute fondamentali per il completamento del corridoio viario est-ovest che attraverserà l’intero bacino padano in alternativa a quello attuale della A4.
Nel 2008 Infrastrutture Lombarde ha ricevuto poi l’incarico di realizzare il collegamento tra la Pedemontana e la BreBeMi, che sono già in corso d’opera. Anche per realizzare queste due autostrade la Lombardia ha deciso di fare da sé, senza aspettare i soldi da Roma (peraltro mai arrivati). Stesso discorso per la Tangenziale est esterna di Milano. Investimenti onerosi, dei quali i lombardi si fanno direttamente carico, sia attraverso la Regione sia attraverso privati. I lavori di realizzazione di queste tre autostrade sono gestiti dalla partecipata Concessioni Autostradali Lombarde (Cal), al 50% di Regione Lombardia e al 50% dell’Anas.
Numerose altre opere mirano a potenziare il sistema di mobilità che gravita sull’aeroporto di Malpensa: non solo le grandi vie di accesso, ma anche la rete di supporto al sistema urbano dell’area. Gli interventi fondamentali, delineati fin dal Piano territoriale d’area del 1997, includono il potenziamento della linea ferroviaria Novara-Malpensa-Saronno-Seregno (in corso d’opera), comprendente anche la variante di Galliate; il potenziamento della tratta Rho-Gallarate (il cosiddetto “terzo binario” in aggiunta ai due esistenti, che diventeranno quattro da Rho a Parabiago) e il raccordo per la connessione diretta tra Rho-Fiera/Expo e Malpensa; il collegamento ferroviario tra i terminal 1 e 2 di Malpensa; il collegamento da nord di Malpensa con le linee ferroviarie per il Sempione e il Gottardo; la nuova ferrovia Arcisate-Stabio che collegherà Mendrisio e Lugano con Varese; il collegamento stradale Magenta-Tangenziale Ovest di Milano, prosecuzione della Malpensa-Boffalora/A4, comprendente anche la variante della SS 494 ad Abbiategrasso e il nuovo ponte sul Ticino a Vigevano; il collegamento tra la Malpensa-Boffalora, all’altezza di Vanzaghello, e l’autostrada A8, attraverso la bretella di Gallarate; e la variante alla statale del Sempione (il cosiddetto “Sempione bis”), una strada di circa 30 km che si separerebbe dall’attuale SS 33 a Rho, all’altezza dell’intersezione con la Tangenziale Ovest di Milano, per attraversare i territori comunali di Pogliano Milanese, Vanzago, Nerviano, Parabiago, Canegrate, Busto Garolfo, Dairago, Villa Cortese e Busto Arsizio per terminare all’altezza di Samarate dove si collegherà ancora alla A8.
Vanno poi annoverati i lavori sulla rete metropolitana di Milano. Sono già iniziati quelli per prolungare la M1 fino alle stazioni di Sesto Restellone e Monza Bettola. Per la M2, si prevede il prolungamento da Cologno Nord a Vimercate, da Gessate a Cascina Pignone e ancora da Gessate a Trezzo sull’Adda. Mentre la M3 dovrebbe spingersi fino a Paullo passando per Peschiera, Pantigliate e Caleppio. Sono infine in costruzione le linee 4 (blu) e 5 (lilla), che attraverseranno il capoluogo lombardo rispettivamente da est (aeroporto di Linate) a sud-ovest (San Cristoforo) e a nord (da Bignami allo stadio di San Siro) con una possibile estensione fino a Settimo Milanese e, all’altro capo, a Cinisello Balsamo.

dalla Padania del 12.1.13

 
 
 

Maroni a RPL: «Lotterò per tenere i nostri soldi al NORD»

