il diluvio....

cinque minuti


forse non dovevo passarci.ma da quando faccio qualcosa che devo?uscita autostrada.la tua piccola città dal nome così famoso.il parcheggio.una strana sera serena senza nebbia.un po' di vento freddo.chissà quante volte hai camminato su questo lungo fiume.ti piacciono le case vecchie,per questo vieni a camminare qua.di sicuro la tua preferita è quella d'angolo.così arrivo dove non sono mai stato prima.guardando le luci accese immagino dietro quale vetro sia il posto dove lavori.tre finestre illuminate.due vicine.sono le tue.bella questa strada.deserta.silenziosa.alberi.cespugli.case antiche.panchine di pietra.fontana senza acqua.pista per le biciclette.portone rassicurante con targhette discrete.la tua.non c'è il tuo nome,ma solo l'iniziale.Il cognome.Il tuo.telecamera discreta.lampioni con la luce gialla.mi appoggio al muro della casa di fronte.non sto spiando.non sto tendendo un agguato.mi bastano cinque minuti della tua aria.del posto dove stai di più in assoluto.la spaventosa realtà che mi dice che esisti e chi sei.potrebbe bastarmi. ma non basta. ho fatto talmente tanta strada.un regalo di natale.il solo che mi concedo.5 minuti.si spegne la luce della stanza di sinistra.non esci di sicuro per prima.a te piace essere quella che controlla che tutto sia a posto.chiuso.in ordine.sistemato.potrei usare il telefono,chiamare come per caso,la crudeltà del cellulare che mi farebbe dire che sono chissà dove mentre sono davanti alla tua finestra. "ognuno ha davanti le sue rotaie,che le veda o no".le persiane restano aperte? strano.e se non fossero quelle le finestre?si riaccende la luce.una figura intabarrata veloce apre i vetri e chiude le persiane.troppo alta.troppo veloce.la luce si rispegne.credo che ci sia anche un'altra uscita.quelle posteriori o laterali che spesso hanno queste case antiche.non sento se fa freddo.so che è più buio.Si imparano un sacco di cose, avendo la pazienza di farlo.ho pazienza? infinita se la devo usare per farmi questo regalo.ci sono tre macchine parcheggiate.e una è la tua.ne sono sicuro come se fosse la mia.mi sono girato solo un minuto.solo uno.la finestra è buia.le persiane chiuse.cosa ho fatto in quel minuto?ho guardato il cellulare.ecco cosa ho fatto.e la sua luce mi ha fatto perdere l'istante in cui si è spenta la luce della stanza.il clic del portone che si sta aprendo.ho le mani in tasca.strette.gelate.quello scatto farà aprire il portone di legno che come tutte le sere la sua mano spalanca per uscire.penso che potrei smontare la targhetta e portarla via.Ad ogni angolo di strada il sentimento dell'assurdità potrebbe colpire un uomo in faccia....devo smettere. il portone si sta aprendo.mi vengono in testa note di canzoni.musica.quelle strane della radio di notte.buon natale...il primo regalo che mi sia mai fatto.C." E sentì il velluto della sua voce quando gli disse –sei tornato– dolcemente –sei tornato."quei capelli spettinati.quell'andatura che taglia l'aria.l'indifferenza verso il buio.l'insofferenza verso la norma.il distacco.quella freddezza nei gesti verso le cose.non guardarsi mai intorno.la sua voce fatta di bassi e note acute.schegge dentro.Passerà anche questa stazione senza far male | passerà questa pioggia sottile come passa il dolore...a presto.