Creato da guarneri.cirami il 18/07/2009
 

Racconti&altro

Le storie di Alberto Guarneri Cirami: i suoi romanzi, i suoi racconti e il suo teatro.

 

 

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I Racconti di Guarneri Cirami: Lettere a Dulcinea...Un Cavaliere Errante

Post n°953 pubblicato il 17 Novembre 2011 da guarneri.cirami
 
Foto di guarneri.cirami

Non fuggire da me, Dulcinea…Ascolta…no, non portarti le tue belle mani alle orecchie. Sembrano proprio farfalle colorate le tue mani (è per via di quelle unghia dipinte di rosso!)…farfalle che volano attorno ad un fiore…” Eugenio si era fermato con le sue, di mani, a mezz’aria, come catturato da un’istantanea…Gli erano tornate in mente, come in un sogno ad occhi aperti, le immagini di un vecchio film di Chaplin: “Luci della Ribalta”. In questo sogno bizzarro Lui era Calvero e Cristina impersonava Terry. “ Ti amo!” gli dichiarava inverosimilmente Cristina; al che lui ribatteva “ Perché sprecare l’amore per un vecchio…”; ma lei coraggiosa e cieca come tutti gli innamorati dichiarava “L’amore non è mai sprecato!”. Eugenio lo dovette urlare con degli occhi così sbarrati e folli, che Cristina lo guardò stranita, con un’aria interrogativa che avrebbe potuto trasformarsi, a seconda dei casi, in un urlo da tragedia o in una sonora risata da commedia. Per sua fortuna Eugenio riuscì a risvegliarsi in tempo dal suo impasse sentimentale. “ Si, hai ragione,” riconobbe infatti, “ divago, scusami. Fermati però, ed ascoltami…No, non ti racconto balle…Figurarsi, non ne sono proprio capace. Ma no, non sto affatto tentando di portarti a letto. Come potrei! Tuttavia sarei un ipocrita se negassi che non mi piacerebbe far l’amore con te…Sono così innamorato di te…Ma perché ti arrabbi? Me lo sogno? Si, hai ragione, me lo sogno ogni notte…solo, solo in quel mio letto così grande….” Per inciso egli si riferiva al fatto che Donatella, la moglie, lo aveva lasciato, scappando col suo maestro di tennis; tuttavia non amava raccontarlo: gli sembrava infatti una storia così poco originale… “Scusami, forse sto esagerando…Ma certo che lo so: tu non sei affatto quel tipo di ragazza… Tu sei così speciale per me, così diversa da tutte le altre che ho conosciuto… Non sono così bravo con le donne dopotutto. Ed ora mi accorgo di non essere neanche bravo con le parole! Io che credevo che le parole fossero il mio forte! Io vi amo davvero, e cosi' teneramente come Dio vi conceda d'essere amata da un altro...È Puskin ricordi..? Ah, si, è vero Dulcinea, tu non sopporti le citazioni…Per giunta pensi anche che, io e Puskin, non siamo altro che degli ipocriti. Hai ragione cara, la verità è, che ti desidero tanto e muoio di gelosia solo pensando che sarai di un altro, che quest’altro si prenderà tutto, e niente, niente mi appartiene…” “Cos’è, adesso ti metti a citare Francesco Sàrcina per conquistare punti con me? O forse erano i Negramaro..?” chiese Cristina ironica. “Cantanti, tu parli di cantanti, di canzonette? Dostoevskij! Era Dostoevskij! Ma sai qual è la verità, Dulcinea?” “ E dagli con questa Dulcinea…lo sai che mi sei antipatico vecchio mio?” “ La verità è, che tu sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici… “Cos’è questa un’altra delle tue citazioni? Non ti sopporto, parli proprio come un libro stampato…Cos’è ancora Puskin, o Victor Hugo, o Dostoevskij? Ahahah…” “No, qualcosa di più recente. Hai visto mai Colazione da Tiffany..?” “Colazione da Tiffany? Boh…cos’è? Un talk-show, o forse un reality?” “ Ma è un film, un celebre film di Blake Edwards, con Audrey Hepburn, George Peppard” “Mai sentiti…quando avrebbero fatto questo film?” “Nel 1961 se non mi sbaglio…si era proprio il ’61!” “Il ’61? E questo sarebbe “qualcosa di più recente”? Ma sei matto? Io nel ’61 non ero manco nata…ahahah..tu si invece, caro il mio Don Chisciotte, ed anche il tuo ronzino…ahahah! Ma lo sai che hai la stessa età di mio padre! Lo sai che io potrei essere tua figlia…Oh, ma sei proprio in matto…come puoi solo immaginare una cosa simile! “ Ma cos’è poi l' amore…” rispose Eugenio citando Voltaire, con evidente insofferenza della giovane, se non un canovaccio fornito dalla natura e ricamato dall' immaginazione…ma tu, Dulcinea, sei così giovane… “Appunto…ora lasciami andare, sono già in ritardo per causa tua, e non vorrei fare aspettare oltre i miei amici…” “ Bugiarda, vai a cena con quel matto del nostro regista…ti sei lasciata incantare dai suoi discorsi…vuole fare di te una grande