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Libano del Sud: 100.000 bombe inesplose

Post n°15 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da taliesin1968

Per la prima volta un militare israeliano accetta di parlare in televisione della guerra in Libano e lancia un allarme: “Il mio battaglione ha sparato circa 1800 missili, ogni missile contiene all'interno 650 bombe, si tratta di circa 1,2 milioni di bombe cluster”. La percentuale di ordigni inesplosi nelle bombe a grappolo, si aggira intorno al 10 percento, dunque in Libano del Sud si trovano circa 100 mila bombe inesplose. Questa puntata dell’ Inchiesta di Rainews24 è stata realizzata da Flaviano Masella e Maurizio Torrealta, andrà in onda, anche in chiaro su Rai Tre, alle 7.40 di Giovedì 28 settembre.
Il soldato israeliano racconta: «In un’occasione avremmo dovuto utilizzare contemporaneamente tutti i missili a disposizione del nostro battaglione. …Doveva avvenire alle 4.45 del mattino. In seguito quest’ordine fu più o meno cancellato. Sparammo solo alcuni colpi, e avvenne molto molto più tardi. Pochi giorni dopo siamo stati informati che questa missione avrebbe dovuto colpire alcuni villaggi all’ora in cui si prevede che la gente esca dalle moschee. E questo perché avrebbe provocato grande terrore e paura tra la gente, e non sarebbero più usciti per andare a sparare i katiusha..»
«Ogni volta che sparavamo onestamente io pensavo ‘per favore no’. Speravo che succedesse qualcosa per cui non avrebbe funzionato, che il missile non si sganciasse, che fosse cancellata la missione. Molte delle missioni che ci sono state assegnate sono state cancellate. Ma abbiamo sparato abbastanza. Per parte mia, ho provato, se potevo un po’ ritardare qualcosa, in modo da provocare la cancellazione della missione. Ho provato a fare cose così, ma con molto tatto, solo verificando una volta di più la sicurezza per le cariche o… qualcosa per ritardare. È molto difficile non pensare alla gente in città molto vicine a te, perché in realtà eravamo dove’è la retroguardia e si vedono i civili che soffrono per i katiusha … un katiusha che ti cade vicino fa molta paura. Ed è difficile pensare che quello che fai sia così sbagliato. Però quest’arma è talmente, talmente… dire di massa non è abbastanza….Una specie di giorno del giudizio, sì. Perché tu semplicemente riempi un intero blocco di territorio, lo riempi completamente con queste piccole bombe, ma non così piccole in realtà e questo provoca grandi danni, enormi. ….. è un’ arma contro obbiettivi di massa, dove c’è molta gente, molte macchine.

Nonostante l’allarme, confermato anche dalle Nazioni Unite, Israele non ha ancora consegnato le mappe precise, dei luoghi bombardati con le bombe a grappolo, in cui si troverebbero le bombe inesplose. Sono state fornite delle mappe giudicate dalle Nazioni Unite insufficienti per l’ identificazione di questo tipo di ordigni.
«Nel mio caso - continua il militare - ciò che ho fatto era il mio dovere, ed è fatto, non si può tornare indietro. Ma queste bombe sono ancora là. E qualcuno deve prendersene la responsabilità. Credo che dovrebbe essere il mio paese, Israele deve prendere la responsabilità di questa questione, affrontare ciò che ha fatto, dare le mappe o qualunque cosa possa aiutare. Non capisco perché questo debba essere oggetto di disputa. Queste persone sono là, i Libanesi non sono nostri nemici adesso. Forse alcuni di loro erano nostri nemici un mese fa, ..ma adesso questa gente non è nostra nemica, non siamo in stato di guerra contro di loro, ma sono legati a centinaia di migliaia di bombe che abbiamo lasciato là. Non vedo alcuna ragione plausibile per cui non dovremmo occuparci di questo, consegnando le mappe consegnando i dati, mandando soldi. Ci sono molte cose che si possono fare. …Io amo il mio paese e penso che stia commettendo un grave errore, è come se vedessi qualcuno che sta facendo qualcosa di terribilmente stupido e non lo potessi fermare. Credo che questo paese adesso stia facendo cose che ci esploderanno in faccia. Perché non ci fermiamo prima che diventi un problema ancora più grande? I rifugiati devono tornare alle loro case adesso e tutto è distrutto. Ok, è a causa nostra, e noi possiamo dire che è a causa loro. Ma comunque questi sono gli effetti con cui ci dobbiamo confrontare

 
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boycott mcdonald's

Post n°13 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da taliesin1968
Foto di taliesin1968

1. Cosa c'e' Dietro McDonald's?

Dietro la splendente facciata della maggiore multinazionale di fast food, in pochi sanno che si cela una potente organizzazione volta ad ottenere il massimo del profitto, con azioni a dir poco criminali. La Mc Donald's spende ben 4000 miliardi di lire all'anno per farsi pubblicita' in tutto il globo e per nascondere il vero volto. Vuole dare a bere al mondo intero che essa e' una multinazionale onesta e magnanima. Ecco spiegati i regali per i bambini, i volantini che certificano l'ottima qualita' del cibo, le martellanti pubblicita' televisive con testimonial del mondo dello spettacolo, i tentativi di far apparire Mc Donald's una multinazionale attenta ai problemi sociali e ambientali. Non c'e' nulla di piu' falso. Il vero motivo per cui Mc Donald's sta incrementando sempre di piu' le proprie promozioni e' perche' ha capito che qualcuno si e' accorto degli abusi e delle nefandezze che essa sta commettendo.

