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MIchele Brambilla: un articolo davvero molto interessante e scritto bene

Post n°23 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da anchemolo

Voglio riportare un articolo di un giornalista di quelli che sanno scrivere ( e non ce ne sono tanti).

Si chiama, come avrete letto dal titolo, Michele Brambilla. Scrive per il Giornale e fa tante altre cose belle. Non conosco il suo sito, se ne ha uno, ma potrete trovar notizie su lui digitando il suo nome su un qualsiasi motore di ricerca.

Questo articolo tratta il caso dei vigili urbani, di alcuni  vigili urbani di Parma che han malmenato, stando alle notizie di cronaca, un ghanese.La foto del vigile non è interessante.

Chi non ha i numeri per entrare nei Nocs può accontentarsi di una paletta bianca e rossa per giocare a Rambo,

dice il giornalista.

Ho spesso sostenuto, e lo ripeto, che ci vorrebbe una visita psichiatrica, diciamo attitudinale ogni anno, se non ogni sei mesi, a chi si pone “al servizio” della collettività arruolandosi nei corpi di polizia,. Specie in quello dei vigili urbani. Vi pare sbagliato? Le bastonate si danno dal vivo oppure attraverso vessazioni come le contravvenzioni.

E ce ne sono di rambo mancati, in giro!!!

Oltre esprimere indignazione profonda per l’accaduto, il giornalista fa una breve descrizione degli italiani alla domanda se siano o no razzisti. Condivido la sua opinione.

Buona lettura

Anche noi abbiamo la nostra Abu Ghraib, come vedete nella foto qui sopra: mostra uno dei quattro vigili di Parma arrestati l’altro ieri per il pestaggio del ventiduenne ghanese Emmanuel Bonsu, scambiato la sera del 29 settembre per uno spacciatore, e quindi portato al comando, picchiato, insultato («scimmia», «negro»), sottoposto a ispezioni corporali, infine mostrato come trofeo. Al termine di una notte di torture Emmanuel era stato rilasciato perché non è uno spacciatore, anzi fa il volontario in una comunità antidroga; non ha precedenti penali, studia, i suoi genitori lavorano regolarmente da anni in Italia, suo padre è un operaio, sua mamma una donna delle pulizie.
La Procura di Parma ha lavorato per mesi, ben sapendo della delicatezza dell’inchiesta e delle possibili trappole. I vigili indagati sono dieci, gli arrestati quattro, uno è appunto quello che si è fatto fotografare, a futura memoria, con il pericoloso nemico arrestato al termine di un’intrepida operazione. Una foto che a indagini in corso i vigili s’illudevano di aver cancellato dal computer, e che invece i periti informatici hanno resuscitato, consegnando ai giudici un indizio determinante e alla cronaca un’immagine simbolo così come quella di Abu Ghraib è diventata simbolo della vergogna di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Ma l’Abu Ghraib de noantri è ancora più squallida e vigliacca di quella dei soldati americani e inglesi, i quali almeno erano soldati veri che combattevano una guerra vera contro un esercito vero, ed erano in territorio nemico, con qualche dubbio sulle effettive possibilità di tornare a casa. Gli aguzzini di casa nostra invece non erano in Irak ma a Parma, non circolavano in mezzo ad autobombe ma in una delle città più belle e goderecce d’Italia, torta fritta e culatello, tortelli alle erbette e parmigiano. Non sto dicendo che i torturatori di Abu Ghraib avevano un’attenuante. Sto dicendo che quelli di Parma hanno un’aggravante.
E poi, il razzismo. Proprio perché questo giornale è ben attento a non gridare al razzismo quando non c’è, siamo inflessibili nel denunciarlo quando c’è. Non sembrano esserci dubbi: gli insulti razzisti i vigili li

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