attrice, dice lui…ma io so cosa vuole davvero da te…li conosco i tipi come lui!” “Ed anche se fosse così, ti metti a fare il geloso adesso? Si, Ferdinando mi diverte, mi piace, ed allora? La vita è mia dopotutto…tu non hai nessun diritto di essere geloso…non l’hai capito che tra di noi c’è un abisso, che fra di noi non può esserci nulla, se non quella finzione – il teatro – che tanto ci diverte la sera, caro il mio Don Chisciotte..?” “ E non capisci, Cristina, che io amo questo nulla, che tanto magnificamente si agita (agitando il mio cuore ed i miei nervi…) in quel tuo abito rosso di scena..?” “ Tu mi ami? Che parolona! Come puoi dirmi che mi ami..? Tu vaneggi, non sai quel che dici…” “ Ne parli come se fosse qualcosa di innaturale…” “È innaturale…te l’ho detto, potrei venirti figlia…non hai proprio nessuno scrupolo morale…e poi mi fai le prediche su Ferdinando…Siamo entrambi liberi e giovani: non abbiamo diritto forse di godere della nostra età come tu hai fatto nella tua gioventù..? Ora perché fai quella faccia Eugenio? Sei proprio un testone…tu che sei più vecchio di me, dovresti avere più giudizio, ed invece…” L’uomo era infatti impallidito ed invano cercava ora di soffiare parole di saggezza dalla sua bocca. Cristina, commossa suo malgrado, si era avvicinata a lui e aveva, con uno sforzo inaudito, avvicinato una mano alla guancia spinosa di Eugenio, nel tentativo di una carezza, di cui peraltro si era subito pentita. “Coraggio, non fare così, ti prego…sai che ho ragione! Hai troppa esperienza tu, per non sapere che col tempo ti “dimenticherai” di questo tuo assurdo sentimento per me…”. Lui nel frattempo aveva uscito dalla tasca una busta, che consegnò con un’aria da tragedia all’esterrefatta ragazza. “Cos’è questa?” “Una lettera, è una lettera per te…” “Una lettera..? Una lettera d’amore…per me??” Cristina sorrise e quasi gli veniva da ridere ancora. “Tu, tu mi hai scritto una lettera d’amore…quando, quando potresti mandarmi semplicemente un sms, un messaggio su FB…non ho mai incontrato nessuno che scrive lettere d’amore…quanto sei complicato!” “Io le scrivo, Cristina, quando mi innamoro di una donna…Perché questo ti stupisce tanto? Ma si, forse sono diverso dagli altri che conosci…” “Eh si, sei proprio diverso…ma cosa c’è scritto…oh Dio, una lettera d’amore! Senti, mi hai proprio scioccata!” Ella aveva preso la busta con la sensazione di vivere un sogno bizzarro. “Beh, ti ho scritto che, se dobbiamo stare insieme…no, ti prego, non ti inquietare…Dicevo che, se dobbiamo stare insieme, non c’è da perder tempo. Mi resta questa vita, un poco di questa vita, non molta in verità, per amarti. Sta ferma, non ridere…si forse sono patetico. Ma è la verità! Non faccio altro che sognarti, amica mia!. Sei per me la donna più bella che esista sulla terra… “.Ti amo Si ti amo!” Non mi chiedere perché: non saprei risponderti. Lo so è una follia…ma non ho, nel cuore, nessun pensiero che non sia per te; non ho, nel sangue, nessun desiderio che non sia per te... Lo sai…. Non vedo nella mia vita una compagna diversa da te; non vedo nella mia vita altra gioia. Ho solo un desiderio per folle, irresponsabile che ti possa apparire: che tu possa riposare serena sul mio cuore…” Ma Cristina già andava via scuotendo la testa, con gli occhi lucidi di commozione, salvo a ricomparire per urlargli “Non è giusto, però Eugenio, che tu faccia così. No, non è giusto! Non è serio…Non ti stai comportando da amico. Mi metti in grande imbarazzo…Ci vediamo domani alle prove, e cerca di stare tranquillo…e non sprecare il tuo tempo in simili fantasie…” Cristina voleva sempre l’ultima parola, la scena finale. Quanto era saggia però quella bambina, pensò Eugenio. Saggia e terribilmente crudele. Solo la finzione così gli rimaneva, quel sogno ad occhi aperti che era il palcoscenico. Così si mise davanti ad uno specchio e cominciò a recitare: Lucidate le armi, fatta del morione una celata, dato il nome al ronzino – Ronzinante, ovvero “primo fra tutti i ronzini del mondo” - e confermato il proprio – Don Chisciotte della Mancia -, si persuase che non gli mancava altro se non una dama di cui dichiararsi innamorato. Un cavaliere errante senza amore è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz'anima, andava dicendo a sé stesso…1



1Le frasi in corsivo sono citazioni da Charlie Chaplin (Luci della Ribalta), Puskin, Dostoevskij, Voltaire, D'Annunzio, Cervantes

 

 
 
 
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