2. Cosa c'e' di sbagliato in McDonald's?

Questo volantino ti chiede di pensare per un momento circa le menzogne nascoste dietro l'immagine pulita e splendente di Mc Donald's. Ci sono un sacco di cose nascoste.
"Da McDonald's abbiamo tempo per te" recita il jingle. Ma perche' hanno strutturato il servizio in modo che tu sia fuori il piu' presto possibile? Perche' e' cosi difficile rilassarsi da McDonald's? Perche' hai di nuovo fame subito dopo aver mangiato un Big Mac? Noi siamo continuamente sottoposti al bombardamento di stupida pubblicita', modelli consumisti ed alla continua corsa che e' la vita nelle grandi citta' - ma non ci vuole un' intelligenza particolare per iniziare a farsi delle domande su McDonald's e capire che qualcosa e' decisamente sbagliato. Tutto quello che puoi trovare dentro il cibo meccanizzato di McDonald's e la minore attrazione che esso esercitera' dopo che questo opuscolo ti avra' mostrato alcune cose... la verita' sugli hamburgers, tutto cio' e' abbastanza da far si che tu non entrrai piu' da McDonald's per il resto della vita.

3. Il rapporto tra McDonald's e Paesi Poveri

McDonald's e' una enorme multinazionale, una di quelle corporation con investimenti su vasti territori dei paesi poveri, venduti loro dalle regole del dollaro-affamatore (spesso con legami con i militari) e da oligarchie privilegiate, sgombera le piccole fattorie che sono li e che producono cibo per il proprio popolo. La potenza del dollaro significa nell'ordine comprare tecnologia e produrre beni, i paesi poveri sono intrappolati nella produzione di tanto e tanto cibo destinato esclusivamente ad essere esportato negli Stati Uniti. Dei 40 paesi piu' poveri del mondo, 36 esportano cibo negli USA - il piu' ricco.

4. Imperialismo Economico

Paesi del "Terzo Mondo", dove molti bambini sono denutriti, stanno attualmente esportando la maggior parte dei loro raccolti come mangime per animali - per far ingrassare il bestiame e trasformarlo in hamburgers nel "Primo Mondo". Milioni di ettari dei migliori terreni agricoli vengono sfruttati per il nostro benessere - per il the', il caffe', il tabacco etc. - mentre la gente li' muore di fame. Mc Donald's e' completamente compromesso in questo imperialismo economico, che tiene nella fame e nella miseria tanta povera gente nera mentre molti bianchi si ingrassano. Una immagine tipica della poverta' del "Terzo Mondo" e' il bambino morente spesso usato dalle organizzazioni caritatevoli per avere "denaro compassionevole". Questo distoglie l'attenzione dalla causa: lo sfruttamento operato da multinazionali come McDonald's.

5. Indecente Spreco di Risorse

I cereali sono nutrimento per le mandrie nei paesi del Sud America per produrre la carne degli hamburger di McDonald's. Le mandrie di bestiame consumano un ammontare di cereali e soia 10 volte maggiore rispetto al consumo degli esseri umani: una caloria di manzo richiede 10 calorie di cereali. Dei 145 milioni di tonnellate di cereali e soia utilizzati per il nutrimento del bestiame, solo 21 milioni di tonnellate di questa carne vengono utilizzati. Lo scarto e' 124 milioni di tonnellate per anno con un valore di 20 miliardi di dollari. E' stato calcolato che con questa cifra si potrebbe nutrire, vestire e dare un tetto all'intera popolazione mondiale per un anno.

6. 50 Acri Ogni Minuto

Ogni anno un area di foresta pluviale della grandezza della Gran Bretagna e' abbattuta o defogliata e incendiata. Globalmente, un miliardo di persone dipende dall'acqua che proviene da queste foreste che assorbono le piogge e le restituiscono gradualmente. I disastri in Etiopia ed in Sudan sono in parte causati dalla deforestazione incontrollata. In Amazzonia - dove ci sono attualmente 100.000 allevamenti di bovini - le piogge torrenziali si abbattono sulle valli senza alberi, erodendo il terreno e trascinando via il suolo fertile. La terra nuda, battuta dal sole tropicale, diviene cosi' inutilizzabile per l'agricoltura. E' stato stimato che ogni ora viene estinta una specie animale, vegetale o di insetti.

7. Prodotti Salutari per ogni dieta

Mc Donald's prova a spiegare nella sua "Guida Nutrizionale" (che e' piena di belle immagini, ma veramente inconsistente in quanto a fatti & grafici) che la massa prodotta da hamburger, patatine, coca cola, milkshakes, etc. sono utili e nutrienti parti di ogni dieta. Quello che non mettono in evidenza e' che questo tipi di alimentazione e' elevata nei grassi e negli zuccheri, nei prodotti animali e nel sale (sodio), e bassa in fibre, vitamine e minerali - quello che viene descritto come un pasto tipo di McDonald's - e' legato al cancro all'intestino, al seno ed alle malttie cardiache. Questi sono dati accertati dalla medicina, non teorie eccentriche. Ogni anno in Gran Bretagna le sole malattie cardiache sono causa di circa 180.000 morti.

