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Terremoto previsto al Sud, Gresta attacca: “Allarmismo per accaparrarsi soldi”

Post n°1506 pubblicato il 12 Giugno 2012 da procino995
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Non c’è modo migliore di quello

di approfittare delle sensibilità

delle persone per accaparrarsi

qualche centinaio di milioni

di euro sulla prevenzione sismica,

quando non ce ne sarebbe assolutamente bisogno“. Cosi Stefano Gresta, a capo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) commenta il lavoro di quegli esperti, che nel corso degli ultimi giorni, a seguito del terremoto in Emilia, hanno annunciato la previsione di un terremoto potente e distruttivo al Sud Italia, con il probabile fine di accaparrarsi soldi dalle donazioni dei cittadini.

“A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5”, a lanciare l’allarme catastrofico su un possibile terremoto a Sud Italia sarebbe stato Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna: “Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni”. Una previsione quella del presidente dell’Enea, dimostrata da i risultati di alcuni algoritmi utilizzati da diversi team sulle previsioni dei terremoti. Con glis tessi strumenti, era stato previsto il terremoto che il 20 maggio si era verificato al Nord e che sta facendo tremare la terra proprio in queste ore. Per questo è importante lanciare l’allerta al Sud, prima che sia troppo tardi.

La notizia, una volta in rete, si è diffusa rapidamente via Facebook e Twitter, provocando timori e agitazioni in tutta Italia, non solo al Sud. E cosi, è arrivata anche all’attenzione di Stefano Gresta, presidente dell’Ingv che in contrasto con quanto affermato dal presidente dell’Enea, ha deciso di smentire le sue affermazioni.

Stefano Gresta, che si trovava a Nicolosi, nella sede del Parco dell’Etna, per partecipare alla presentazione della nuova carta vulcano tettonica, con la mappa aggiornata del più grande vulcano attivo d’Europa, ha spiegato come sia confermato dalla storia che il meridione d’Italia, quindi Sicilia e Calabria, siano le zone ad alto rischio sismico in tutta la penisola. Basti pensare, infatti, ai terremoti che le hanno colpite e distrutte, più volte, nel corso della storia. Quindi non è l’esperimento scientifico a dirci che la Sicilia come la Calabria, siano a rischio sismico :” Le previsioni attualmente hanno un margine di errore e di incertezza troppo ampio per poter essere utilizzate nella pratica. E chi ha fatto quelle previsioni non ha detto quanti falsi allarmi ha generato negli anni quello strumento, quante volte è stato previsto un evento che poi non si è mai verificato. E che facciamo, spostiamo milioni di persone per due anni e blocchiamo mezza Italia per un evento che magari poi non si verificherà?”

Lo studioso dopo la sua spiegazione, in cui smonta la teoria di previsioni sul terremoto, spiega che sui terremoti futuri si può parlare solo di probabilità e non di previsioni, prendendo come esempio l’algoritmo di previsione applicato alle zone colpite dal terremoto in Emilia Romagna, secondo cui vi è una certa probabilità che possa verificarsi un terremoto superiore alla magnitudo 4 o 5,5: “Nelle prossime ore potrebbe verificarsi, con probabilità al 28% un sisma di magnitudo 4 e l’1% di probabilità che si verifichi un sisma di 5.5% ma è solo una probabilità, non previsione”. Il suo ammonimento si conclude invitando gli enti a non fare allarmismo inutile sperando di ricevere fondi ma invece a condividere certi dati con altri enti di ricerca.

 

 

 
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