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Creato da: agitazione78 il 03/12/2006
di politica,d'amore e di altre sciocchezze

 

 

Roma cappotta

Post n°76 pubblicato il 03 Maggio 2008 da agitazione78
 
Foto di agitazione78

Tanto tuonò che piovve. I
ballottaggi dello scorso fine settimana segnano una nuova dolorosissima
sconfitta per le forze di centro-sinistra: una sconfitta che va assumendo, via
via che passano i giorni e il quadro dei risultati elettorali si chiarisce e si
arricchisce di particolari, le sembianze di una svolta politica storica. Alcuni
parlano ormai di uno stravolgimento così radicale delle identità, dei soggetti
politici, dei comportamenti elettorali, del panorama delle forze politiche e
dei termini delle relazioni tra le stesse tale da determinare la fisionomia di
una “terza repubblica”, fondata sull’alternanza di due grossi blocchi politici
che competono al centro per il controllo del paese e delle amministrazioni
locali.



Il fatto è che questa terza
repubblica viene assumendo dei lineamenti che non piacciono per nulla al centro
sinistra e al suo popolo, anzi. Questa nuova fase della vita repubblicana ha,
anche, la faccia di Gianni Alemanno che festeggia al Campidoglio insieme alla
gente di Alleanza Nazionale che, non sperava di strappare una vittoria così
simbolicamente e politicamente “pesante”. Tanto che, a voler ripercorrere a
ritroso la storia della candidatura del PDL a Roma, nessuno sembrava voler
accettare il ruolo di vittima sacrificale da mandare in pasto a Rutelli, già
sindaco per due mandati, candidato non proprio freschissimo, ma comunque
ritenuto abbastanza solido. Del resto, lo stesso Alemanno era stato strapazzato
dall’allora sindaco uscente Veltroni, riconfermato a furor di popolo nel 2006 con
oltre il 60% dei consensi. Poi, qualche sondaggio un po’ più favorevole e la
promessa di un incarico ministeriale di primo piano convinsero l’esponente
principale della Destra Sociale a farsi avanti, archiviando le altre deboli opzioni
(Giuliano Ferrara e Giorgia Meloni su tutti). Ora, invece, contro ogni
previsione e ribaltando gli equilibri usciti dal primo turno (Rutelli aveva un
vantaggio del 5%), il PDL conquista anche Roma, riuscendo laddove non era
riuscito nell’election day della lontana primavera del 2001, quando al successo
nelle politiche, si accompagnò una straordinaria capacità di tenuta del centro
sinistra nelle amministrazioni comunali: in quelle giornate nefaste, il centro
sinistra riuscì significativamente a vincere a Torino, Roma e Napoli, facendo
cominciare proprio dal governo dei territori la resistenza e la riscossa che si
concretizzò poi con lo sfondamento in 12 delle 14 regioni che andarono al voto
nel 2005. Proprio quell’episodio del 2001 dimostrò, si disse allora, la
maggiore capacità della classe dirigente del centro sinistra
nell’amministrazione degli enti territoriali, che veniva riconosciuta e
premiata dall’elettorato.



Al contrario, nei ballottaggi
dello scorso fine settimana, la classe dirigente del centro sinistra ha
mostrato la corda, ha messo in campo un ceto politico ormai stanco, nelle idee
oltre che nell’età, cristallizzato, incapace di rigenerarsi e di proporre
un’alternativa credibile. Ai romani il centro sinistra ha sottoposto un
candidato che, abbandonata la carica nel 2001, avrebbe dovuto raccogliere
l’eredità da un Sindaco, popolare ma anch’egli dimissionario a metà mandato, causa
candidatura a Presidente del Consiglio. Gli elettori romani hanno,
evidentemente, mal digerito questo tentativo di successione familiare al
Campidoglio in un palleggiamento interno al centro sinistra che durava ormai da
15 anni e hanno punito, logicamente, quel gruppo politico e la sua candidatura,
tributandole meno voti di quelli espressi per Luca Zingaretti, candidato alla
presidenza della provincia per il centro sinistra che, nel ballottaggio
tenutosi negli stessi giorni, ha riscosso oltre 50mila voti in più di Rutelli
nella stessa capitale.



Insomma, la sconfitta è ora completa
per il PD che pure aveva provato nei commenti post elettorali di questi giorni
a contenere i termini della sconfitta subita due settimane prima. Come dar
torto a chi ora chiede un congresso anticipato?