8. L'allegra "Fattoria" di McDonald's

Il menu di McDonald's e' basato sulla carne. Vendono milioni di hamburger ogni giorno in 35 paesi del mondo. Questo significa la costante carneficina, giorno dopo giorno di animali nati e allevati solamente per essere trasformati in prodotti McDonald's. Molti di loro - specialmente i polli ed i maiali - passano la loro vita in condizioni completamente artificiali in enormi fabbriche fattorie senza accesso all'aria aperta o alla luce del sole e nessuna liberta' di movimento. Le loro morti sono una sanguinosa barbarie. Nei mattatoi, gli animali spesso lottano per scappare. Il bestiame diventa frenetico quando vede gli animali che li precedono sulla linea della mattanza bastonati, accoltellati, inchiodati, e affettati elettricamente. Un recente rapporto del governo inglese ha criticato gli inefficienti metodi di stordimento nei quali risulta che spesso gli animali sono ancora completamente coscienti quando viene tagliata loro la gola.
McDonald's e' responsabile della morte di un numero infinito di animali con questi cosiddetti metodi umani. Noi abbiamo la possibilita' di sceglier se mangiare o meno la carne. I 450 milioni di animali uccisi ogni anno in Gran Bretagna per diventare cibo non hanno in nessun modo la possibilita' di fare scelte. Si dice spesso che dopo aver visitato un mattatoio la gente si nausea al solo pensiero di mangiare carne. Quanti di noi sarebbero pronti a lavorare in un mattatoio e ad uccidere gli animali che mangiamo?

9. Assenza di Sindacati

I lavoratori e le lavoratrici del comparto ristorazione se la vedono brutta in quanto a paga e condizioni di lavoro. Sono al lavoro la sera e nei week-end, passando lunghi periodi in ambienti caldi, puzzolenti e rumorosi. Le paghe sono basse e possibilita' di promozioni minime. Modificare questo tramite negoziazioni sindacali e' decisamente difficoltoso: non c'e' un sindacato specifico di questi lavoratori e quelli a cui potrebbero rivolgersi mostrano poco interesse per i problemi di chi sta part-time (per la maggior parte donne). Una recente inchiesta sui lavoratori dei burgers-restaurant ha mostrato che circa l'80% dice che avrebbe bisogno dell'aiuto di un sindacato per avere maggiore paga e diverse condizioni di lavoro. Un altra difficolta' e' costituita dal fatto che chi lavora in cucina come una grande parte dei lavoratori appartenenti a minoranze etniche che con le poche possibilita' che hanno di trovare lavoro, temono di essere licenziati - e molti lo sono stati - per aver aderito ad un organizzazione sindacale. McDonald's ha una strategia contro la sindacalizzazione che consiste nel liquidare i lavoratori a favore di questa. Fino ad oggi ha avuto successo in tutto il mondo tranne che in Svezia e a Dublino, dopo una lunga lotta.

10. Veleno

La carne e' responsabile del 70% di tutti gli avvelenamenti da cibo, ed il pollo e la carne tritata (come quella usata per gli hamburgers) sono i maggiori colpevoli. Quando gli animali vengono macellati la carne puo' venire contaminata dal contenuto delle budella, come feci ed urina, portatori di infezioni batteriche. Nel tentativo di evitare questo tipo di infezioni nei loro animali, gli allevatori usano somministrare periodicamente dosi di antibiotici. Questi si vanno ad aggiungere agli ormoni che stimolano la crescita, ai pesticidi ed ai chimici residui del mangime che crescono nei tessuti dell'animale e possono alla lunga danneggiare la salute di una persona con una alimentazione basata sulla carne.

COSA SI PUO' FARE?

BOICOTTA MCDONALD'S - NON AVVELENARTI - NON PORTARE IL TUO BAMBINO NELLA FABBRICA DEI VELENI - PORTALO ANCORA DALLO ZIO IN CAMPAGNA - INFORMA TUTTI QUELLI CHE CONOSCI - CERCA DI FAR SI CHE ANCHE LORO BOICOTTINO MCDONALD'S

 
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BOICOTTAGGIO .....

Post n°12 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da taliesin1968
Foto di taliesin1968

Il termine boicottaggio deriva dal nome del capitano Charles Boycott, un inglese del 1800, proprietario in Irlanda di molte terre e famoso per la sua prepotenza. Nell'estate del 1880, Boycott mandò i suoi affittuari a mietere l'orzo, ma invece di offrire la paga regolare, diede loro molto meno. Questi si rifiutarono di lavorare e la famiglia Boycott tentò di mietere il raccolto da sola, Dopo poco, però, si trovarono costretti ad implorare gli affittuari a riprendere il lavoro. La richiesta fu accolta, ma arrivò il foglio di sfratto. La reazione dei contadini fu immediata: decisero di interrompere qualsiasi rapporto con Boycott e la sua famiglia, resistendo agli assalti di reggimenti chiamati dal capitano Boycott. I contadini l'ebbero vinta. Fu allora che il giornalista americano Redpath coniò il verbo "boicottare".