Post n°1386 pubblicato il 11 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il Segretario federale in diretta a Radio Padania: «Trattenere il 75% del gettito fiscale è un atto di giustizia e di equità. Il Pdl alleato ma alle nostre condizioni»

di Andrea Accorsi

Tutto il Carroccio minuto per minuto. Un governatore lombardo della Lega? Una occasione storica per il Nord. Le tasse dei padani ai padani? Un atto di giustizia, di più: un dovere civico. L’alleanza col Pdl? C’è già in centinaia di Amministrazioni locali. I mafiosi al Nord? Gli daremo un calcio nelle palle.
Il giorno dopo l’intervento di Berlusconi a Rtl per annunciare l’accordo elettorale tra Lega e Pdl, Roberto Maroni spiega scelte programmi strategie a Radio Padania. In un’ora di diretta il segretario federale della Lega Nord ne ha per tutti. E a tutte le domande degli ascoltatori che riescono a parlargli risponde diretto, sicuro, concreto facendo leva sulle sue doti di comunicatore.
Le linee si scaldano già prima dell’una. Quando Matteo Salvini presenta Maroni in studio, la diretta su YouTube va subito in palla, mentre gli sms schizzano alle stelle: ne arriveranno seicento in un’ora. Dall’altra parte di radio, smartphone e pc ci sono Edoardo dal Friuli, Claudio dalla provincia di Verona, Fiorenza da Ferrara («Grazie a Maroni, mi ha ridato fiducia»), Franco da Arona, Roberto da Genova, Massimo da Lodi che non può telefonare e manda un messaggino «perché sono in fabbrica a lavorare». Interviene anche il direttore della Padania, Aurora Lussana, che sottopone al candidato presidente della Regione Lombardia gli ultimi lanci d’agenzia sui (disastrosi) dati economici del Paese lasciati in eredità dai “tecnici”.
A tutti Maroni risponde sciogliendo dubbi, dissipando le ansie, illustrando alcuni punti del programma che presenterà a giorni. Unici delusi, i giornalisti che affollavano la sala stampa di via Bellerio, in diretta streaming con gli studi di Rpl, e che si attendevano «la rivolta della base», come ironizza Salvini all’ennesima telefonata di complimenti.
CAVALIERE. «Non è questione di simpatia o di antipatia» parte subito all’attacco Maroni parlando dell’accordo sottoscritto con il Pdl. «In politica contano i programmi, i progetti, le passioni. Capisco le reazioni dei militanti che si dicono contrari, ma è una contrarietà che non condivido. Come ha scritto la Padania, che da sedici anni è l’organo che esprime idee, contenuti, linee della Lega, è un accordo per vincere, non solo in Lombardia, ma perché il Nord diventi la prima regione d’Europa. È un accordo che serve per realizzare il nostro progetto, lo stesso presentato al Congresso federale: costruire la Macroregione ideata da Miglio comprendente Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Con una simile realtà qualsiasi governo di Roma dovrà fare i conti».
CARTA CANTA. «Il Pdl ha sottoscritto con noi impegni precisi: sostenere la costruzione della grande regione del Nord e trattenere qui il 75% delle tasse, mentre oggi non si supera il 35%. In concreto, se verrà attuata la nostra proposta, su quello che potremo fare c’è solo l’imbarazzo della scelta. Potremo abolire l’Irap, che in Lombardia vale 8 miliardi di euro, perché avremo un gettito fiscale di almeno 25 miliardi in più. O cancellare il bollo auto, che vale 985 milioni, dare libri gratis ai ragazzi delle scuole elementari e medie (64 milioni), fare le infrastrutture che servono, collegare Malpensa, fare la Pedemontana...».
FIDUCIA. «Io mi fido degli impegni presi e sottoscritti. E lo dico sulla base della mia esperienza di governo con Berlusconi negli ultimi dieci anni».
MAL DI PANCIA. «Qualcuno storce il naso perché il Pdl, il Pdl, il Pdl... Siamo già alleati in quattro Regioni e in quasi cinquecento Comuni: cosa facciamo, mandiamo a casa tutti? Perché in Veneto si può fare un accordo per governare, e in Lombardia no? L’accordo è stato fatto alle nostre condizioni, così vinciamo in Lombardia e il giorno dopo cominciamo a costruire il nostro sogno. Questi punti valgono per tutto il Pdl, al Nord come al Sud. Ne hanno discusso e alla fine hanno detto “ci stiamo”. Se avessero detto “vi diamo il 60%” avrei risposto arrivederci».
SINISTRA. «Mi pare sia un po’ masochista: Bersani ha detto che vuole continuare a dare via i nostri soldi. Io parto da questo principio: sono soldi nostri, se non avessimo problemi, benissimo, ma le nostre imprese e le nostre famiglie di problemi ne hanno. Farò una guerra affinché rimanga da noi il 75% delle risorse che produciamo. Per la sinistra bisogna continuare a regalarle. È una sinistra champagne, non del popolo ma del quadrilatero della moda, vede il popolo da lontano e quasi con fastidio».
