Creato da Ales_Cento il 19/08/2006

ALFA

opinioni di genitori

DI PUBLIO TERENZIO AFRO

Homo sum; humani nihil a me alienum puto.(Sono un essere umano; nulla di ciò che è umano reputo a me estraneo)

 

PERCHÈ ALFA ?

ALFA è la prima lettera dell'alfabeto greco. Indica però anche l'inizio; il principio di un qualcosa. Questo blog , vuole essere un tentativo. Un tentativo  per confrontare le opinioni dei genitori (a Cento e nei paesi limitrofi), sui vari temi che implicano i bambini, i giovani (Non per questo sono esclusi gli altri genitori che navigano nel web). Un confronto sulle tematiche che influenzano la normale quotidianità familiare e le aspettative di noi genitori. Un principio insomma su di un argomento che è di per sè IL PRINCIPIO. I bambini ed i giovani (di qualsiasi età, frequentanti qualsiasi classe o qualsiasi sezione) sono  loro IL PRINCIPIO. Non esisterà niente senza i bambini, senza i giovani. Che valore hanno la politica, la religione, l'economia, il mondo del lavoro, la filosofia, il futuro e tutto quello che riguarda il mondo degli adulti senza di loro.

 

ALFA   ,però può indicare una privazione, una negazione (alfa privativo). Soprattutto dei partiti. O meglio di quei politicanti e di tutti coloro che vedono la "politica" come un qualcosa al di sopra di tutto, e a cui tutti e tutto , si devono prostrare e sottomettere. Quando dovrebbe essere perfettamente il contrario : " E' la politica che dovrebbe asservire le famiglie". Per non parlare di coloro che sfruttano certi argomenti per puri scopi personali.

Sembrano parolone retoriche e forse demagogiche. Il tutto è semplicemente dettato da una reale preoccupazione. Il "mondo Cento" stà cambiando velocemente e non certo in meglio. La preoccupazione nasce spontanea. Mi sembra doveroso tentare di fare qualcosa in più, per assicurare un mondo migliore a mio figlio e non stare alla finestra a guardare. Capisco che è una goccia in un oceano, ma  ormai è insensato pensare che basta rinchiudersi tra le pareti di casa e tutto quello che succede fuori non possa mai toccarci.

E' per questo, che ho fatto il rappresentante della sua sezione. Sarei un bugiardo ed un ipocrita a dire che non sono interessato a seguire questa strada.  Ho un interesse è vero; ma non è quello di distinguermi dagli altri, per sentirmi sopra di un piedistallo, od arrivare chissà dove; ma è semplicemente una maniera, concreta, di stare più vicino al mio bimbo. Il progetto è che questo blog non resti il "mio blog".

 
 

Ultimi Commenti

Ales_Cento
Ales_Cento il 31/08/10 alle 22:26 via WEB
IL Resto del Carlino - 26 agosto 2010 - I nodi della scuola - - All’appello manca un preside su tre - - Vincenzo Viglione: «Molti dirigenti saranno chiamati a gestire due scuole - - di LUCA BOLOGNINI - POCO PIÙ di quindici giorni per trovare altrettanti dirigenti scolastici. La matassa che Vincenzo Viglione, numero uno del Ufficio scolastico provinciale, dovrà sbrogliare prima che il 14 settembre riaprano i battenti delle scuole ferraresi è particolarmente intricata. Il conto alla rovescia è già partito e nei prossimi 19 giorni tutte le caselle mancanti dovranno essere riempite. Un sudoku da brividi, visto che al momento è vacante più di un posto su tre. «All’appello — sottolinea Viglione — mancano 15 dirigenti su 44». La soluzione c’è ed è obbligata. «A chi è già in servizio sarà assegnata anche un’altra scuola. In cambio di un’indennità che è minima, queste persone si dovranno fare carico di un doppio lavoro». Il fenomeno coinvolge un po’ tutta l’Italia. «E’ una situazione commenta amaramente Viglione —diffusa un po’ ovunque». Molti i disagi. «Un dirigente potrebbe trovarsi a operare in realtà territoriali e scolastiche molto diverse tra loro. E’ una situazione che va risolta». Anche Cristina Vendra di Cisl Scuola condivide l’analisi del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. «Si verranno a creare casi Molto complessi. E’ già difficile gestire una scuola, figuriamoci due. Quest’anno — fa notare la sindacalista — i problemi non verranno certamente risolti. Dalle ultime indiscrezioni sembra che il bando per il concorso attraverso il quale verranno scelti i nuovi dirigenti scolastici uscirà entro la fine dell’anno». Nel frattempo ci si dovrà arrangiare un po’.«I dirigenti ricorreranno all’aiuto dei loro vicari, che saranno incaricati di sostituirli nei momenti in cui si occupano dell’altro istituto di cui sono a capo. Il problema è che i ‘vice’ non hanno i compiti e i poteri dei numeri uno. La distanza, in questi casi, gioca un ruolo fondamentale. Può capitare che un preside sia incaricato di gestire plessi anche molto lontani tra loro». MA QUESTO è solo uno dei tanti problemi che attanaglia la scuola. «Da domani (oggi per chi legge, ndr) fino al primo di settembre — sottolinea Vendra— saremo occupati con le nomine del personale docente. Saranno giorni caldissimi, le difficoltà sono innumerevoli .Il‘caso’dei dirigenti è solo l’ulti¬mo e va aggiungersi a quello dei tagli, al precariato e all’eccessivo carico che sempre di più pesa sulle segreterie amministrative».
 