Il boicottaggio è un'azione straordinaria, consiste nell' interruzione organizzata e temporanea dell'acquisto di uno o più prodotti e/o beni per forzare le società produttrici ad abbandonare certi comportamenti che creano ingiustizia, impoverimento ed inquinamento. Ogni volta che andiamo a fare la spesa, ricordiamoci che siamo potenti e che le imprese sono in posizione di profonda dipendenza dal nostro comportamento di consumatori. Noi, infatti, con i nostri acquisti abbiamo la possibilità di far salire e scendere i loro profitti. L'azione di boicottaggio è possibile quando molte persone, contemporaneamente, scelgono di non acquistare i prodotti dell'impresa in questione. Vi sono due tipi di boicottaggio: di "coscienza" e "strategico". Il boicottaggio di coscienza risponde unicamente al bisogno di ciascuno di fare scelte di acquisto che corrispondono ai propri principi etici. Il boicottaggio strategico ha la finalità della vittoria e quindi viene intrapreso da gruppi organizzati affinché l'azienda subisca un calo delle vendite dal 2 al 5% circa in quanto questa percentuale è sufficiente a condizionare i comportamenti dell'impresa. E' necessaria, ovviamente, la partecipazione di tante persone: ognuno di noi, con una giusta informazione, può contribuire ad allargare il "gruppo di amici" che si oppone alle ingiustizie!

 
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Russia e Stati uniti ai ferri corti

Post n°11 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da taliesin1968

Chi segue con attenzione le relazioni tra i giganti mondiali aveva capito da tempo quanto la momentanea convergenza d’interessi tra Russia e Stati Uniti, seguita all’11 settembre 2001, fosse un “fuoco di paglia”. Le manovre militari russo-cinesi, la cacciata delle basi del Pentagono dall’Uzbekistan, l’architettura geopolitica disegnata dall’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (definita da qualcuno il “nuovo Patto di Varsavia”), l’annullamento anticipato da parte russa del debito con il Club di Parigi dopo che già era stato saldato quello con il Fondo Monetario Internazionale, il rifornimento dell’Armata rossa ad Hizbollah di armamenti sofisticati per compensare parzialmente il suo gap tecnologico con l’esercito sionista, l’aiuto all’Iran per la costruzione del reattore nucleare di Busher, sono tutte azioni che avevano indispettito profondamente le alte sfere statunitensi.

Il fatto che alla fine di settembre la Duma abbia voluto rendere pubblico il suo studio sulle strategie antirusse progettate dalla Casa Bianca, lascia intendere quanto profonda sia ormai la spaccatura tra le dirigenze di Mosca e Washington. Il documento, pubblicato dalla “Pravda”, s’intitola: “Il probabile scenario d’azione degli Stati Uniti nei confronti della Russia nel periodo 2006- 2008” e lascia intendere come nell’arco dei prossimi due anni gli USA tenteranno di mutare gli equilibri di quel paese sia nell’ambito politico che in quello economico, alfine di favorire “una variante tranquilla” delle cd. “rivoluzioni arancioni”.

Ciò che disturba in particolare l’Establishment, è l’uso spregiudicato delle risorse energetiche da parte del governo russo, arma che ha consentito in pochi anni la formazione di un asse geoeconomico e potenzialmente geopolitico in funzione antiamericana. Dalla Russia alla Cina, dal Venezuela all’India, dall’Iran al Pakistan, passando per i più importanti Stati dell’Asia centrale, tutte le principali potenze eurasiatiche (e non) si stanno compattando per riequilibrare l’unilateralismo della Casa Bianca. Regista principe di quest’operazione è proprio il capo del Cremlino, il Presidente Vladimir Putin, al quale solo poche settimane fa è stato lanciato un avvertimento in stile mafioso con l’uccisione del vicepresidente della Banca Centrale di Mosca, un uomo di sua fiducia.

L’omicidio è stato l’antipasto di tutta una serie di mosse volte a “innervosire” la nomenklatura, come la convocazione a Washington di un convegno pubblico di separatisti ceceni, evidentemente non inseriti dall’Amministrazione Bush tra i “gruppi terroristi” e la conseguente protesta ufficiale dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti. Ma è proprio analizzando in dettaglio il rapporto segreto che la Duma ha invece voluto diffondere che si capisce la gravità della situazione e la sua perfetta coincidenza con la realtà di questi giorni. Innanzitutto Washington avrebbe dovuto sabotare il monopolio energetico della Federazione Russa: ebbene, è notizia di oggi (04/10/2006) che si sarebbero arenate le trattative per la cooperazione strategica tra l’ENI e la Gazprom già annunciate da mesi e la cui firma era in programma il 14 ottobre 2006.

Essa segue le forti polemiche scatenatesi dopo la denuncia di devastazione ambientale nell’isola di Sakhalin rivolta dallo stesso Putin alla multinazionale anglo-olandese Shell, protesta che ha consentito alla Russia di revocarle la licenza di estrazione petrolifera e continuare il suo progetto di unificazione delle attività di produzione, trasporto e vendita del petrolio e del gas siberiano. Secondo il “Corriere della Sera”, il vero scopo del Cremlino sarebbe una rinazionalizzazione del settore energetico, così vitale per l’economia russa ma anche per quella europea, in controtendenza con il desiderio statunitense di privatizzare le compagnie gas-petrolifere moscovite e segnare così la loro subordinazione alle multinazionali occidentali. Stando a quanto scritto dagli autori del rapporto, l’ex segretario del Comitato Centrale dell’URSS, Valentin Falin, e l’ex generale dei servizi segreti Ghennadij Evstafiev, gli agenti nordamericani avrebbero cavalcato le varie manifestazioni sociali che sarebbero scoppiate nella “terra degli Zar”, così da screditarne l’immagine a livello internazionale e preparare il terreno ad eventuali sanzioni economiche.

