Creato da philippfriuli il 13/04/2013
la somma dell'intelligenza resta costante e la popolazione aumenta
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Cammino veloce seguendo la riga del porfido del marciapiede come fosse la linea delle calze di una donna, che le fa più dritte le gambe. La fretta mi impregna, martellante e impetuosa, ma mi protegge e mi rende quasi invisibile a chi vorrebbe scambiare due parole con me. Sarebbe tempo perso cercar di spiegargli che è primavera e che mi aspetta una donna che sa di sole e di caldo. Una donna che usa la lingua come un coltello che ferisce e fà schizzare sangue e passione. Porge i suoi seni dai capezzoli duri per nutrirmi di voglia e poi apre le sue cosce per bagnarmi di umori. Qualcuno urla da una finestra. Sembrano grida di cuore e castigo, di amore e gelosia che cercano una vendetta plateale. L’essenza della disperazione di un uomo turbato, impazzito quasi stesse guardando la sua donna tra le braccia di un altro. Cammino veloce pensando a lei che mi aspetta, alle sue labbra gonfie di lussuria e di nuove promesse. Ai suoi baci. Al suo odore di femmina. Al suo ventre che ruota. L’erezione spinge. Tenta. Riempie la stoffa e diventa palese. La voglia di lei s’infila violenta e afferra la carne, la pelle e lacera il respiro di questi ultimi metri. E il solo pensiero mi intossica il sangue e mi gonfia le vene. Lei è come l’amante di una notte: io valgo soltanto per quanto la faccio godere. Cammino veloce e calpesto la terra, continuo ad accelerare come se da lontano sentissi il suono della sua voce irritata, replicata in un’eco che percorre, rimbalza sulle case e i muretti di cinta che custodiscono verdi giardini. Lei sa far bene la preda. Si offre come fosse un bottino di guerra. Ma poi quando tutto finisce, torno indietro e attraverso solo terre bruciate e fumi di sterpi ancora fumanti. Dalla finestra di un’osteria esce il suono greve di voci stonate che intonano una canzone, di guerra e di alpini. Si sparge un profumo di griglia che cuoce e l’odore della semplicità ravvivato dall’essenza di vino. Un’idea improvvisa mi blocca. La battaglia che mi divide dura soltanto un attimo e subito dopo sto alzando un bicchiere di rosso e mastico un pezzo di salsiccia arrostita mentre sorrido all’omone dietro al banco soddisfatto del mio “è proprio buonissimo!”. In lontananza la visione di lei, ansiosa e ossessiva, che continua a chiamare. Ed io, qui, sfinito che non voglio più andare.
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