Ales_Cento
Ales_Cento il 31/08/10 alle 22:07 via WEB
di LUCA BOLOGNINI POCO PIÙ di quindici giorni per trovare altrettanti dirigenti scola¬stici. La matassa che Vincenzo Vi¬glione, numero uno del Ufficio scolastico provinciale, dovrà sbro¬gliare prima che il 14 settembre riaprano i battenti delle scuole fer¬raresi è particolarmente intricata. Il conto alla rovescia è già partito e nei prossimi 19 giorni tutte le ca¬selle mancanti dovranno essere riempite. Un sudoku da brividi, vi¬sto che al momento è vacante più di un posto su tre. «All’appello — sottolinea Viglione — mancano 15 dirigenti su 44». La soluzione c’è ed è obbligata. «A chi è già in servizio sarà assegnata anche un’al¬tra scuola. In cambio di un’inden¬nità che è minima, queste persone si dovranno fare carico di un dop¬pio lavoro». Il fenomeno coinvol¬ge un po’ tutta l’Italia. «E’ una si¬tuazione—commenta amaramen¬te Viglione—diffusa un po’ ovun¬que». Molti i disagi. «Un dirigente potrebbe trovarsi a operare in real¬tà territoriali e scolastiche molto diverse tra loro. E’ una situazione che va risolta». Anche Cristina Vendra di Cisl Scuola condivide l’analisi del diri¬gente dell’Ufficio scolastico pro¬vinciale. «Si verranno a creare casi Molto complessi. E’ già difficile ge¬stire una scuola, figuriamoci due. Quest’anno—fa notare la sindaca¬lista — i problemi non verranno certamente risolti. Dalle ultime in¬discrezioni sembra che il bando per il concorso attraverso il quale verranno scelti i nuovi dirigenti scolastici uscirà entro la fine dell’anno». Nel frattempo ci si dovrà arrangia¬re un po’.«I dirigenti ricorreranno all’aiuto dei loro vicari, che saran¬no incaricati di sostituirli nei mo¬menti in cui si occupano dell’altro istituto di cui sono a capo. Il pro¬blema è che i ‘vice’ non hanno i compiti e i poteri dei numeri uno. La distanza, in questi casi, gioca un ruolo fondamentale. Può capi¬tare che un preside sia incaricato di gestire plessi anche molto lonta¬ni tra loro». MA QUESTO è solo uno dei tan¬ti problemi che attanaglia la scuo¬la. «Da domani (oggi per chi legge, ndr) fino al primo di settembre — sottolinea Vendra— saremo occu¬pati con le nomine del personale docente. Saranno giorni caldissi¬mi, le difficoltà sono innumerevo¬li .Il‘caso’dei dirigenti è solo l’ulti¬mo e va aggiungersi a quello dei ta¬gli, al precariato e all’eccessivo ca¬rico che sempre di più pesa sulle segreterie amministrative».
 
Ales_Cento
Ales_Cento il 30/08/10 alle 23:14 via WEB
GIOVEDÌ 12 AGOSTO 2010 SCUOLA «Organici, inadeguate le assegnazioni del Ministero» «NOVANTUNO docenti in più assegnati dal Ministero alle scuole dell’Emilia-Romagna, rispetto ai 350 richiesti, sono una risposta gravemente inadeguata rispetto ai livelli di qualità che riteniamo necessari per le scuole dell’Emilia-Romagna». Così Patrizio Bianchi, Assessore regionale alla scuola, commenta la notizia sulle nuove assegnazione di docenti alle scuole dell’Emilia-Romagna per l’anno scolastico che partirà a settembre. «Per questo già domani — annuncia Bianchi — il presidente della Regione Vasco Errani chiederà un incontro urgente al Ministro Gelmini per affrontare nel merito il complesso dei problemi relativi agli organici dei docenti delle scuole emiliano-romagnole».
 
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Ales_Cento il 30/08/10 alle 23:07 via WEB
GIOVEDÌ 12 AGOSTO 2010 SCUOLA «Organici, inadeguate le assegnazioni del Ministero» POSTEITALIANE «NOVANTUNO docenti in più Così Patrizio Bianchi, Assessore annuncia Bianchi — il presidente assegnati dal Ministero alle regionale alla scuola, commenta della Regione Vasco Errani scuole dell’Emilia-Romagna, la notizia sulle nuove chiederà un incontro urgente al rispetto ai 350 richiesti, sono una assegnazione di docenti alle Ministro Gelmini per affrontare risposta gravemente inadeguata scuole dell’Emilia-Romagna per nel merito il complesso dei rispetto ai livelli di qualità che l’anno scolastico che partirà a problemi relativi agli organici dei riteniamo necessari per le scuole settembre. docenti delle scuole dell’Emilia-Romagna». «Per questo già domani — emiliano-romagnole».
 