 Ezio Falco

eziofalco@gmail.com

 
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     L’Italia s’è destra

Post n°75 pubblicato il 27 Aprile 2008 da agitazione78
 
Foto di agitazione78

(extramenia 25/04/2008)

La scorsa settimana abbiamo dato
conto di come il risultato uscito dalle urne abbia radicalmente cambiato il
volto dell’assetto politico del nostro Paese. Com’è ovvio, il tempo più disteso
permette analisi più lucide e precise su cosa sia avvenuto, su come si sono
spostati i flussi elettorali dal 2006 al 2008, su come sia stato possibile che
la sinistra sia stata polverizzata ed esclusa dalla rappresentanza parlamentare
e su quali siano gli scenari futuri. Andiamo con ordine.

Conti alla mano il PDL deve la
sua vittoria (in parte lo anticipavamo settimana scorsa) al deciso avanzamento
della Lega Nord
che conquista oltre un milione di voti rispetto al 2006. Un
dato determinante che sottende a una moltitudine di riflessioni e che genererà
conseguenze sostanziali sul futuro del Governo e della maggioranza
parlamentare. Alcuni, infatti, si sono spinti ad affermare che il radicamento
nel Nord Italia delle forze di centro-destra segna ben più che un semplice
rovescio politico, l’ennesimo per il centro-sinistra a Nord del Po’; la
sinistra, nella sua accezione più ampia, sembra aver subito una sconfitta più
profondamente culturale e sociale, caratterizzata dall’incapacità di comprendere,
nel corso degli oltre 20 anni di attività e di crescita del consenso leghista,
la profonda modificazione antropologica - per dirla con un termine complicato -
che ha segnato questa parte di Italia e la sua popolazione. Da qui scaturiscono
le affermazioni iperboliche di chi dice di una sinistra ormai
costituzionalmente incapace di governare le società occidentali
e di chi, in
questi giorni, da Cacciari a Cofferati, propone modifiche statutarie e
federative per un PD del Nord che sappia ripartire dai territori. Al PD e ai
suoi sindaci settentrionali suggeriremmo però di non perdere d’occhio la
questione meridionale. Che anche a Sud il centro-sinistra ha perso, e
sonoramente, senza che vi fosse la
Lega.



La sinistra - o almeno, quella
che così si autodefinisce e si rappresenta - si è avviata all’esame delle cause
della propria storica e profonda sconfitta che sembra portare a una
frammentazione grave e lacerante. L’ultimo Comitato Nazionale di Rifondazione
si è chiuso con le dimissioni di tutta la segreteria (Giordano compreso) e con una
conta delle aree interne che ha ridefinito lo schema delle alleanze e ribaltato
i rapporti di forza nel partito. Con queste premesse il congresso del prossimo
luglio si preannuncia davvero bollente, con rischi di scissioni e allontanamenti
che si annidano dietro l’angolo. Nel frattempo anche gli azionisti di minoranza
dell’ormai dismessa Sinistra Arcobaleno sembrano più smarriti e atterriti dalla
pesante sberla elettorale ricevuta, che determinati alla ricostruzione di un
progetto comune. Le opzioni sono le più variegate tra chi guarda a un prossimo
ingresso nel PD (i Verdi soprattutto), chi si aggrappa a riflessi identitari
(Pdci e parte del Prc) e chi vorrebbe una costituente della Sinistra insieme al
PS di Boselli (anch’egli dimissionario). Il pericolo di finire come la dispersa
e sminuzzata sinistra francese è reale
. Le sinistre dovrebbero tenerlo a mente.



Lo spostamento dei consensi
determina anche una certa fibrillazione nella squadra di Governo. Al Berlusconi
che due giorni dopo le elezioni annunciava la lista dei prossimi ministri ha
fatto seguito quello contrito che pronosticava tempi lunghi e contrasti
inevitabili per la composizione del Consiglio dei Ministri. La questione è
sempre la stessa: il Nord e come si stabilisce un punto di equilibrio nei
rapporti con
la Lega
uscita (troppo) rafforzata dal voto. Nel frattempo le emergenze politiche reali
restano sullo sfondo: la vicenda Alitalia e la sicurezza sul lavoro su tutte.
Qualcuno avrebbe detto: che fare?






Ezio Falco

eziofalco@gmail.com

 
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- 38...

