BUON ANNO
EASY RIDER
Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Si è vero lo siamo in modo diverso, siamo quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.
Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore.
La gioventù deve fare esattamente ciò che pensa. L'importante è che non smettiate di essere giovani.
GRAZIE ERBA
OGNI NOSTRA AZIONE
E' UN GRIDO DI GUERRA CONTRO L'IMPERIALISMO
IN QUALUNQUE LUOGO
CI SORPRENDA LA MORTE
CHE SIA LA BENVENUTA
PURCHE' IL NOSTRO GRIDO DI GUERRA
GIUNGA AD UN'ORECCHIO
CHE LO RACCOLGA
E PURCHE' UN'ALTRA MANO
SI TENDA
PER IMPUGNARE LE NOSTRE ARMI.
(ERNESTO "CHE" GUEVARA)
O CARA MOGLIE
« Ascoltate |
Post n°56 pubblicato il 13 Novembre 2013 da zapata1968
Cassazione: sì al referendum contro il taglio dei tribunali, no al quesito anti-casta La norma sulla spending review del governo Monti aveva previsto la riduzione e l'accorpamento di 37 tribunali sui 165 esistenti, di 38 procure e la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale. Il decreto puntava a ottenere risparmi di spesa pari a 2 milioni 889mila e 597 euro per il 2012, 17milioni 337mila e 581 euro per il 2013 e 31 milioni 358mila e 999 per il 2014. Contro il taglio dei tribunali, tuttavia, si era sviluppato un ampio movimento di protesta in tutta Italia. Tra le varie iniziative, cortei di sindaci, blocchi di strade statali, sit-in di lavoratori, lettere al premier Enrico Letta e al Capo dello Stato Giorgio Napolitano e, addirittura, la minaccia di darsi fuoco da parte di un dipendente. Infine, è arrivata la richiesta di un referendum abrogativo, promossa dal consiglio regionale dell'Abruzzo e subito sottoscritta da Basilicata, Calabria, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Campania, Liguria e Piemonte. "E' giusto risparmiare in tempi difficili", aveva spiegato Emilio Nasuti, il consigliere abruzzese delegato alla promozione del referendum. "Ma così come è concepito il provvedimento non ha senso: in alcuni casi siamo ai limiti della sospensione del servizio ai cittadini". E mentre può ritenersi soddisfatto chi si oppone al taglio dei tribunali, non possono festeggiare Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero. I leader di Idv e Rifondazione Comunista erano tra i promotori del quesito "anti-casta" e di quello in materia di lavoro, che sono stati ritenuti inammissibili dalla Cassazione. A quanto si apprende dallo stesso ufficio, la decisione è dovuta al fatto che le richieste sono state presentate nel cosiddetto "semestre bianco", cioè dopo la proclamazione dei comizi elettorali, periodo in cui la legge non ne consente la presentazione. In particolare, la proposta di referendum "anti-casta" era stato presentato da esponenti del movimento Unione Popolare guidato da Maria Di Prato e intendeva abrogare l'articolo 2 della legge 1261 del 1965, che disciplina le indennità spettanti ai membri del Parlamento. L'idea era di abolire i compensi relativi alla diaria ed alle spese di soggiorno a Roma, che ammontano a circa 3.500 euro lordi. I promotori avevano raccolto più di un milione e trecentomila firme. Quanto ai due quesiti sul lavoro, sostenuti anche dalla Fiom e da parte della Cgil, il primo proponeva l'abrogazione delle modifiche all'articolo 18 introdotte con la riforma Fornero, mentre il secondo sosteneva la cancellazione dell'articolo 8 del decreto legge Sacconi che introduce la possibilità di derogare le norme dei contratti nazionali con accordi aziendali e territoriali.
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