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Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:44 via WEB
A causa dei licenziamenti - ha detto Obama parlando dal Rose Garden della Casa Bianca - i bambini non hanno l'istruzione che meritano http://www.rassegna.it/articoli/2010/08/11/65601/obama-26-mld-di-dollari-per-listruzione. Stati Uniti Obama: 26 mld di dollari per l'istruzione stampa l'articolo | Firmata una legge da 26 miliardi di dollari per salvare i posti di lavoro di 160.000 insegnanti. Il presidente: “A causa dei licenziamenti i bambini non hanno l’istruzione che meritano”. I repubblicani sul piede di guerra: "solo sprechi" “Non possiamo stare fermi senza fare nulla mentre migliaia di insegnanti perdono il lavoro”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Barack Obama spinge affinché la Camera passi la legge sul lavoro che dovrebbe prevenire migliaia di licenziamenti. Barack Obama punta dunque sull’istruzione. Dopo il sì della Camera, il presidente ha dato il via libera ad un pacchetto di aiuti da 26 miliardi di dollari. L’obiettivo è proteggere dal licenziamento 300mila insegnanti e altri dipendenti pubblici, tra cui i poliziotti. “A causa dei licenziamenti - ha detto Obama parlando dal Rose Garden della Casa Bianca - i bambini non hanno l’istruzione che meritano”. Per i democratici, la misura, approvata con 247 voti a favori e 161 contrari, è un successo. “Non possiamo restarcene con le mani in mano senza fare nulla quando vengono licenziate le persone che educano i nostri bambini e che rendono sicure le nostre comunità”, ha detto Obama in un breve intervento nello Studio Ovale della Casa Bianca dove ha firmato la legge. I repubblicani sono sul piede di guerra. Per loro la legge non è altro che una concessione inutile al sindacato degli insegnanti, un “classico esempio della politica di sprechi”, che finirà per punire i democratici nelle elezioni di novembre. Il Senato ha approvato la legge, con margine ridottissimo, la scorsa settimana. La legge garantisce 10 miliardi di dollari agli istituti scolastici per riassumere gli insegnanti licenziati e conservare decina di migliaia di posti a rischio. Secondo il dipartimento dell’Istruzione, saranno salvati almeno 160mila lavoratori, fra cui 16.000 in California e 14.000 in Texas. Gli altri 16 miliardi di dollari saranno devoluti come fondi per programmi di Medicaid di diversi stati. Questi finanziamenti, inoltre, consentiranno di liberare risorse con cui assumere nuovi dipendenti. In tutto si stima che saranno creati circa 150.000 posti lavoro, tra poliziotti e altri dipendenti pubblici. “L’America sta osservando, l’America sta aspettando”, ha ricordato il presidente Obama. TAGS obama istruzione usa
 
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Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:43 via WEB
24/08/2010 | ore 20.38 » Scuola: Codacons pronto a class action contro "classi pollaio" in Sicilia Palermo, 24 ago. - (Adnkronos) - Un risarcimento medio di 250 euro a studente. E' questa, secondo le stime del Codacons la cifra che il ministero dell'Istruzione dovrebbe risarcire alle famiglie di quegli alunni costretti a far lezione in aule troppo affollate. "E' fissato a 25 il numero massimo di studenti per aula, che, in moltissime realtà regionali - denuncia l'associazione - viene di gran lunga superato arrivando, addirittura, a toccare quota 40". I genitori di questi alunni possono quindi aderire alla class action avviata dal Codacons, che esprime solidarietà al gruppo di docenti e collaboratori scolastici in sit-in da oltre una settimana davanti la sede dell'ufficio scolastico regionale di Palermo, e a tutti i lavoratori precari della scuola. "Come già fanno tre di questi manifestanti - annuncia Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons - anch'io sono pronto a dare il via a uno sciopero della fame". "Duecentocinquanta euro a studente - afferma Tanasi - è una sorta di risarcimento delle tasse scolastiche pagate in proporzione al minore spazio a disposizione di ciascun alunno e al danno connesso al rischio per la sicurezza e la diminuzione del servizio di istruzione, reso ridicolo da "classi pollaio" composte da 35-40 alunni a causa dei tagli agli organici del personale docente".
 
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Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:42 via WEB
20-07-10 SCUOLA: TAR LAZIO SALVA RIFORMA GELMINI MA CIRCOLARI SONO 'ILLEGITTIME' (ASCA) - Roma, 20 lug - Il Tar del Lazio non ha accolto la richiesta di sospensione provvisoria delle circolari sull'organico avanzata dalla Flc Cgil e il prossimo anno scolastico partira' regolarmente con la riforma delle superiori del ministro Mariastella Gelmini. In ogni caso, il Tar ha definito ''illegittime'' le tre circolari applicative dei testi normativi emanati successivamente e per questo ancora privi di efficacia e di rilievo giuridico. E' quanto emerge dall'ordinanza relativa al ricorso 4419 del 2010 pubblicata oggi dal Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio. In particolare, si legge nel documento, ''ritenuta l'ammissibilita' del ricorso nella considerazione che le puntuali disposizioni dettate con circolari impugnate, ancorche' dirette agli uffici periferici dell'amministrazione scolastica, sono suscettibili di riverberare effetti concreti nei riguardi degli alunni, delle relative famiglie, dei docenti, del personale ATA e delle comunita' scolastica nel suo insieme'' e ''ritenuta altresi' la sussistenza di un interesse qualificato dei ricorrenti all'impugnativa proposta con il ricorso e i motivi aggiunti, trattandosi di soggetti (alunni e relative famiglie, personale docente, personale Ata) che possono essere coinvolti dalle disposizioni concernenti rispettivamente le iscrizioni alle prime classi della scuola secondaria superiore emanate (c.m. n. 17/2010), gli organici del personale docente della scuola secondaria superiore (c.m. n. 37/2010), nonche', e in via direttamente consequenziale, la mobilita' del personale docente e Ata'', considerato che ''il ricorso presenta 'sufficienti elementi di fondatezza, ravvisandosi l'illegittimita' della circolare ministeriale n. 17/2010, essendo essa diretta a disciplinare le iscrizioni scolastiche entro il 26 marzo 2010 sulla base di ordinamenti scolastici a tale data non ancora in vigore, atteso che detti ordinamenti - concernenti la revisione dell'assetto ordinamentale e didattico dei licei, e il riordino degli istituti tecnici e professionali sono contenuti in testi regolamentari, dd.pp.rr. recanti la data del 15 marzo 2010, che sono entrati in vigore il 16 giugno 2010, giorno successivo a quello della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; l'illegittimita' della circolare ministeriale n. 37/2010, che, nel disporre la trasmissione di uno 'schema di Decreto Interministeriale' (emanato solo il successivo 6 luglio 2010) contenente le disposizioni sulle dotazioni organiche del personale docente per l'a.s. 2010/2011, e nell'anticiparne i contenuti precettivi, si sostanzia in circolare applicativa di un testo normativo (id est: decreto interministeriale n. 55 in data 6 luglio 2010) ancora privo di efficacia e di rilievo giuridico; la conseguente e riflessa illegittimita' della circolare ministeriale n. 19/2010 sulla mobilita' del personale docente, educativo e ATA per l's.s. 2010/2011''; considerato pero' che, ''ai fini della proposta misura cautelare, difetta la sussistenza del periculum nella considerazione che i ricorrenti non hanno documentato nel giudizio posizioni specifiche (nella qualita' di studenti, docenti e dipendenti ATA) direttamente incise dalle circolari impugnate, donde l'omessa deduzione di un danno attuale e concreto riveniente da dette circolari, con conseguente difetto del grave e irreparabile pregiudizio che giustifica l'emissione del provvedimento di sospensione richiesto'', il Tar ''respinge la domanda cautelare''. res-map/mcc/ss
 
