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Gli Stati non vanno in Paradiso - 2/XII/2018
FaustoCarratu'
<faustocarratu@fastwebnet.it>
(faustocarratu@fastwebnet.it)
2/12/2018 11:41
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Associazione “Popolo Sovrano”
GLI STATI NON VANNO IN PARADISO
Per secoli, addirittura per millenni, la storia ha registrato e continua a registrare fusioni e confusioni, sovrapposizioni e prevaricazioni continue tra potere politico e potere religioso. Solo di recente, e solo per una parte dei Paesi, questo problema pare indirizzato verso una qualche sistemazione, con la statuizione del principio della reciproca indipendenza, tra Stato e Chiesa, con la rispettiva sovranità di ciascuno nel proprio ordine. Riferendoci all’Occidente, che su questa strada appare appunto avviato, non possiamo tacere lo strano caso della Gran Bretagna dove il monarca è, tuttora, anche capo della Chiesa anglicana.
Guardando alla situazione concernente le Chiese cristiano-occidentali, pur nell’ambito della citata sistemazione resta tuttavia presente e pesante la confusione che tra i due ordini esiste in merito alla materia dell’economia.
Da parte della Chiesa si predica – e non potrebbe essere altrimenti – una economia evangelica, decisamente subordinata alla visione metaterrena che contraddistingue e permea la fede cristiana, una fede che vive in un “regno” non riducibile a quello “terreno”. Sinteticamente ricordiamo: “non di solo pane vive l’uomo”, “non accumulate tesori sulla terra…ma…nel cielo”; “… nessuno può servire due padroni”; “…non affannatevi per quello che mangerete e berrete….cercate prima il regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Calandoci poi nella quotidianità dei Vangeli, ci troviamo di fronte ad operazioni che sul piano economico risultano del tutto estranee all’ordinarietà “terrena”: moltitudini sfamate con la improvvise moltiplicazione di pani e di pesci; feste allietate da vino trasmutato dall’acqua; operai retribuiti con salari identici, pur avendo lavorato nella vigna per tempi differenti.
Una tale straordinarietà si comprende riconoscendo che nell’economia evangelica la fede costituisce ingrediente fondamentale, la moneta che rende possibile qualsiasi transazione,anche quelle che ad un’ottica “terrena” appaiono incomprensibili. Se si vuole “vivere” ed applicare questo tipo di economia, quella evangelica, occorre una visione della vita del tutto conforme e coerente con i princìpi illustrati e quindi una pre-disposizione dell’animo orientato a giustificare e produrre eventi del tutto metaterreni.
E’ scendendo sul “terreno” che scopriamo allora la più totale confusione, col fenomeno che ci preme denunciare ed esaminare in questo pur breve intervento. Succede in continuazione, che la confusione tra i due “territori”, religioso e politico, sia quotidianamente esercitata dai rappresentanti delle due aree.
L’economia terrena misconosce soluzioni miracolistiche. Attenzione, però. Non è che il “laico” non “veda” la fede (come troppi si ostinano a pensare), ma semplicemente si rende conto di non poter far affidamento e ricorso ai miracoli senza una “fiducia” (fides) adeguata. Insomma, mentre la religione può pretendere di smuovere le montagne, lo Stato non può farlo, deve restare con i piedi sulla “terra”.
E qui si scatenano le confusioni. Quante volte ascoltiamo laici e miscredenti pretendere miracoli dallo Stato: un esempio viene dal problema attuale dei migranti. Essi si rivolgono allo Stato come se fosse una Chiesa, pretendono miracoli, assistenza e accoglienza per tutti, come se lo Stato avesse il potere di moltiplicare pani e pesci….E’ la megaconfusione estremizzata dalla ideologia del comunismo, che credette di imporre l’amore del prossimo per legge, con il fallimento di fine novecento, che pochi ancora hanno inteso. Lo Stato non potrà mai mutare l’acqua in vino, perché gli Stati non hanno fede per la ragione che alla Fede sono sconosciuti. Ecco perché l’errore non è solo dei laici o dei miscredenti. Quante volte capita di ascoltare uomini di Chiesa che chiedono e pretendono dallo Stato un comportamento evangelico. Ecco allora chiarirsi il senso del nostro titolo odierno: “gli Stati non vanno in paradiso”. Non statalizziamo la fede, nè pretendiamo di cristianizzare lo Stato. Il Risorto non si è mai rivolto agli Stati, ai Cesari, ai responsabili politici. Ha sempre parlato alle persone. Sono le persone che fanno gli Stati, le Nazioni, i popoli, che aprono le case, offrono pasti, soccorrono i poveri, Non chiediamolo a strutture evangelicamente misconosciute, senza Paradiso. Si finisce inevitabilmente con lo scoprire che gli Stati non hanno il potere di moltiplicare pani e pesci.
... grazie all'Amico, compagno e volontario SANGUINE!
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