MONTI. «Noi siamo l’unico partito che si è opposto da subito al suo governo. I dati sono catastrofici, dalla disoccupazione giovanile al debito pubblico abbiamo battuto tutti i record negativi, nonostante un incremento della pressione fiscale disastroso. Il governo ha dato risorse alle banche perché le mettessero nel loro patrimonio e comprassero titoli di Stato, facendole così guadagnare enormemente. Berlusconi ha riconosciuto di aver fatto un errore su Monti: meglio tardi che mai. Si sappia che Ambrosoli e Albertini sono con Monti, io no».
MAFIE. «Il loro contrasto anche in Lombardia è un tema assolutamente centrale. Io la mafia, la ’ndrangheta e la camorra le ho combattute davvero, come dimostrano i risultati, a partire dall’aumento del 400% dei sequestri di beni mafiosi, pari a 35 miliardi di euro. In Lombardia ho costituito un nucleo speciale per evitare infiltrazioni elle cosche nel cantiere dell’Expo. Abbiamo visto quanto sia facile per la criminalità organizzata infiltrarsi anche ai piani alti della Regione. A questi qua daremo un calcio nelle palle. Io la lotta alla mafia l’ho fatta davvero; poi, come diceva Sciascia, ci sono i professionisti dell’antimafia. Un conto è parlare, un conto agire».
IMMIGRATI. «Sono scaduti i permessi temporanei ai rifugiati che avevo dato come ministro dell’Interno. Chi non ha più lo status per restare doveva essere mandato a casa, ma questo non è successo: è un’altra vergogna di questo governo. Se sei in regola resti, se no torni a casa: questa sarà la mia politica di governatore».
MACCHÉ EGOISTI. «Trattenendo sul territorio il 75% delle nostre tasse non colpiamo nessuno. Introduciamo il principio di responsabilità: io ti aiuto in cambio del 25% che ti do. È interesse di tutti, Pdl in primis, realizzare questo obbiettivo: facciamo un’azione comune per un atto di giustizia e di equità. Dopo 60 anni e passa, i nostri soldi devono rimanere qui. È un dovere civico, per i nostri figli e i nostri nipoti, per sanare la disoccupazione giovanile, sennò costruiremo un futuro nero».
NON VIOLENZA. «Dopo aver vinto le elezioni in Lombardia, apriremo un tavolo di trattativa con Roma ben sapendo che il Nord è la locomotiva del Paese e fermarla sarebbe un disastro. È già pronto un piano d’azione con i governatori di Piemonte e Veneto per realizzare la grande Macroregione. Abbiamo un enorme potere negoziale, non prenderemo i fucili ma ci sono tanti modi per imporci: possiamo regionalizzare la riscossione di alcune imposte, o far leva sul nostro sistema sanitario. È la strada della protesta decisa ma non violenta di tante altre regioni e nazioni, come la Scozia e la Catalogna».
TASSE. «Abbiamo sempre combattuto i metodi di Equitalia, che hanno portato a tanti suicidi. Ricordo ancora quando Monti, a chi glieli faceva osservare, rispose: in Grecia ce ne sono stati di più. Una meschinità che mi lascia ancora sgomento. Non è giusto che qualcuno paghi anche per gli altri. Siamo stati gli unici a votare contro il fiscal compact: è una iattura, così tutte le istituzioni e gli Enti pubblici italiani non sarebbero più padroni dei propri soldi ma sarebbe Bruxelles a decidere come spenderli. È un attacco alla logica ma anche alla democrazia».
COMPLOTTI. «Non ne vedo, ma vedo cose strane. L’inchiesta di Repubblica sui nostri fondi elettorali al Senato è una bufala galattica, non coinvolge la Lega ma una sua ex dipendente».
PENSIONI. «La riforma Fornero va cancellata e la ministra pensionata. Io avevo fatto una riforma equa, questi qui ne hanno fatta un’altra anche se non serviva, come ha detto l’Europa, solo per rubare soldi ai lavoratori e ai pensionati e darli alle banche».
LAVORO. «Agli stati generali del Nord a Torino abbiamo presentato dodici progetti concreti. Uno di questi è dare un futuro ai giovani. Come? Zero Irpef per le assunzioni sotto i 35 anni di età per i primi tre anni di lavoro. Dove prendere i soldi? Dal solito 75% di tasse che rimangono qua. Ministra Fornero, bastava il buonsenso, cosa che difetta a molti che oggi sono al governo. Forse chi ci governa sapeva già di candidarsi un anno dopo e voleva fare il fenomeno: un errore clamoroso».
BANCHE. «Devono capire che devono fare le banche. Se prendono soldi pubblici e anziché dare credito alle imprese se li tengono, vanno commissariate, come fatto in Inghilterra».
IMPRESE. «Serve una fiscalità di vantaggio per contrastare la delocalizzazione delle imprese del Nord».
SCHIERAMENTI. «L’asse politico orizzontale non c’è più, la sinistra è diventata ipernazionalista, fa quello che in Francia fa Le Pen, solo per andare contro la Lega. Noi non siamo né di destra né di sinistra, siamo del Nord e vogliamo rappresentare la società del Nord: per questo ci sarà la lista civica “Maroni presidente”».