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Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:41 via WEB
Lun, 09/08/2010 - 07:40 I danni economici di un sistema che non investe nell'istruzione! di Cristian Ribichesu Questo maggio è uscito un libro degli economisti e giornalisti Marco Iezzi e Tonia Mastrobuoni, “Gioventù sprecata, perché in Italia si fatica a diventare grandi”, edito dalla Laterza. Il libro, esemplare per la descrizione accurata e allo stesso tempo chiara delle dinamiche del lavoro che stanno vedendo una crescita della disoccupazione in Italia, rispetto allo scorso maggio 2009, e un inasprimento della dinamica della precarietà, con evidenti conseguenze negative sulla formazione di nuove famiglie e sull’andamento demografico, ben diversa dalla flessibilità che assicura tutele e stipendi maggiori per i lavoratori a tempo determinato, dedica il primo capitolo alla situazione che sta soffocando la scuola italiana. Sicuramente una pubblicazione significativa, in un momento così particolare, di contestazione della “riforma Gelmini”, che sta cambiando la scuola italiana attraverso una “razionalizzazione” che ha il suo fulcro in una riduzione massiccia del corpo docente, con un taglio di 133.000 lavoratori precari, di cui 88.000 docenti, in appena tre anni, per giunta elevando il numero massimo degli alunni per classe, contro i più logici criteri pedagogici, rinforzati anche da sperimentazioni internazionali, che invece vorrebbero il miglioramento dei livelli di apprendimento degli alunni in classi di piccoli gruppi, 15 studenti, addirittura in misura esponenziale per i ragazzi provenienti dai contesti sociali più svantaggiati. Iezzi e Matrobuoni, nel capitolo “Ultimi a scuola”, indicano tre punti precisi come responsabili di un sistema scolastico che nelle indicazioni Ocse-Pisa vede i livelli di apprendimento degli alunni italiani in basso nella classifica dei trenta paesi esaminati: stipendi bassi; precarietà; invecchiamento del corpo docente. Per i due autori gli stipendi dei docenti italiani non solo sono bassi, al terz’ultimo posto, dopo 15 anni di carriera, tra i paesi industrializzati, i più bassi d’Europa, con un aumento di appena l’11% delle buste paga tra il 1996 e il 2006, contro l’incremento medio del 15% delle altre nazioni confrontate, ma, addirittura, fanno notare che a questo stato di cose si aggiunge una pesante imposta sui redditi, con un’aliquota Irpef del 27%, che non conosce eguali in Francia, Germania, Svezia, ecc. Inoltre, sul versante della precarietà crescente del corpo docente, precisano che se nel 1998-99 gli insegnanti a tempo determinato erano il 9% del totale, 65.000 contro 726.000 di ruolo, nel 2007-08 quelli stabili erano 701.000 contro 142.000 a scadenza, l’83% contro il 17%. E, in più, evidenziano l’eccessivo sbilanciamento oltre i cinquant’anni dell’età media dei docenti italiani, considerando che gli insegnanti con più di 50 anni in Italia sono oltre il 55% del totale, contro il 32% del regno Unito, il 30% della Francia e il 28% della Spagna. Concludendo, l’Italia ha una classe docente poco pagata e molto tassata, spesso precaria e con una media età elevata e un turnover bloccato. Come detto questo libro è esemplare e la sua pubblicazione cade in un momento particolare. Ma, in più rispetto al testo, per fare altri piccoli esempi riguardanti la cecità politica sulla scuola, alcuni economisti della Bocconi hanno calcolato che dall'immissione nel mondo del lavoro di 100.000 donne in Italia si avrebbe un aumento dello 0,28% del PIL, con un guadagno di 6 miliardi di euro all'anno. Se pensiamo che con il taglio di 8 miliardi di euro nella scuola si blocca il turnover della classe docente più anziana del mondo e meno pagata d'Europa, allontanando 133.000 persone, più di 88.000 docenti, dal lavoro, considerando che nelle scuole materne e nelle elementari le insegnanti donne superano il 97%, e che nelle medie sono più del 70% e circa il 60% nelle superiori, si può facilmente desumere che di quei 133.000 lavoratori tagliati nel sistema, in tre anni, almeno 50.000 sono donne, per cui ogni anno avremo almeno una perdita aggiuntiva 3 miliardi di euro per il mancato inserimento nel mondo del lavoro di così tante donne. Inoltre, se si valuta che il Ministro Tremonti ha tagliato 8 miliardi di euro nelle scuole, e poi per i tagli ha reinvestito 7 miliardi di euro per disoccupazioni e casse integrazioni nel 2009, ma con un evidente danno a carico dei lavoratori della scuola e soprattutto dei precari, meno tutelati, meditando sul fatto che questa generazione "1000 euro", quando va bene, maturerà tardi gli anni del pensionamento e con un sistema contributivo e non retributivo, è anche vero che molti studiosi hanno calcolato un ulteriore danno economico futuro dato dalle migliaia di integrazioni sociali che lo Stato dovrà dare alla generazione dei giovani di oggi, quelli compresi tra i 25 e i 40 anni, che in futuro avranno pensioni minime non sufficienti per un costo della vita sempre più alto. E poi, se a maggio 2010, per l’Istat, l’occupazione maschile risulta in riduzione dell’1,1 per cento rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente, e quella femminile diminuisce dello 0,4 per cento rispetto ad aprile e dell’1,2 per cento nei confronti di maggio 2009, con un tasso di disoccupazione maschile del 7,7 per cento, in aumento rispetto a maggio 2009 (1,1 punti percentuali), e un tasso di disoccupazione femminile del 10,1 per cento, in aumento rispetto al mese di maggio 2009 (+1,2 punti percentuali), è logico pensare che abbia influito negativamente il taglio di 42.104 docenti e 15.167 collaboratori scolastici (1.928 docenti e 591 collaboratori scolastici in meno per la Sardegna nel 2009/2010), per un totale di 52.171 