Creato da mary91dgl0 il 09/12/2014
Aveva rivolto il suo sguardo fuori dalla finestra Alice quel giorno di mezza estate. All'altezza dei suoi occhi soltanto un foglio bianco pronto a sostenerla durante le sue cadute...cadute che facevano male...
 

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« BRICIOLEBRICIOLE »

BRICIOLE

Post n°9 pubblicato il 15 Dicembre 2014 da mary91dgl0

 

Avevo sedici anni quando iniziai a farmi del male. Su molti libri avevo letto che la bulimia colpisce soprattutto gli adolescenti che vedendosi imperfetti cercano di migliorarsi. Sembrava la soluzione per risolvere i miei problemi. Era facile in fondo bastava mettersi due dita in gola e vomitare. Poi mi accorsi che col tempo non rigettavo soltanto il cibo , ma anche una parte di me stessa che ancora oggi cerco. Fu allora che incominciai ad essere diversa. La paura di ingrassare invase cosi tanto la mia persona da isolarmi dal resto del mondo. Il bagno era diventato il mio rifugio, il mio "confessionale". Piangevo cosi tanto fra quelle quattro mura bianche , che la sera i miei occhi facevano fatica a restare aperti. Dovevo fare attenzione ad ogni mio movimento per nascondere il tutto. Era facile coprirsi di un sorriso. Quello che era difficile da fare era andare avanti. Tante volte ho tentato di farla finita di rinunciare a tutto. Non è per niente facile vivere combattendo con  se stessi ogni giorno . Ogni secondo , ogni minuto, ogni ora, che trascorrevo  da sola era un po' come morire. Sarà stato questo forse, a fare della scrittura la mia passione. Lei di certo non ti avrebbe mai fatto sentire inferiore a nulla. E mentre mi rifugiavo nella scrittura riuscivo a percepire di quanto dolore stavo provocando alla mia anima. Ma le voci erano tante ed io invece ne ero una, non avrei mai potuto vincere contro di loro. Potevo essere diversa. Fingere di più e apparire di meno. Essere buona nella misura giusta senza mai eccedere, senza mai apparire troppo ingenua. Investire di meno nei sentimenti e concentrami più su di me. Ma  puntualmente facevo l'esatto contrario.  Davo sempre il massimo quando invece avrei dovuto dare il minimo come fanno tutti. Era proprio questo a farmi sentire diversa il fatto di non appartenere a quei "tutti".  Ogni volta che davo tutto di me  puntualmente mi accorgevo che nessuno dava qualcosa a me. A volte mi sono sentita cosi vuota da non ritrovarmi niente tra le mani, se non me stessa. Sono stata sempre quella che ascoltava, che comprendeva gli animi delle persone cercando di dare loro un sostegno, una speranza a cui aggrapparsi. E ogni volta che davo loro consigli, avrei tanto voluto che qualcuno tendesse le sue mani verso di me e mi dicesse: "Apri il tuo cuore". Avrei potuto essere diversa somigliare alle tante ragazze che spensierate vivono la vita con un sorriso. Ma poi pensavo: "Quanto vero può essere quel sorriso che vela il loro volto? Forse era un modo per camuffarsi, per mascherare la tristezza o un problema. Ma per quanta volontà ci mettessi io non riuscivo a fingere. Non avevo quel coraggio, quella sicurezza che tanto mi mancava. La sicurezza. A volte mi sono chiesta se c'era qualcuno che potesse insegnarla, cercare di fartela capire. Ma come ogni cosa nella vita capisci che parole come la sicurezza, il coraggio,l'amicizia, l'amore non poteva essere insegnato,bisognava sentirlo. Non era come quando andavi  a scuola , li bastava imparare la semplice lezione  per ritornare a casa soddisfatto, ma al di fuori  di esso, era tutto diverso. Avrei voluto essere diversa,farmi meno problemi, il non sentire troppo. Sentire il giusto. Ma il mio difetto era il sentire troppo, il pensare. Preoccuparmi per ogni minima cosa che facevo, avere il terrore di ogni minimo sbaglio. Cercavo sempre di stare attenta ad ogni parola che pronunciavo per non ferire l'altra persona, di stare male io,di calarmi io nelle sue vesti. Di pensare prima a gli altri e poi a me.  Le parole sono come armi, ed io ogni arma la inghiottivo e la lasciavo macerare fino ad ammalarmene. Fino a farne diventare una malattia. Fino a ridurmi come uno straccio. Sapevo farmi del male, piangendo. Ma il mio non era un pianto qualunque, erano quelli che sapevano toglierti ogni organo del corpo. Ogni lacrima che rigava il mio volto era un po' di me che se ne andava. Ho amato, sono stata delusa, a volte ho visto attraversare anche attimi di gioia davanti ai miei occhi, ho conosciuto l'amicizia, ho perdonato, ho compreso, ho provato anche odio, rabbia, amarezza e invidia. Si, invidia. Un invidia non materiale, quella la si vede ogni giorno. La mia era un invidia diversa. A volte mi soffermavo ad osservare. Osservavo quelle ragazze con tacco 12, vestite tutte in tiro, e truccate cosi accuratamente. Era questa l'invidia di cui parlavo. Invidia non di come fossero vestite o truccate ma nel modo in cui camminando lasciavano un alone, una scia di sicurezza. Per un attimo avrei voluto anche io vestirmi di quella sicurezza. Poi ho capito che per essere sicuri di se, bisognava amarsi. Amare se stessi, era questa la chiave. Più camminavo nella direzione che mi ero imposta più mi convincevo che era quella la chiave giusta, ed era cosi. Un giorno più di altri lo capii. Non mi sono mai soffermata a guardarmi allo specchio come quel giorno. Di solito se lo facevo era solo per offendermi. Ma quel giorno vedevo dietro quel semplice pezzo di vetro l'altra parte di me,diversa con una luce particolare. Quella parte nascosta che difficilmente facevo intravedere. Avrei voluto tanto trascinare quella bellezza che avevo dentro e poterla mostrare al mondo. Ma più tentavo, più ero bloccata. Non lo so cosa mi bloccasse, forse era il mio essere troppo timida, impacciata, o forse era l'idea di non piacere agli altri, di essere sempre giudicata. Era il credere troppo al giudizio altrui che mi frenava. E li che incominciavano le paranoie.

-Forse hanno ragione loro. Cosi non vado bene. Devo cambiare.

 Col tempo ho capito che se volevo cambiare davvero dovevo farlo solo per me, per migliorare quei difetti che  tutti hanno. E di difetti ne ho tanti, lo ammetto.

I pensieri sono come il soffice soffio del vento, volano cosi lontano che a volte è difficile portarli a te e rivestirli di quell' amore di cui hai bisogno.

 

 

 

 

 
 
 
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