Post n°74 pubblicato il 05 Aprile 2008 da agitazione78
 
Tag: Corato
Foto di agitazione78

Mentre si è soliti vantare al termine di un periodo di governo di un ente il numero, sempre incerto e discusso, di posti di lavoro ottenuti, creati dai politici (locali/nazionali), della Giunta comunale uscente non possiamo tacere un numero certo e indiscutibile di posti di lavoro persi.
Sono 38. Sono i volontari di servizio civile che non sono stati immessi in servizio quest'anno nel nostro comune. Sono 38 giovani tra i 18 e i 28 anni che avrebbero potuto cominciare un'esperienza di lavoro sociale, alleviando al contempo la propria condizione lavorativa e che invece non faranno nulla di questo perchè i progetti dell'amministrazione sono stati rigettati.
Risultato invidiabile per un'Amministrazione che vanta continuamente i suoi successi proprio nell'elaborazione di progettualità di successo.

 
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Comprendere...

Post n°73 pubblicato il 16 Gennaio 2008 da agitazione78
 
Tag: Corato
Foto di agitazione78

Risolto finalmente il problema dell'elettrodotto di via Massarenti-via Prenestina. Il nostro piccolo grande ecomostro, spauracchio per la salute di molti, tantissimi concittadini, sembra essere l'oggetto di un'improvvisa resipiscenza da parte di alcuni amministratori non meglio identificati.

Fin dall'inizio della consiliatura il Sindaco e la Giunta hanno dapprima firmato (insieme a un migliaio di persone) una richiesta popolare di interramento dell'elettrodotto, convergendo così (implicitamente) con l'orientamento del comitato cittadino che giudicava pericolose le emissioni dei cavi di alta tensione. Poi gli stessi hanno fatto svolgere studi di fattibilità sul loro interramento/spostamento che è risultato assai oneroso. In seguito hanno sondato l'orientamento dell'Enel allo scopo di chiederne l'accollo delle spese per spostamento/interramento ottenendone un rifiuto secco o quanto meno un rinvio sine die della questione, in quanto non spettava alla società elettrica l'onere economico per l'effettuazione dei lavori. Ancora sono state condotte rilevazioni e si sono organizzati pomposi convegni tutti tendenti a dimostrare che l'elettrodotto fosse innocuo per la salute dei residenti della zona interessata. Infine, è stato inserito l'interramento dell'elettrodotto nella lunga procedura attivata con i programmi di rigenerazione delle periferie (P.I.R.P.) che avrebbero portato alla risoluzione del problema (anche se in tempi lunghi).

Infine, il colpo di scena a fine anno. L'amministrazione (virgoletto del comunicato stampa ufficiale) "decide" di risolvere "l'annosa problematica" e, anche se solo per questioni di "arredo urbano" (perchè fondamentalmente "non crea alcun pericolo per la salute"), l'elettrodotto verrà finalmente spostato fuori dall'abitato. Indovinate da chi? Ma da ENEL Terna è chiaro! La stessa S.p.A. che aveva rifiutato di accollarsi i costi dell'operazione, ora cambia miracolosamente idea e magnanimamente accorda alla comunità coratina per mezzo della persona di Luigi Perrone di mettere mano al trasferimento dell'impianto qualche centinaio di metri più in là evitando ogni spesa al comune di Corato.

Gioiamo tutti per la notizia. Non c'è dubbio. Soltanto chi, non abitando in quella zona, non ha mai sentito "friggere" i cavi dell'alta tensione nelle serate di pioggia o di forte umidità può non aver temuto nulla in questi anni dalla mole di quei tralicci, troppo frettolosamente derubricati oggi a "problema estetico".

Tuttavia, ci piacerebbe comprendere bene se si sia trattato di un cambio di rotta di qualche amministratore o se siamo stati presi in giro. E se siamo stati presi in giro, da chi, da Enel Terna o dall'Amministrazione di Corato. Perchè oggi, solo oggi, il comune stipula una convenzione per lo spostamento che non costerà un euro alla cittadinanza? Non poteva essere fatto 4/5 anni anni fa? Cosa lo impediva? E cosa è cambiato ora?