posti di lavoro in meno in Italia per il corrente anno scolastico, e che la situazione non potrà che peggiorare con l’ulteriore taglio di circa 25.600 docenti, di cui 1.037 in Sardegna, per l’anno scolastico 2010/2011. Il calcolo dei danni aumenta, ancora, economicamente e socialmente, visto che in una scuola come quella odierna, dove le classi arrivano al totale di 30 alunni, mancando le ore a disposizione, utili per seguire individualmente gli alunni, si perdono centinaia di ore di lezione preziose, e non si curano gli alunni che hanno bisogno di più attenzioni per una scuola che tuteli veramente l'uguaglianza di base, colmando le differenze di partenza fra chi è più o meno fortunato. Così la dispersione e l'abbandono scolastico crescono, l'apprendistato corre il rischio di diventare una scelta non indipendente dalle variabili ambientali, diminuiscono i diplomati e conseguentemente il numero degli iscritti nelle università. Ma peggiorano anche i livelli d'istruzione se docenti vincitori di concorso e/o di scuole di specializzazione bi annuali, o triennali nel caso in cui si sia conseguita l'abilitazione al sostegno, vengono allontanati dall'immissione in ruolo, in controtendenza rispetto alle leggi europee contro l'abuso del precariato, e ricevono gli stipendi in ritardo di mesi; come è logico che la qualità dell'insegnamento peggiori, come descritto da Iezzi e Mastrobuoni, se le retribuzioni dei docenti italiani sono le più basse d'Europa e i docenti italiani sono i più anziani del mondo. E così bisognerebbe affermare non che i docenti italiani sono retribuiti inadeguatamente perché i livelli di apprendimento sono diminuiti e quindi è peggiorata la qualità dell'insegnamento, ma che avendo peggiorato le condizioni del lavoro dell'insegnamento, anche con una considerazione economica ingenerosa nei confronti del lavoro del docente, si sono create falle nel sistema che hanno portato al peggioramento dei livelli di apprendimento. Insomma, la mancata visione, volente o nolente, dei danni che si stanno creando a tutta la nazione, e non solo alla Sardegna, che però gode di un primato negativo di disoccupazione, ingrassato dai tagli nelle scuole, e di abbandono scolastico, rimanendo insensibili alle richieste di tutela e difesa del mondo della scuola, anche solo attraverso il rispetto della legge sulla sicurezza nelle scuole, che pone un limite massimo di 26 persone per aula, elevabile solo dotando le classi di porte più grandi, ma vincolato sempre all'indice di affollamento, che prevede 1,80 mq di spazio per persona nelle scuole elementari e medie, e 1,96 in quelle superiori, e che da una sua corretta applicazione ridurrebbe il numero massimo di alunni per classe creando realmente le condizioni per una didattica ottimale, diventa colpevole e complice di una egoistica e cattiva gestione della cosa pubblica. Così politichese, dietrologie del momento, contrarietà nei confronti di chi vuole difendere la scuola, anche rendendosi indisponibili ad affiggere cartelli sulle porte delle aule, indicanti dimensioni e capienza massima di persone in quello spazio, sono atteggiamenti politici che, nel particolare frangente in cui si trova il mondo dell'istruzione, con la difficile situazione lavorativa dei docenti e Ata precari della scuola, non possono essere accettati. Non si possono accettare risposte del tipo "non possiamo attaccare i cartelli indicanti dimensioni dell’aula e capienza massima di persone nelle porte delle aule, altrimenti corriamo il rischio di chiuderle se non sono a norma", in un momento così delicato, né dalla destra, che ha creato la "riforma", e che, come afferma De Mauro ne "La cultura degli italiani", già da tempo si rifà a politiche internazionali di alcuni economisti, come Friedman, che addirittura vorrebbero sostituire i docenti con i computer, ma neanche da certa sinistra che non ha il coraggio di seguire la legge e di impostare una vera politica scolastica che ha la soluzione dei mali nella formula della semplicità, quella della riduzione del numero massimo degli alunni per classe e nell'assunzione dei docenti precari già formati e preparati e che sono essenziali per il ricambio generazionale della classe insegnanti. Non si può continuare a far finta di nulla, spesso speculando sui mali della scuola con le soluzioni più bizzarre e complicate, quando sono le basi, l'insegnamento al mattino, che devono essere garantite. Non si può, come ha scritto Josè Saramago, ne "Il vangelo secondo Gesù Cristo", meditando sul passo "chi è senza peccato scagli la prima pietra", giustificare gli atteggiamenti sbagliati e negare le critiche perché tutti sbagliamo, altrimenti non ci sarebbe quella tensione verso il miglioramento. Non si possono aumentare gli alunni per classe e tagliare i docenti vincitori di concorsi e scuole di specializzazione, perché così si nega al Paese e ai cittadini il diritto all'uguaglianza, principio basilare del vivere civile, ribadito questa estate da Andrea Camilleri sulle pagine dell'Unità. Insomma, se economisti e tecnici dell’istruzione e del lavoro da più di un anno ribadiscono, anche attraverso pubblicazioni di libri, come quest’ultimo “Gioventù sprecata”, che è giusto sbloccare il turnover per l’assunzione dei docenti precari, che è giusto adeguare lo stipendio dei docenti italiani a quello degli altri colleghi europei, e che inoltre non è didatticamente ottimale fare lezione in classi di trenta alunni, davanti all’abbondanza di indicazioni tecniche non si può che affermare che l’indifferenza politica sui problemi del sistema scolastico ha anche delle aggravanti di colpevolezza, non più trascurabili, e contribuisce a portare il Paese verso la deriva richiamata da Stella e Rizzo nell’omonimo libro! http://www.orizzontescuola.it/node/10841
 