La manovra culminerebbe con l’espulsione della Russia dal G8 e con il suo mancato ingresso nel World Trade Organization. Subito è scattata l’occupazione del Ministero delle Finanze di Mosca, ad opera di qualche decina di militanti del Partito nazionalbolscevico di Limonov, evidentemente caduti nella trappola preparata dagli “arnesi” della CIA. Le proteste internazionali che Washington si preparerebbe a scatenare, con l’obiettivo importantissimo dell’allentamento dei rapporti economico-diplomatici tra la Russia da una parte, la Cina e l’Unione Europea dall’altra, prevedono a giudizio degli analisti della Duma il sabotaggio della politica estera putiniana e l’incoraggiamento ad Ucraina e Georgia affinchè chiedano di entrare nella NATO.

Se a Kiev la situazione appare per ora congelata, dopo le proteste antiamericane in Crimea e il ritorno al governo di Victor Yanukovic, a Tblisi l’annuncio di voler aderire all’Alleanza Atlantica sta rischiando di provocare una nuova guerra caucasica, dato anche il corollario dei referendum che a breve interesseranno le regioni indipendentiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. L’arresto dei 5 diplomatici russi è stato così interpretato da Putin come un casus belli e la sua “linea della fermezza” nei confronti della Georgia sembra per ora aver pagato; di certo i prossimi mesi saranno quelli decisivi per capire chi vincerà questo estenuante braccio di forza tra il Cremlino e la Casa Bianca , intanto chi vuole un’Europa sovrana e autonoma dagli Stati Uniti dovrebbe decidere in fretta da quale parte schierarsi.

 
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La Casa Bianca procede con i piani per bombardare l'Iran

Post n°10 pubblicato il 28 Settembre 2006 da taliesin1968
Foto di taliesin1968

25 settembre 2006 – Esperti militari di Washington hanno riconosciuto la validità dell'analisi di Lyndon LaRouche secondo cui Bush e Cheney si ripromettono un attacco contro l'Iran a tempi ravvicinati, “senza preavviso”, come ha detto lo statista democratico, senza consultare il Congresso, le Nazioni Uniti e gli “alleati” degli USA. Lo scenario più probabile, ha spiegato LaRouche, è un ordine di Bush di attaccare l'Iran dalla base aerea di Offutt nel Nebraska.
L'allarme è stato lanciato da diversi ambienti contrari alla politica imperiale:
* Il colonnello in congedo dell'Air Force Sam Gardiner ha scritto un articolo per «The Century Foundation» in cui spiega che elementi dell'amministrazione Bush non tengono conto delle preoccupazioni espresse dagli ufficiali in servizio ma sono sempre più propensi a ordinare gli attacchi aerei, miranti non solo ai siti del programma nucleare iraniano, ma a colpire lo stesso governo per “decapitare” il regime. L'analisi di 25 pagine di Gardiner è intitolata “La fine della 'estate della diplomazia'.”
* Un lungo articolo pubblicato il 21 settembre da The Nation, intitolato “Segnali di guerra”, riferisce: “The Nation è venuto a sapere che l'amministrazione Bush e il Pentagono hanno emesso ordini per la costituzione di 'gruppo d'assalto' di navi ... che si diriga verso il Golfo Persico, sulle coste occidentali dell'Iran”. Al gruppo apparterrebbero la portaerei Eisenhower e una scorta di sottomarini. The Nation cita Gardiner e diversi altri ufficiali militari e dell'intelligence, tra cui il noto ex analista della CIA Ray McGovern, che hanno confermato l'estrema gravità della situazione.
* Sull'American Conservative, l'ex funzionario CIA Phil Giraldi ha riferito i moniti provenienti da diversi militari in servizio e da parte di politici preoccupati per la fretta con la quale la Casa Bianca sta procedendo verso il bombardamento dell'Iran.
* Il colonnello dell'Air Force Karen Kwiatkowski spiega in un articolo su LewRockwell.com che l'invasione dell'Iran “non è soltanto già pianificata, ma è già in corso”. “Prove, piani e documenti mostrano che l'invasione dell'Iran, usando l'Iraq, il Golfo Persico, il Pakistan, la Turchia, il Kurdistan, soldati e marines iracheni e americani … è già in corso, illegalmente”.
* Lo scrittore iraniano Abbas Bakhtiar, professore universitario in Norvegia, ha pubblicato due analisi sul pericolo di un attacco USA in Iran. La prima è un articolo apparso il 28 agosto su “Scoop Independent News”, la seconda è un'analisi di 80 pagine intitolata “U.S. vs Iran: Hybrid War”.
Secondo Bakhtiar, l'Iran risponderà all'aggressione con l'impiego di forze regolari e irregolari (da qui il termine guerra ibrida). Dopo aver ampiamente descritto le forze di cui dispone l'Iran, (350 mila regolari, 100 mila della guardia repubblicana, 100 mila volontari. Inoltre: 350 mila riservisti dell'esercito e 300 mila riservisti dei volontari. 45-60 mila poliziotti. Ma secondo alcune stime i volontari potrebbero salire, con le riserve, fino ad alcuni milioni).
Bakhtiar cita rapporti della sicurezza saudita secondo cui l'Iran disporrebbe di elementi piazzati ad alto livello nei ministeri ed in altre istituzioni irachene. Di conseguenza l'Iran potrebbe scatenare la guerra asimmetrica in Iraq, colpendo in profondità le forze anglo-americane ivi stanziate e le loro linee di rifornimento.
Bakhtiar spiega inoltre che le forze iraniane hanno la capacità di bloccare lo stretto di Hormutz, in maniera tale da costringere gli USA ad occupare la regione meridionale dell'Iran e le trenta isole, con un impiego incredibile di forze navali per liquidare le numerose piccole imbarcazioni della guardia repubblicana. Sullo stretto di Hormuz grava inoltre un'ipoteca cinese: nel caso di blocco americano dello stretto, la Cina si troverebbe tagliata fuori dai rifornimenti vitali. Inoltre, lo stesso Iran potrebbe decidere di prendere di mira con i suoi missili tutti i pozzi della regione, compresi quelli del Qatar, del Bahrein e del Kuwait, dove sono presenti basi USA.
Bakhtiar illustra approfonditamente la strategia della guerra ibrida alla quale l'Iran si starebbe preparando dal 1980, anche studiando le esperienze USA in Afghanistan e Iraq. “Le recenti manovre militari iraniane mostrano come, se attaccato, il paese potrebbe schierare uno dei più imponenti eserciti irregolari che si sia mai visto…”
L'Iran probabilmente risponderà alle incursioni aeree USA con spedizioni della Guardia Rivoluzionaria a combattere le truppe americane sia in Iraq che in Afghanistan. A quel punto agli USA non resterebbe che l'opzione di invadere l'Iran, ma il grosso delle sue truppe sarebbe già inchiodato a combattere contro le truppe irregolari nei due paesi confinanti. Allora resterebbe solo l'opzione nucleare. L'Iran, di contro ha anche l'opzione delle armi chimiche e biologiche, scrive Bakhtiar. Inoltre, se l'Iran attacca Israele, quest'ultimo si rivolgerebbe contro la Siria, che comunque ha un patto di difesa con l'Iran e a quel punto non potrebbe restare fuori dal conflitto.
Lo studio è una utile esposizione, molto dettagliata, su come si sviluppa la guerra irregolare che LaRouche ha denunciato come il pericolo maggiore derivante da un attacco dei neocon contro l'Iran.
Non sorprende come un'accelerazione di questa politica folle sia avvenuta proprio nel momento in cui il presidente iraniano Mohamoud Ahmadinejad ha fatto diverse offerte a favore della pace nel corso della visita negli USA ed alle Nazioni Unite