 

dalla Padania del 9.1.13
 
 
 

ZAIA «Portati a casa grandi risultati. Col Pdl alleanza proficua»

Post n°1385 pubblicato il 08 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

«Questa intesa ci permette di portare a casa un accordo che mai si sarebbe potuto chiudere con tutte le altre coalizioni politiche. Si può dire di tutto, ma non che non sia un buon accordo». Il governatore del Veneto, Luca Zaia, anticipa alla Padania il suo commento sull’accordo Lega-Pdl alla vigilia del Consiglio federale del Carroccio. E snocciola quattro ragioni per essere felici dell’intesa sottoscritta tra Maroni e il Cavaliere.
«Innanzitutto, per la prima volta si porta a casa il 75 per cento delle tasse, che resteranno al Nord. Poi c’è il riconoscimento del tema della Macroregione, che peraltro in Veneto è già realtà, dal momento che la nostra Regione ha già firmato una intesa con il Friuli-Venezia Giulia, la Carinzia, la Slovenia e la Croazia. Terzo, si può portare a casa la Lombardia, e questo per noi significa dare vita a un vero e proprio blocco del Nord. Infine, da militante della Lega non posso trascurare il fatto che l’ultima condizione accettata dai sottoscrittori dell’accordo è la designazione di un candidato presidente del Consiglio diverso dai leader di coalizione».
L’accordo per trattenere sul territorio il 75% del gettito fiscale prodotto dalle Regioni del Nord schiude a queste ultime prospettive fino ad oggi impensabili. Da amministratore della Regione del Veneto, Zaia traduce subito in numeri che cosa significa in concreto. «Per il Veneto trattenere qui il 75% delle tasse significa autonomia reale qualora si realizzasse, visto che ad oggi siamo una delle tre Regioni del Paese che hanno un residuo fiscale attivo, ovvero versiamo 18 miliardi di tasse all’anno a Roma che non tornano più sul nostro territorio».
L’ultima osservazione è sull’alleato politico con il quale la Lega ha stretto l’accordo. «Personalmente ho sempre corso da solo, anche quando eravamo alleati con il Pdl a livello nazionale. Ma debbo dire con coerenza che il mio rapporto con gli alleati in Veneto è un rapporto proficuo, responsabile e che rende il Veneto per la prima volta nella storia la Regione più virtuosa a livello nazionale».

dalla Padania dell'8.1.13

 
 
 

SALVINI «Occasione storica, con Maroni vince l’autonomia. Benvenuto chi ci sta»

Post n°1384 pubblicato il 08 Gennaio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Il segretario della Lega Lombarda: «Un militante del Carroccio vorrebbe sempre correre da solo, ma qui c’è in ballo quello che a Roma non siamo mai riusciti a fare in tanti anni»

di Andrea Accorsi

 