Ales_Cento
Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:40 via WEB
Amianto in 2.400 scuole italiane, ma sono spariti i soldi per ripulirle Cinque edifici su 100 contaminati: i 358 milioni stanziati non ci sono più di Nino Cirillo ROMA (9 agosto) - L’amianto nelle scuole dei nostri ragazzi è uno scandalo lungo almeno 18 anni, una di quelle vergogne che rispuntano a intervalli lunghissimi, che una legge avrebbe dovuto cancellare -la legge n. 257, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 13 aprile 1992- e invece neanche la legge ce l’ha fatta. Se la norma fosse stata applicata e rispettata -se cioè, oltre che dichiarare fuori legge l’amianto, si fosse proceduto a una seria operazione di bonifica- non saremmo oggi qui a osservare il baratro nel quale siamo finiti: 2.400 scuole italiane sono ancora a rischio, c’è amianto nelle loro strutture. Sui tetti, nelle palestre, nei muri è stata accertata la presenza di quel materiale molto comune e molto usato negli anni del Boom «per la sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa», che provoca con le sue polveri -ormai è fin troppo accertato- tumori della pleura e carcinoma polmonare. Duemilaquattrocento scuole su 41.902 edifici scolastici sparsi per la nostra Penisola. Vuol dire che cinque scuole su cento -e anche qualcosa di più- aprono i battenti ogni mattina, facendo correre agli alunni, agli insegnanti, a tutto il personale questo terribile rischio. Il dato è tremendamente serio, contenuto in dossier riservato del Ministero della pubblica istruzione che fa il punto sullo stato -disastroso- dell’edilizia scolastica italiana. Un dossier che fotografa bene il dramma dell’amianto soprattutto quando fornisce i dati sugli anni di costruzione degli edifici scolastici. Il 44 per cento delle scuole oggi aperte e funzionanti in Italia, infatti, sono state costruite fra il 1961 e il 1980, una su due o poco meno. Negli anni cui l’amianto andava che era un piacere, formidabile garanzia di isolamento termico e acustico, quasi un piccolo mito di “modernità”. E pensare che già allora eravamo molto indietro. La prima nazione al mondo -dicono i libri- a riconoscere la natura cancerogena dell’amianto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori danneggiati fu addirittura la Germania nazista nel 1943. «Ma in quegli anni, per l’incremento demografico galoppante -ricorda Lello Macro, delle segreteria nazionale della Uil scuola, fonte inesauribile di dati sull’edilizia scolastica italiana- bisognava costruire tante nuove scuole e soprattutto costruirle in fretta. Così, senza troppi scrupoli, si fece massiccio ricorso all’amianto». E dopo? «Fortuna ha voluto che comuni e province -ricorda ancora Macro- decidessero di fare da soli, nonostante l’assenza di divieti e di controlli, e di realizzare nuove scuole secondo i nuovi dettami, e cioè senza amianto». Ma sono soltanto il 23 per cento del totale quelle costruite dal 1980 in poi. Eppure c’è stato un giorno della primavera scorsa -il 29 aprile per l’esattezza- in cui la soluzione del problema è sembrata davvero a un passo. Quel giorno il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini volle esprimere pubblicamente la sua «massima soddisfazione per l’intesa politica raggiunta dopo l’incontro al ministero degli Affari regionali con il ministro Fitto e il sottosegretario alle Infrastrutture Mantovani per lo sblocco di 350 milioni di euro a favore del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici». «Messa in sicurezza», quindi, anche dall’amianto, con la completa rimozione delle strutture pericolose in tutte le 2.400 scuole segnalate. Sembrava fatta, poco poteva interessare -in quel momento- che i 350 milioni fossero lo stralcio di uno stralcio, che i fondi per l’edilizia scolastica italiana continuavano ad arrivare così, in maniera sporadica e disorganica. C’erano i soldi per l’amianto e questo bastava. Tre mesi dopo, la doccia fredda. I 350 milioni di euro -358 per la precisione- sono svaporati dalla manovra finanziaria appena approvata. Potrebbero anche essere reinseriti nella manovra “invernale” per il 2011-2013, ma per adesso non ci sono. Come è svanita la speranza -e chissà mai se tornerà- di togliere l’amianto dalle nostre scuole. Scuole che stanno per riaprire come se nulla fosse accaduto, scuole nelle quali già dal dicembre scorso è scaduta l’ultima proroga che forniva a enti locali e capi d’istituto una sorta di “copertura legislativa” a proteggerli dalla mancata messa in regola delle strutture. «Oggi dovrebbero solo segnalare le magagne e chiudere tutto» sintetizza Osvaldo Roman, anche lui grande esperto di edilizia scolastica, per dieci anni membro del Consiglio superiore della Pubblica istruzione. Secondo i dati degli ultimi rapporti ufficiali il rischio amianto ha una diffusione per aree della Penisola esattamente inversa a quella delle carenze di edilizia scolastica in generale. E’ al Nord infatti che si tocca il picco più alto, il 10 per cento degli edifici. Al centro meno dell’uno per cento, al Sud pure, mentre nelle Isole la percentuale di scuole a rischio amianto supera di poco il 3 per cento. Ma a rileggere le cronache di questo anno scolastico appena trascorso l’allarme è generale. A Roma è scoppiato il caso della “Bitossi”, una scuola media della Balduina: i genitori hanno denunciato presenza di amianto nella pavimentazione. E sempre a Roma l’amianto è stato segnalato all’Istituto “Villa Flaminia” -dove poi è partita una bonifica- alla media “Anna Magnani”,al liceo del Cinema “Rossellini” e perfino al “Tasso”. Poi Milano, dove anche grazie a rilevazioni aree è stata accertata la presenza di amianto in 34 scuole e avviata la bonifica. Ma altri 15 istituti sarebbero a rischio. E a Palermo, in almeno due scuole -la media “Domenico Scinà“ e il professionale “Luigi Einaudi”- ci sono stati giorni di scioperi e assemblee, senza che la bonifica sia stata ancora avviata. Infine Torino, forse la situazione più difficile, dove la Procura sta indagando sulla morte di 27 docenti, nel sospetto che sia legata alla presenza di amianto nelle aule. Tutto è partito da Domenico Mele, maestro in pensione delle elementari “Don Milani”, colpito da un tumore «riconducibile al prolungato contatto con l’amianto». Prima di morire, due anni fa, a 76 anni, volle farsi ascoltare dai magistrati. E a loro rivelò che i lavori di bonifica in quella scuola erano stati fatti, sì, «ma quando la scuola era in piena attività con insegnati e scolari presenti». Ecco, in Italia l’amianto si combatte ancora così. http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=114086&sez=HOME_SCUOLA&ssez=SCUOLA
 