Le audizioni dei democratici al Senato

Intanto sono iniziate il 25 settembre le audizioni del Senate Democratic Policy Committee sulla condotta della guerra in Iraq. La seduta è stata presieduta dal capogruppo Harry Reid e dai sen. Durbin, Dorgan e Shumer. La controparte repubblicana, vivamente invitata a partecipare, ha preferito disertare la seduta.
La lista di tutto quello che è andato per storto nella guerra in Iraq è stata presentata da Reid e sono stati poi ascoltati tre alti ufficiali in congedo. Tutti e tre hanno auspicato un avvicendamento ai vertici del Pentagono ma al tempo stesso hanno anche deprecato la latitanza del Congresso e degli stessi democratici nel contrastare la guerra.
Il colonnello dei Marines Thomas X. Hammes, autore di un libro molto apprezzato sulla guerra irregolare, ha ricordato ai senatori che la banda composta da Bush, Cheney e Rumsfeld non ha “preso il potere”, piuttosto, “il potere è stato loro ceduto” da parte dei parlamentari democratici quando nel 2002 decisero di non indire il dibattito sull'Iraq prima del voto. Dopo quelle elezioni fu troppo tardi, anche perché il dispiegamento militare era entrato in una fase avanzata.
Il general maggiore dell'esercito Paul Eaton ha dovuto rispondere al sen. Schumer sulla riluttanza degli ufficiali in servizio di parlare senza riserve sulla situazione reale in Iraq. Gli ha ricordato che il Congresso ha l'autorità di convocare a deporre, e di obbligare gli ufficiali a dire tutta la verità, a prescindere da chi è al governo. Se il Congresso lo facesse, gli ufficiali sarebbero finalmente liberi di ignorare le pressioni di Rumsfeld, ha detto Eaton.
Il general maggiore John Batiste, uno degli ufficiali in congedo più critico nei confronti di Rumsfeld, ha spiegato che occorre smetterla di “ipotecare il nostro futuro al tasso di 1,5 miliardi a settimana e di sostenere il nostro grande esercito e i Marines con finanziamenti straordinari”.

