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Aggiornamento sulla situazione di Alitalia

Post n°101 pubblicato il 01 Maggio 2007 da azpia

L'affare Alitalia è il tentativo di far felici tutti senza scontentare nessuno. Non bisogna cederla agli "stranieri" per tutelare l'italianità, non bisogna licenziare nessuno per non scontentare i sindacati...  e non è possibile tenerla pubblica per non appesantire le casse dello Stato.

Ma alla fine c'è il vincolo più importante: non bisogna farla fallire. Altrimenti saremo tutti a piangerne le conseguenze. I nostri politici, dopo qualche tentennamento, hanno capito che per scongiurare questa eventualità bisogna essere disposti a fare qualche sacrificio. E io credo che anche questa volta i sacrifici li farà lo Stato. Nel senso che il governo accetterà di sbarazzarsi delle azioni, cedendole a un prezzo inferiore al valore di mercato, pur di scongiurare i licenziamenti.

Ecco il mio ragionamento. Ogni azione Alitalia, oggi, ha un valore di mercato non inferiore al suo patrimonio netto per azione (0.97 euro). E questo nonostante i pesanti debiti. Se la compagnia fosse in attivo, infatti, il suo valore sarebbe almeno 2, 3 volte quello del patrimonio netto, come avviene per altre aziende del settore. Ma Alitalia naviga in cattive acque: avrebbe bisogno di licenziare personale amministrativo e tagliare il cordone ombelicare con Az servizi...

In questo contesto il ministero dell'economia potrebbe decidere di vendere il pacchetto azionario a metà del valore effetivo - diciamo a 0.50 euro per azione - in cambio della garanzia che non ci saranno tagli occupazionali.  Alitalia, che orientativamente ha una capitalizzazione di 1.4 milioni di euro, sarebbe quindi ceduta a 700 milioni, con un risparmio di 700 milioni di euro.

Con questa cifra (ipotizzando che ogni dipendnete costi complessivamente 40 mila euro tra stipendio e contributi) si potrebbe risparmiare tanto da scongiurare 4.000 esuberi per 4 anni. Giusto il tempo per riequilibrare il network e lanciare nuove rotte con le quali mettere a regime la compagnia. A quel punto la compagnia potrebbe addirittura tornare a espandersi nuovamente.

Le indiscrezioni - non smentite - di un'offerta del gruppo Texano pari a 0.5 euro per azione sono quindi estremamente credibili e a mio avviso il Governo valuterà con interesse la possibilità. Le altre ipotesi sul campo al momento restano:

1) Air one
2) Aeroflot

Onestamente non mi piace l'ipotesi Air one perchè mi da l'idea del topolino che vuole partorire la montagna... di scandali parmalat ne abbiamo avuti fin troppi. Ho l'impressione che la compagnia - da sola - non avrebbe i capitali necessari per gestire l'iniziativa e dovrebbe fare un affidamento eccessivo sul sistema bancario. Aeroflot avrebbe le stesse difficoltà ed in più non bisogna dimenticare che l'azienda è ancora in mano statale russa... non sarebbe una vera e propria liberalizzazione e credo che l'idea non piacerebbe al'Ue.

In sintesi da piccolo azionista e da analista "tifo" per la cordata texana. Sono stati gli unici a dimostrare un vero interesse per la compagnia, in tempi non sospetti,  e hanno già risanato altre relatà economiche. Hanno maggiori disponibilità finanziarie degli altri pretendenti. Basta pensare che nel febbraio 2007 hanno dichiarato di voler acquisire il colosse energetico Txu per la sbalorditiva cifra di 45 miliardi di dollari.

In base a indiscrezioini di stampa i texani avrebbero pronti 5 miliardi di euro: di cui 3.8 in investimenti quinquennali.

 
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