Ales_Cento
Ales_Cento il 30/08/10 alle 22:37 via WEB
8 agosto 2010 Ci mancavano i voti elettronici di Marina Boscaino Perché nello statuto professionale di un docente italiano non è prevista – se non in apparenza – una competenza tecnologica culturalmente significativa? La colpa è della modernità. Moderno è bello. Slogan che ha segnato molti mutamenti – non sempre positivi – negli ultimi anni e sostenuto radicali abiure rispetto al passato, non sempre necessarie. La modernità è suggestione irresistibile, a cui – con consapevolezza ed elaborazione – rispondono nella storia del pensiero le menti più brillanti. Da qualche tempo, però, questa parola, ricca di implicite ed esplicite fascinazioni culturalmente sofisticate, si è involuta in una sorta di automatico “bollino” di positività; perdendo – allo stesso tempo – il senso di paradigma e indicatore di processi culturali complessi e significativi. Vittima di questo uso (e abuso) di un termine dal pedigree sontuoso è la scuola. Assolutamente moderni Politiche intrise di entusiasmi neoilluministi, non corroborati dalla necessaria riflessione culturale, hanno sostenuto che l’inserimento delle sempre “nuove” (a dispetto dello scorrere dei decenni) tecnologie potesse di per sé innescare un costruttivo rinnovamento, adeguando la scuola ai cambiamenti del mondo. Si è assegnata, insomma, valenza positiva in sé all’ingresso dei Pc e a infatuazioni per i totem tecnologici del momento (ultimo annuncio, con il plauso dei media, la pagella digitale, quando per l’Istat Internet taglia fuori 4 famiglie su 10). Ma notevoli investimenti economici non sono stati sostenuti da un analogo disegno culturale, che rendesse questi “moderni” oggetti valore aggiunto significativo per processi cognitivi degli studenti e intenzionalità didattica degli insegnanti. Il vero risultato è una “nuova frontiera” demagogica. Punta di diamante, la famosa “scuola delle 3 i” di Moratti: Internet, Inglese e Impresa (sic!). Fiumi di soldi sprecati e acquisizioni modeste da parte dei docenti, formati con criteri “addestrativi”, in gran parte recalcitranti a servirsi del potenziale dell’inserimento delle tecnologie nella didattica. Pochi coloro che escono con un po’ di intraprendenza esplorativa dalla dimensione del fare pur che sia (che ha creato l’opinabile figura dell’esperto in ogni scuola) verso quella del verificare sperimentando. Molti ignorano l’opportunità epistemologica costituita dalle rappresentazioni del mondo che le tecnologie digitali di comunicazione inverano e sulle quali costringono a riflettere. Un uso consapevole e culturalmente significativo avrebbe invece potuto rappresentare un’alternativa all’immobilità del sistema scolastico, sottoponendo i saperi a operazioni esplicite, ma concettualmente complesse. La scuola del cartaceo Tra grida e annunci, nessun vero spazio per affiancare altri modelli (frutto della metabolizzazione culturale di tecnologie alternative e plurali) alla preesistente e univoca architettura, emanazione di un’unica tecnologia, il libro tradizionale. È la scuola del cartaceo, in cui le fotocopie – grazie ai tagli – stanno diventando merce rara. In cui i docenti, arroccati nei saperi disciplinari, ignorano spesso la differenza tra mappa mentale e concettuale, continuando a chiamare “tesine” lavori privi di sintassi dichiarate, che gli studenti sono costretti ad elaborare e discutere – spesso con reciproca inconsapevolezza – in occasione della maturità. In cui si propagandano e-book dall’identità culturale indefinita, da usare in aule quasi prive di prese di corrente. In cui l’etichetta-alibi “burocrazia” ha impedito a molti docenti di scaricare i regolamenti di una “riforma” cui si andrà incontro avendo orecchiato notizie di terza mano, senza consultare fonti immediatamente disponibili. Rete e digitale potrebbero invece essere non solo semplificazione procedurale, ma strumento di emancipazione, democrazia e informazione, come dimostra il fatto che articoli come questo sono sui principali siti dedicati alla scuola 24 ore dopo la pubblicazione. La centralità di lavagna di ardesia e gesso è forma mentis che, senza un progetto culturale, non può essere sconfitta da acquisti di computer, celebrazione di e-book, seduzione digitale delle Lim. Continuiamo pure con la pedo-demagogia. Nella scuola tagliata di 8 mld, in cui 140.000 di noi non troveranno più posto, in cui – a un mese dall’inizio – non si hanno certezze sugli organici, con le aule tinteggiate dai genitori, la scuola dell’Eternit e dell’amianto non bonificati, della carta igienica a pagamento, Gelmini tenta di distrarci con l’ultimo golem della modernità: la pagella elettronica. Su cui digiteremo le cifre di un minimalismo culturale perseguito con ostinazione. da il Fatto Quotidiano dell’8 agosto 2010 http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/08/ci-mancavanoi-voti-elettronici/48612/
 
