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« Messaggio #79FACEBOOK..... »

L'ho trovato in un forum e sono rimasta colpita.....

Post n°80 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da asinella07

La Sardegna…per molti è ancora un sogno da realizzare. Quanta gente ho sentito dire “ Quest’ estate vado in Sardegna”..e poi invece…
Non si può parlare di Sardegna senza averla vista.
E’ qualcosa che lascia senza fiato.. un’infinita serie di cale, calette baie e scogliere percorrendo la costa; di spazi vuoti, foreste di lecci e di sughere, filari di fichi d’india, muretti a secco, campi ingialliti dall’arsura e molte volte tanto…tanto silenzio nell’ interno. Se la costa è il simbolo, soprattutto quella nord-est, del turismo godereccio, l’interno è esattamente il contrario. Si percorrono strade senza vedere, anche per molti chilometri, una casa, un palo del telefono qualcosa che faccia pensare al passaggio dell’uomo, al suo lavoro e alla sua conquista di nuovi territori. Nemmeno i muretti a secco, che invece sono piuttosto comuni, riescono a togliere quella sensazione di solitudine che in certe occasioni, soprattutto di notte, rasenta il panico.
La Sardegna non è sicuramente ricca di cartelli stradali e, se ci sono, possono essere nascosti da qualche albero troppo cresciuto o dalle piante rampicanti che li hanno avvolti, o illeggibili per i segni del tempo.
Strade solitarie sulle quali incrociamo poche automobili… pecore al pascolo che sembrano abbandonate a se stesse e che hanno imparato a proteggersi dai calori estivi che imperversano, in certi giorni, opprimenti. Si ha la sensazione, attraversandone l’interno, che il tempo non sia trascorso, che tutto abbia avuto un inizio e mai un continuo, come se tutto si fosse fermato, forse in attesa e la percezione di un falso abbandono , dovuta al profondo rispetto che i Sardi hanno sempre avuto per la loro terra e, se avessero potuto scegliere, forse la Costa Smeralda, con tutto il suo cemento, non sarebbe mai nata.
Molti popoli hanno tentato la conquista, per citarne alcuni: Punici, Arabi; Romani, Spagnoli. Tutti hanno lasciato tracce del loro passaggio, città come Tharros e Nora, Tophet come quello di S. Antico o del Monte Sirai, Torri costiere e chiese che fanno dell’ Isola, e questo è l’ aspetto di grande importanza e interesse, un vero museo all’ aperto. Non molto tempo fa la Sardegna era ancora, nell’immaginario collettivo, un luogo lontano e misterioso reso ancor più misterioso dalle sue costruzioni simbolo, i Nuraghe. La storia, è parte di questo popolo, che si snoda attraverso molti anni fatti di povertà e di dominio da parte di altri. Ma nonostante tutto ha sempre saputo, almeno parte della popolazione Isolana, resistere ad ogni tentativo di conquista abitando quei luoghi che ora appaiono abbandonati. Sotto ogni cumulo, ogni piccola collina si può nascondere il ricordo dei tempi più lontani: un nuraghe, una tomba dei giganti o una Domus de Janas. La Sardegna, quella vera è una cosa intima, qualcosa da scoprire girando per le sue strade, percorrendo i sui sentieri alla fine dei quali possiamo trovare una caletta solitaria, un bosco di querce da sughero ma anche un laghetto dalle acque limpide e fredde. La Sardegna non è fatta per la fretta ma va scoperta, va cercata e va ascoltata dimenticando la follia del vivere di ogni giorno sempre di corsa oppressi dalle “ cose da fare”. E la possiamo ascoltare parlando con quei vecchietti che con la “Berritta” se ne stanno seduti sotto un olivastro nella piazza di qualche paese e da loro, se avranno voglia di parlare, potremo percepire la vera Sardegna.
Gavino Sanna, pubblicista, in una sua intervista rispose così alla domanda “ Qual è dunque la Sardegna di oggi?” “….E’ innanzi tutto la sua gente. E’ la Sardegna non urlata, quella spontanea e meno appariscente. Mi è capitato molte volte in passato di raccontare la mia regione a chi non l’aveva mai vista. E ho capito che questa terra è qualcosa di non completamente spiegabile e razionalizzabile. Con essa si stabilisce un rapporto che si fonda su cose invisibili: la memoria, le emozioni, il sogno “.
La Sardegna ha un popolo e una terra difficili da capire secondo i nostri canoni continentali. Possiamo capirla a Villasimius, a baia Chia, a Porto Rotondo ma quello che capiremo vale anche per Rimini o per Lignano perché è in questi posti che la differenza, a parte il mare, è minima per la gente che vi si trova.
Difficile capirla, per quanto si possa capire, guardandola con occhi distaccati: Orgosolo, Oliena, Arzana o Mamoiada, tanto per fare dei nomi, questa è parte della vera Sardegna. In questi paesi vivono persone che hanno nella memoria tutta la storia che rivive nelle sue tradizioni, nelle sue feste popolari nei suoi strumenti e nei suoi abiti ( non costumi).