 
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LA PASSATELLA o CONTA DEL VINO - Romanità

Post n°9 pubblicato il 20 Aprile 2006 da taliesin1968

Un gioco molto antico, risalente agli antichi romani che lo chiamavano "Rex vini, regnum vini": se ne trovano entusiastiche descrizioni in Catone e Orazio. Ma nel tempo le regole mutarono, così come sparì il carattere "nobile" del gioco per fare largo ad un passatempo godereccio, popolaresco e cruento.
Il finale, attestano tutti i cronisti dell'epoca, degenerava frequentemente in rissa. Lo scopo era di far rimanere a bocca asciutta e sbeffeggiare uno dei partecipanti. E non sempre il perdente accettava di buon grado di veder gli altri bere il vino che avrebbe dovuto pagare lui. La "passatella" aveva un regolamento molto rigido e fasi piuttosto complesse. Riassumendo all'estremo, gli elementi essenziali erano questi: tutti i giocatori procedevano alla conta aprendo simultaneamente le dita di una mano, come a morra. Chi dalla conta risultava prescelto era detto, semplicemente, "la Conta". Questi aveva diritto alla prima bevuta e doveva nominare il "padrone" e il "sottopadrone" del vino. Al padrone spettava il compito di riempire a sua discrezione i bicchieri degli altri partecipanti. Più determinante, in realtà, era il ruolo del "sotto": costui, infatti, poteva decidere di "passare", ossia di saltare, uno dei giocatori.
E poteva anche nominare dei suoi vice che a loro volta procedevano, ad arbitrio, ad ulteriori "passate". Chi alla fine di una serie di giri, o mani, restava definitivamente escluso dalla bevuta veniva "fatto olmo" (termine di incerta etimologia che significa, appunto, escluso) e doveva pagare per tutti.
La "passata" era quasi sempre suggerita da rancori o ruggini personali, e si ha precisa testimonianza di dialoghi al vetriolo tra i "sottopadroni" e le loro vittime di turno. Non infrequenti, come si accennava, gli epiloghi a coltellate. Specialmente quando l' "Olmo" era un "paìno" dal sangue caldo, uno di quei giovanotti capaci di prendersela a male "si quarcheduno je carpestava l'ombra".

 
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GLI STORNELLI ROMANI - Romanità

Post n°8 pubblicato il 20 Aprile 2006 da taliesin1968

Superato il Medio Evo, nel quale la letteratura era infarcita di rime riportanti il sentimento di ostilità contro la donna ritenuta fonte di malignità e di frode, l’area degli acquedotti declina, come in realtà tutta la città, fino al ‘500.
Dalle catacombe di S. Sebastiano alle pendici dei Colli Albani, l’aspetto della Campagna romana è funerea, e solo il sole d’Ottobre, che s’appoggia sulla Tomba di Cecilia Metella, guardando come un innamorato la monumentale architettura degli Acquedotti, rende il paesaggio meno triste.
La fama dei luoghi del "malincontro" si estende ben oltre le Alpi. Le gesta dei "furbi" e "malandrini" varcano i confini nazionali, la letteratura europea si riempie di "pajate e coltelli", delle descrizioni delle belle funzioni religiose lungo la via delle Sette Chiese e delle "sassaiole" alla cava dei selci.
Ma oltralpe, superando i limiti della lingua popolare, giungono anche gli stornelli, gli sfottò, i proverbi romani. I riti, le tradizioni, i costumi, immortalati dalla memoria, vengono tramandati come favole, leggende. Le storie d’osteria vengono illustrate come le tante piastrelle dei cantori ambulanti pronte ad essere coagulate nella storia e tradizione popolare di ogni luogo.
Così non c’è ostacolo di frontiera fra il canto siciliano, la sceneggiata napoletana, lo sfottò romano, la burla toscana e quella d’oltralpe. Un filo comune lega queste tradizioni fatte di parole estrapolate da consigli medici, culinari, d’amicizia e d’amore, mentre dal Medioevo ci giunge il senso dell’odio verso la donna. Questo, limitato nel periodo greco-romano, con l’avvento della cultura oscurantista arriva ai massimi livelli sia in termini filosofici che fisici e triviali.
Nella tradizione orale popolare entrano anche i detti nati dai testi sacri, come S. Matteo che asserisce che "In bocca è peccato quello che esce , no quello che c’entra" quasi in risposta all’abbandono della correttezza della tradizione popolare romana dove "né a tavola, né a letto nun se porta rispetto".
Il vino che corre a fiumi nelle tavole romane, rallegrando papi e santi, ladri e prostitute è l’elemento essenziale, il perno della civiltà romana, visto che già nell’antica Roma circolava una lista comprendente 192 qualità di vino. Sapendo che il vino "fa’ cantà", è impossibile non affrontare anche il tema delle canzoni nate fra una gita fuori porta ed una occasione come tante per passare una serata in una bettola.

Gli stornelli romaneschi sono sempre stati considerati come un aspetto semplicemente "pittoresco" e "popolare" della vita quotidiana romana senza un vero valore artistico e culturale, perché troppo legati alla passione e alla violenza di una vita dominata dalla miseria e dall’ignoranza.
Eppure gli stornelli romani, sempre nati dall’improvvisazione e dall’estro del momento, traevano la loro forza proprio dal fatto di essere così autentici e genuini, sia quando venivano cantati dalle popolane come "sfottò" da balcone a balcone, sia quando assumevano gli accenti drammatici dei carcerati di Regina Coeli. Lo stornello romano di solito breve e immediato e rivolto ad un esiguo pubblico, viene poi ripreso e tramandato dai cantori di strada, dai carrettieri o venditori, da autentici aedi ciechi come Omero, i cosiddetti Pasquali.
La loro genuinità rimase intatta almeno fino alla fine dell’ 800, finché cioè vari studiosi non cominciarono a ricercarli e a trascriverli, tradendone in qualche modo, per motivi commerciali, lo spirito originale.
Nelle osterie di Statuario, Quadraro-Porta Furba e quelle nelle campagne di Capannelle e Vermicino, viene riportata in musica la quotidianità attraverso lo stornello, correzione e riadattamento delle scenate fatte alle belle contadine, alle monticiane, alle trasteverine.

