"La tenera fata della stupidità è discreta e s'adatta meravigliosamente al bene e al male, al sapere e all'ignoranza, all'uno e all'altra, a voi come per me...La ragione è in grado di smascherare il male che si cela perfidamente dietro la bella menzogna. Ma di fronte alla stupidità la ragione è impotente. Non ha nulla da smascherare. La stupidità non porta maschere. E' innocente. Sincera. Nuda. E' indefinibile...
(Milan Kundera - Il Sipario)
« dicembre | attimo » |
color arcobaleno, o color della tua pace,
Anno Nuovo senza paragone con tutto il tempo già vissuto
(vissuto male forse o senza senso)
per avere un anno
non appena tinteggiato di nuovo, rammendato di corsa,
ma nuovo nei semini del ciò-che-sarà;
nuovo
sino al cuore delle cose meno percepite
(a cominciare dal tuo intimo)
nuovo, spontaneo, che, talmente perfetto, nemmeno si noterebbe,
ma con lui si mangerebbe, si passeggerebbe,
si amerebbe, si comprenderebbe, si lavorerebbe,
non hai bisogno di bere champagne o qualunque altra bibita,
non hai bisogno di spedire nè di ricevere messaggi
(la pianta riceve messaggi?
Invia telegrammi?)
Non hai bisogno
di fare una lista di buone intenzioni
per archiviarle nel cassetto.
Non hai bisogno di piangere pentito
delle fesserie fatte
nè stupidamente credere
che per decreto della speranza
a partire da gennaio le cose cambino
e sia tutto chiarezza, ricompensa,
giustizia tra gli uomini e le nazioni,
libertà con profumo e sapore di pane mattutino,
diritti rispettati, a cominciare
dal sacro diritto di vivere.
Per avere un Anno Nuovo
che meriti tale nome,
tu, caro mio, devi meritartelo,
devi renderlo nuovo, io so che non è facile,
ma tenta, prova, con coscienza.
E’ dentro di te che l’Anno Nuovo"
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"Non tessevo, non lavoravo a maglia,
cominciavo uno scritto, lo cancellavo
sotto il peso della parola
perché l’espressione perfetta è ostacolata
quando dentro sei oppressa dalla pena.
E se l’assenza è il tema della mia vita
– l’assenza dalla vita –
sulla carta viene fuori il pianto
e il dolore naturale del corpo
che sa la privazione.
Cancello, strappo, soffoco
le urla vive:
“dove sei, vieni, ti aspetto
questa primavera è diversa dalle altre”
e al mattino ricomincio
con nuovi uccelli e lenzuoli bianchi
che si asciugano al sole.
Tu non sarai mai qui
ad annaffiare i fiori con la canna
e i vecchi soffitti che gocciolano
impregnati di pioggia
e la mia personalità
ch’è dissolta nella tua
quietamente, autunnalmente...
Il tuo cuore eletto
– eletto perché io l’ho scelto –
sarà sempre altrove
e io taglierò con le parole
i fili che mi legano
a quest’uomo particolare
del quale ho nostalgia
finché Ulisse diventi simbolo di nostalgia
e navighi per i mari
nella mente di ognuno.
Ogni giorno ti scordo
con passione
perché ti lavi dai peccati
del profumo e della dolcezza
e così purificato
entri nell’immortalità.
È un lavoro duro e ingrato.
Unica ricompensa, se alla fine
capirò cosa sia la presenza umana,
cosa sia l’assenza
o come funziona l’io
in tanta desolazione, in tanto tempo
come nulla fermi il domani
il corpo continua a rigenerarsi
si alza e si corica sul letto
quasi abbattuto a colpi d’ascia
a volte infermo a volte innamorato
sempre con la speranza
che quanto perde in tatto
lo guadagni in sostanza."
Katerina Anghelaki-Rooke
MUSICA DA ASCOLTARE
Fleet Foxes -
"fleet foxes"
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Mogway
"May nothing but happiness come through you door"
Take me somewhere nice"
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