AMORE UNIVERSALE

Silvio sceglie la solitudine con capriola

Tutto come previsto e tutto diverso. Sì, il costruttore e proprietario e allenatore e capitano della Casa delle Libertà ha spento le luci di casa, come da copione post-batosta sulla Finanziaria in Senato. Ma lo ha fatto per uscire di casa e non farci entrare più nessuno. Altro che affittarla a Fini o Casini. Altro che ripensare il progetto del Centrodestra verso una nuova strategia di squadra. Il Cavaliere ha scelto la solitudine con capriola. Certo una solitudine in compagnia di milioni di firmatari del gioco della torre per buttare giù Prodi. E certo una solitudine in grado di dare ancora una volta a suo modo una scossa alla politica italiana.

Insomma la svolta di Berlusconi verso il Partito del Popolo Italiano delle Libertà rende la sigla PPIL così plausibile per le assonanze con il termine più caro agli economisti da far pensare ad un geniale Prodotto Populista Interno Lordo. Un Prodotto che in pratica realizza almeno quattro risultati in uno, tra i più e i meno. Primo risultato, trasforma la sconfitta della strategia della spallata nella buona ragione per mandare a spasso i due più ambiziosi pretendenti al trono della Casa delle libertà. Liberi tutti. E infatti le reazioni sia di Fini, soprattutto, che di Casini non hanno deluso rispetto agli obiettivi di Berlusconi.

Secondo goal, Berlusconi trova una formula per rendere legittima e digeribile l'incorporazione in un partito "moderato" di componenti del Centrodestra considerate dai più teoricamente "scomodi" sul piano dell'immagine. Con la gentile collaborazione della Santanché avvicina al futuro nuovo partito postForzaItalia la Destra di Storace e "Er Pecora" Buontempo. In piena coerenza con uno degli usi più basic del termine "popolo". E, per attenuare la possibile sensazione di spostamento a destra del Centrodestra, il popolo chiama anche colonne fedeli a Berlusconi da tempo anche negli altri partiti. In particolare Carlo Giovanardi che per la linea prima Folliniana e poi Casiniana non si è mai entusiasmato, anzi.

Terzo risultato, il leader del nuovo Centrodestra resta Silvio Berlusconi, che a questo punto totalizza almeno due record. E' l'uomo politico che negli ultimi quattordici anni si è candidato per ben quattro volte alla Presidenza del Consiglio. E' il leader politico che ha inventato ben quattro coalizioni diverse: Polo delle libertà e Polo del Buongoverno nel 1994, Polo delle libertà (senza la Lega) nel 1996, Casa delle Libertà nel 2000, Partito del Popolo delle Libertà (con la Destra inclusa o a parte) più, forse, Lega e, forse, altro.

Quarto risultato, con la scusa dell'innovazione politica e con la collaborazione interessata del Centrosinistra (o quantomeno del leader del Partito Democratico), Berlusconi rimette in gioco la partita della riforma elettorale sulla quale si era dichiarato contrario a fare prigionieri. Adesso sul modello tedesco invece sembrerebbe poter convergere con Veltroni. Con la reciproca convenienza a liberarsi su entrambi i fronti del peso strategico dei due partiti più forti e meno semplici (a questo punto) da gestire, Rifondazione Comunista e Alleanza Nazionale. Insomma una riforma che come minimo renderebbe più forti PD e nuovo Partito del Popolo (o come si chiamerà) e come massimo li potrebbe anche vedere alleati.

Certo, una cosa sorprende sempre. Che le scelte prima comunicative che politiche di Silvio Berlusconi vengano sempre e comunque legittimate più dai media, dagli alleati (anche e soprattutto se nemici) e dagli avversari che dalla genialità reale delle scelte stesse. Anche questa volta è accaduto esattamente lo stesso fenomeno che, peraltro, si verifica con il Cavaliere da quando ha annunciato di scendere in campo e sono stati i suoi nemici a farlo diventare vincitore ancora prima che lo facesse. Forse alcuni giornalisti, comunicatori e, soprattutto, professionisti della politica dovrebbero studiare meglio la differenza tra tattica e strategia e tra visibilità e consenso.

Detto questo, forse sarebbe stimolante riflettere su due paradossi lasciati lievemente scoperti dalla settimana di passione guidata da Berlusconi nella sua migliore direzione. Primo paradosso, parliamo tanto del trasformismo italiano associato spesso a capisaldi democristiani come il simpatico ministro Mastella, che in fondo ha cambiato in 14 anni appena tre partiti (DC, CCD, UDEUR). La modernissima e per nulla democristiana Daniela Santanché negli ultimi quattrordici giorni è riuscita nel miracolo di far sembrare un bambino Mastella.

Due settimane fa la "Santanchè transformer" era ancora rappresentante di AN, poi è passata alla Destra di Storace e ora al Partito nuovo di Silvio Berlusconi. E il bello è che sembra tanto normale da non accorgersene. Secondo paradosso. Silvio Berlusconi raccoglie alcuni milioni di firme chiedendo ai suoi fans e agli italiani del "piove governo ladro" di buttare dalla torre Romano Prodi. Et voila quei milioni di firme diventano nella nuova strategia del Cavaliere il viagra del Governo del Professore. E il bello è che a molti sembra tanto normale da non commentarlo neanche. Che Grande Paese.