 
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Rugantino - Tirollallero

Post n°7 pubblicato il 20 Aprile 2006 da taliesin1968

Tirollallero lallà
Tirollallero
Tirollallero lallà
Tirollallero

La barca nun cammina senza vento
La tela nun se tesse senza trama
Chi fabbrica e nun fa bon fondamento
La casa casca e lui co’ chi reclama ....
Così so io c’ ho fabbricato ar vento
Perché ho voluto bene a chi nun m’ama
Io te saluto….vattene co’ Dio
Tu per il fatto tuo, io per il mio….

Tirollallero lallà
Tirollallero
Tirollallero lallà
Tirollallero

Una candela nun po’ fa du’ lumi
E si li fa nun li po’ fa lucenti…
Una funtana nun po' fa du fiumi
E si li fa nun li po’ fa corenti

Così la donna quanno cià due amanti,
che tutt’e due nun li po’ fa' contenti
mejo che all’uno o all’antro dia licenza
Bella, si tocca a me ce vo’ pazienza

Tirollallero lallà
Tirollallero
Tirollallero lallà
Tirollallero

 
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Romeo e Giulietta - per il mio Angelo -

Post n°6 pubblicato il 19 Aprile 2006 da taliesin1968

Quale luce vedo sprigionarsi lassù, dal vano di quella finestra? È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole! Sorgi, bel sole, e l’invidiosa luna già pallida di rabbia ed ammalata uccidi, perché tu, che sei sua ancella, sei di gran lunga di lei più splendente. Non restare sua ancella, se invidiosa essa è di te; la verginal sua veste s’è fatta ormai d’un color verde scialbo e non l’indossano altre che le sciocche. Gettala via!… Oh, sì, è la mia donna, l’amore mio. Ah, s’ella lo sapesse! Ella mi parla, senza dir parola. Come mai?… È il suo occhio che mi discorre, ed io risponderò. Oh, ma che sto dicendo… Presuntuoso ch’io sono! Non è a me, ch’ella discorre. Due luminose stelle,tra le più fulgide del firmamento avendo da sbrigar qualcosa altrove,si son partite dalle loro sfere e han pregato i suoi occhi di brillarvi fino al loro ritorno… E se quegli occhi fossero invece al posto delle stelle,e quelle stelle infisse alla sua fronte?Allora sì, la luce del suo viso farebbe impallidire quelle stelle,come il sole la luce d’una lampada;e tanto brillerebbero i suoi occhi su pei campi del cielo, che gli uccelli si metterebbero tutti a cantare credendo fosse finita la notte. Guarda com’ella poggia la sua gota a quella mano… Un guanto vorrei essere,su quella mano, e toccar quella guancia!

Dice qualcosa… Parla ancora,angelo luminoso, sei sì bella,e da lassù tu spandi sul mio capo tanta luce stanotte quanta più non potrebbe riversare sulle pupille volte verso il cielo degli sguardi stupiti di mortali un alato celeste messaggero che, cavalcando sopra pigre nuvole, veleggiasse per l’infinito azzurro.

 
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HOLGER DANSKE - L'infanzia di Uggeri

Post n°5 pubblicato il 19 Aprile 2006 da taliesin1968
Foto di taliesin1968

Uggeri aveva sedici anni quando Carlo Magno, che aveva esteso il suo impero su tutti i sovrani cristiani del tempo, si ricordò che Goffredo, re di Danimarca, aveva omesso di rendergli omaggio. Ma quando gli mandò un'ambasciata per richiedergli il dovuto vassallaggio, si sentì rispondere un rifiuto. Allora Carlo ripeté la richiesta, ma questa volta con un esercito armato.

Goffredo oppose una vana resistenza, dovette capitolare e giurò fedeltà a Carlo Magno. Come pegno di sincerità, dovette consegnare all'imperatore suo figlio Uggeri in qualità ostaggio.

Uggeri fu condotto ad Aquisgrana, alla corte di Carlo Magno. Si occupò di lui il buon duca Namo di Baviera, che lo allevò come fosse un figlio.

Passarono gli anni e come le fate avevano promesso, Uggeri si faceva sempre più gentile e amabile e superava in forza e ardimento tutti i suoi compagni. Era rispettoso con i cavalieri più anziani e ardeva dall'impazienza di imitare le loro gesta. S'innamorò di Belissena, figlia di un feudatario dell'imperatore, il quale di buon grado gliela concesse in sposa. Insomma, il periodo che Uggeri passò in qualità di ostaggio non fu certo triste, tuttavia il ragazzo si duoleva in segreto per la sua condizione di prigioniero e gli pareva che suo padre l'avesse dimenticato. 

Nel frattempo, in Danimarca, la madre di Uggeri era morta e re Goffredo aveva sposato un'altra donna da cui aveva avuto un figlio chiamato Guion. La nuova regina comandava a bacchetta il marito e temeva che, se questi avesse visto ancora una volta Uggeri, lo avrebbe preferito sopra Guion, così aveva accortamente persuaso re Goffredo a ritardare i suoi obblighi di vassallaggio nei confronti di Carlo Magno. In tal modo passarono altri quattro anni e Carlo Magno prolungava a sua volta la cattività di Uggeri finché il re di Danimarca si decidesse a chiarire la faccenda. 

 
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