Parla con gli ascoltatori di Radio Padania, posta su Facebook, “cinguetta” su Twitter. Matteo Salvini ricorre a qualunque strumento per sottolineare quanto portato a casa dal Carroccio con l’accordo sottoscritto con il Pdl: il prossimo premier non sarà Berlusconi, con Maroni presidente della Lombardia le Regioni del Nord tratterranno il 75 per cento delle tasse sul territorio, quindi a portata di mano c’è un’occasione storica per rivoluzionare il fisco a tutto vantaggio dei padani.
«Accordo scritto perché tutte le Regioni del Nord possano trattenere (e restituire ai loro cittadini, come servizi in più o taglio di tasse) il 75% delle tasse sui loro territori, e creazione di una Euroregione del Nord - rimarca il segretario nazionale lombardo su Fb -. Niente Berlusconi premier, in caso di vittoria. Ultima parola a Maroni su liste e candidati. Non vivo di certezze, invidio chi le ha sempre. Ma visto il momento, e visto che contro la Lega si sta schierando il peggio, penso che valga la pena di rischiare».
«È giusto che ognuno abbia il suo pensiero - prosegue Salvini - ma fatta la scelta si corre tutti insieme per vincere. Sono contento che su Radio Padania la nostra gente stia dimostrando compattezza: banzai!».
Sull’alleanza col Popolo della Libertà, rileva: «Noi abbiamo Maroni e il nostro programma, chi ci sta è ben accetto. L’accordo con il Pdl serve, sulle tasse non cediamo».
Salvini dà poi una interpretazione personale al voto in Regione. «Il 24 febbraio in Lombardia non ci saranno delle semplici elezioni, ma un referendum per l’autonomia. Come nel caso monarchia-repubblica. O di qua o di là. Con Maroni vince l’autonomia, con gli altri non si cambia. E se un accordo mi avvicina all’autonomia, amen».
Intervistato da TgCom24, il segretario della Lega Lombarda approfondisce il suo pensiero. «Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, soprattutto con gli amici. Di quello che accadrà a Roma a noi della Lega interessa molto meno di quello che accadrà al Nord sui nostri territori. L’accordo prevede l’impegno scritto a fare in modo che il 75% delle tasse prodotte rimanga sui territori che le producono per reinvestire questi soldi sui territori stessi e che, in caso di vittoria, il prossimo premier non sarà Berlusconi. Queste erano due richieste pazientemente ma testardamente portate avanti dalla Lega da un mese a questa parte, che hanno trovato finalmente una risposta scritta positiva sulla quale si può ragionare».
Sulla diffidenza di parte della base leghista per il Cavaliere, puntualizza: «Un militante della Lega vorrebbe sempre correre da solo, ma qui c’è in ballo quello che a Roma non siamo mai riusciti a fare in tanti anni. Capisco i militanti che dicono meglio soli, ma in Lombardia la partita sarà con la sinistra che non parla di programma ma è compatta, gli elettori della sinistra a votare ci vanno».
In definitiva, «è un’occasione storica, per chi vuole cambiare il sistema fiscale al Nord, eleggere un governatore leghista, cosa che non c’è mai stata nella storia. Io per primo mi sacrifico ma l’accordo lo sottoscrivo. Avremmo potuto correre da soli, sarebbe stato più facile e comodo, ma ci interessa il risultato finale. I sondaggi danno un testa a testa tra Ambrosoli e Maroni. Ormai la gente vota la persona e su Roberto Maroni c’è poco da dire, quindi mi interessa il sondaggio dei cittadini del 25 febbraio. I ministri del governo? A livello nazionale la sinistra parte avvantaggiata, fare ragionamenti sui ministri è prematuro, preferisco parlare di programmi piuttosto che scervellarmi su chi farà il ministro dell’Economia. A me piacerebbero come ministri dell’economia Tosi, Tremonti o Giannino, ma sono pensate personali, poi chi vorrà votare lo farà in base a quello che si vuole fare».

 

dalla Padania dell'8.1.13

 

 
 
 
 
 

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