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SE di Rudyard Kipling

Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a te la perdono, e te ne fanno una colpa, se riesci a credere in te stesso quando nessuno lo fa, ma anche a tener conto del loro dubbio; se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare, o ad essere calunniato, senza mentire, od ad essere odiato, senza lasciarti prendere dall'odio, e tuttavia a non sembrare troppo buono, o troppo saggio; se riesci a sognare e non fare del sogno il tuo padrone; se riesci a pensare e non fare del tuo pensiero il tuo scopo; se riesci ad affrontare il Trionfo e la Rovina e trattare quei due impostori allo stesso modo; se riesci a sopportare di udire la Verità da te detta distorta da furfanti per abbindolare gli ingenui, o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, distrutte, e fermarti per ricostruirle con arnesi logori; se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vittorie e rischiarle in un colpo a testa e croce, e perdere, e ricominciare dall'inizio, senza mai lasciarti scappare un sospiro sulla perdita; se riesci a forzare il tuo cuore, i nervi e i muscoli e costringerli a servire il tuo scopo quando da tempo sono sfiniti, e a tener duro quando in te non resta altro che la Volontà, che ingiunge:"Tenete duro!", se riesci a parlare con la folla e conservare la virtù, o a camminare coi re senza perdere il buon senso, se non riesce a ferirti il nemico come l'amico più caro, se tutti contano per te, ma nessuno troppo; se riesci a riempire l'impercettibile minuto con sessanta inestimabili secondi di Vita, tua è la Terra, e tutto ciò che vi è in essa, e - quel che è più importante - sarai un Uomo, figlio mio!

 

RICORDI

 

LETTURE, FRA LE TANTE, DA NON PERDERE

"Un genitore quasi perfetto" di Bruno Bettelheim

"La scomparsa dei fatti" di Marco Travaglio

"L'indignato speciale" di Andrea Pamparana

"Psicologia e sviluppo mentale del bambino" di Jean Piaget

"Il momento è catartico" di Flavio Oreglio

"La scimmia nuda " di Desmond Morris

"Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand

" Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway

 

KNICK KNACK

 

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