Solo pochi anni fa se cercavo un libro che fu anche premio Campiello , lo dovevo ordinare. Non molti avevano sentito parlare di Niffoi, di Melis; forse qualcuno, che ha dimestichezza col jazz, ha sentito parlare di Paolo Fresu, sicuramente hanno sentito parlare delle Balentes o dei Tazenda ma erano anche tempi recenti. La Sardegna è una di quelle regioni d’Italia che sono tanto vicine ma anche tanto lontane. Gia Cicerone ne parlava come “ quello scoglio malsano dove anche il miele è amaro”. La Sardegna o è turismo di mare o pecore e pastori, nel credere comune. Molti sono convinti che da certi punti di vista la Sardegna non abbia nulla da dare oppure che non valga la pena di sapere cosa c’è oltre al meraviglioso mare.
Ma quanto si sbagliano….quando visitano un posto per la prima volta cercano quello che hanno sentito nominare o mandati da amici che ci sono stati… Mi ricordo, dopo due o tre giorni a Porto Ottiolu, venti e passa anni fa, il primo posto dove andai, fu la spiaggia La Cinta di S. Teodoro. Avevo provato a schiodare i miei compagni per andarci, ma non c’era stato verso. Pensavo, va bene andare al mare ma se c’è la possibilità anche di andare in spiagge diverse a pochi minuti di viaggio, perché no? No e basta! Allora vado da solo. La spiaggia del villaggio era piccola, ricoperta di alghe secche e molto affollata. Una mattina mi alzai presto, presi la macchina e mi avviai verso sud. Arrivai a S. Teodoro dopo dieci minuti circa e cercai qualcuno per chiedere informazioni. Ovviamente, data l’ora, non c’era molta gente in giro ma a forza di girare e seguire qualche strada ci arrivai. E’ una cosa da non perdere… Spiaggia lunghissima, bianca e vuota.... Mi venne voglia di fermarmi. Tornai alla macchina, presi il necessario, andai a fare colazione in un bar, poi mi avviai alla spiaggia dove rimasi fino a mezzogiorno. Non mi sono mai trovato a passare in mezzo alla gente, ne arrivò e anche molta, ma la spiaggia era cosi grande ( qui li chiamano spiaggioni) che la sensazione era comunque di avere spazio. Il vocio delle persone era basso e per nulla fastidioso e a parte qualche solito urlatore, che non manca mai, era la prima volta che potevo dire di essere stato bene al mare. A me non piace la confusione, donne che urlano, bimbi che piangono padri che urlano ai bimbi e alle donne…. Qui no, sarà l’ambiente, sarà che la gente resta comunque affascinata da questo mare sarà per quello che si vuole ma tutto è diverso…
Alle spalle della spiaggia c’è anche un bellissimo stagno sul quale ho visto aggirarsi delle barche con dei pescatori, cosa che mi stupì non poco; col mare davanti vanno a pescare in uno stagno..mah! Qualche tempo dopo seppi che lo stagno era una specie di vivaio con uno sbocco sul mare dal quale entravano i pesci.
A mezzogiorno tornai alla base per il pranzo e parlai ai miei compagni di quello che avevo trovato. Non ci fecero molto caso devo dire. Con la scusa di essere in ferie dovevano riposare e non aveva senso andare da una spiaggia all’altra!
Non rimasi sorpreso dalla loro “non reazione” sapevo con chi avevo a che fare e dopo sei o sette anni passati sulle spiagge romagnole, solito posto, solito albergo anche la spiaggia affollata di Porto Ottiolu sembrava deserta. Certe volte penso che la gente che va in ferie si porta il portafoglio, la macchina, la moglie perché deve, ma lascia regolarmente il cervello a casa… Comperai nel bazar del villaggio una guida e passai il pomeriggio in spiaggia a leggerla pagina dopo pagina. Col senno di poi quella guida cambiò il mio modo di fare le ferie. Andai ancora una volta in un villaggio, l’anno dopo, a Stintino dopo molte insistenze coi soci di viaggio. In quell’occasione convivemmo per una notte anche coi topi ( finimmo in TV per quella storia) ma da quell’ultima volta non vidi più un villaggio se non passandoci vicino, un interno di un albergo o un campeggio. Non fu colpa dei topi, fu una scelta che, per quanto mi riguarda, quasi obbligata se volevo entrare come mi proponevo, nell’essenza di quest’ Isola Magica. A dire il vero qualche campeggio lo vidi ma solo per qualche minuto. E’ necessario anche farsi la doccia ogni tanto e per un certo periodo ovviai a questa bisogna facendo il portoghese.
Poi mi accontentai delle fontane.. ma questa è una storia di poi.

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Commenti al Post:
marcos19771
marcos19771 il 13/01/09 alle 16:52 via WEB
Intanto spero che il mio popolo(il popolo Sardo)non si faccia infinocchiare da Berlusconi e che prima o poi lo cacci via,visto che se costruito una super villa alla faccia del paesaggio... Comunque io che manco da molto,questa estate se non avrò stravolgimenti della mia vita, ci ritorno per sentire quel profumo che solo lì esiste,vedere paesaggi che pochi altri hanno,per amare la mia terra. Un bacione.
 
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