Non vorremmo che qualcuno, nel confuso dibattersi di azioni assunte sulla faccenda in questi anni, avesse giocato indelicatamente e dolosamente con la paura della gente e ora avesse tirato fuori dal cilindro la soluzione che in qualche modo i residenti e il comitato di via Prenestina-via Massarenti hanno sempre invocato. Sarà pure un caso (o una sporca "strumentalizzazione politica squallida e di basso profilo"), ma mancano solo 3-4 mesi alle elezioni amministrative e forse qualche spiegazione in più in queste circostanze non guasterebbe. Certo aiuterebbe anche noi che siamo contenti a comprendere.

Ecco, possiamo dirlo: siamo tutti tutti contenti. Ma ci piacerebbe comprendere...

 
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Morti bianche

Post n°72 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da agitazione78
 
Tag: Corato
Foto di agitazione78

L'incidente, ormai definibile come strage, di qualche giorno fa a Torino ha riproposto con forza il tema della sicurezza sul lavoro. Variabile dipendente di un capitalismo sempre più selvaggio, la tutela dell'incolumità degli operai, degli impiegati, dei lavoratori in generale è derubricata da tempo a dibattito ciclico, umorale, sollevato soltanto quando le cronache parlano di incidenti mortali. Anzi talvolta solo la morte contemporanea di più lavoratori riesce a conquistare le prime pagine dei quotidiane e la centralità del confronto politico.

Penso alla morte della signora Reggiani, barbaramente assassinata a Roma. Sono stato profondamente scosso da quell'evento e, però non posso non registrare come a mesi, ormai, di distanza da quel tragico fatto di cronaca, la discussione parlamentare, l'attenzione dei media siano ancora ossessivamente concetrate sulla sicurezza delle città e sulla criminalità comune. Eppure in Italia, negli ultimi 20 anni, mentre i morti attribuibili a fatti di criminalità comune si sono dimezzati, quelli determinati dagli incidenti sul lavoro sono rimasti tragicamente costanti nella loro enormità numerica.

La media dei morti sul lavoro è di c.a 4 morti al giorno. Senza contare i feriti che spesso sopravvivono soltanto al prezzo di gravi menomazioni fisiche e psicologiche che compromettono pesantemente la possibilità di vivere una vita dignitosa. Un vero e proprio bollettino di guerra. Una specie di fronte bellico immaginario per il quale il nostro Stato non s'impegna, sul piano finanziario e organizzativo, come fa quando si occupa dei militari in "operazioni di peace-keeping". Quando muore, viene ferito o eccelle uno dei nostri soldati, (giustamente) le istituzioni si mobilitano e la politica si muove come un sol uomo con odi patriottiche ed esaltazioni nazionaliste. Onestamente, non mi sembra che avvenga lo stesso quando accadono incidenti sul lavoro, e ciò nonostante il triste elenco si rimpolpi sempre più di nomi, di vite perse e di famiglie spesso gettate nella disperazione.

Posso dire che mi sembra che, nel nostro piccolo, sia accaduta la stessa cosa a Corato? Dopo qualche notizia, discretamente apparsa su qualche organo d'informazione locale e nessun, ripeto nessun commento istituzionale e politico, la vicenda della morte sul lavoro di Vincenzo De Palma, operaio edile di 53 anni, è stata completamente dimenticata. Nessun atto istituzionale, nessun ricordo ufficiale, nessuna cerimonia e nessuna forma di sostegno alla famiglia, della quale il povero Vincenzo era unico sostegno e guida vera.

Apprendo, in queste ore che un militare di origini coratine - ma ormai da lungo tempo residente al Nord - viene ricevuto in veste ufficiale dal Sindaco e viene premiato con medaglia d'oro (dopo aver ricevuto analogo premio dal Presidente Napolitano) per una sua valorosa azione in teatro di guerra. La notizia con tanto di foto campeggia sui principali organi di informazione locali.

Non dico che non bisognasse degnare questo militare professionista di tanto ringraziamento istituzionale, nè pretenderei eguali decorazioni per i feriti sul lavoro (la retorica istituzionale post mortem è quanto di più patetico possa realizzarsi), però un minimo di attenzione in più per chi ha lasciato la propria vita su un cantiere per portare a casa il denaro necessario per mantenere la propria famiglia bè, questo si, me lo sarei aspettato. E mi aspetterei che chi, a vario titolo, ha il dovere istituzionale di occuparsi della sicurezza e della salute dei propri concittadini si desse un po' più da fare per prevenire situazioni come quella in cui versa oggi la famiglia di Vincenzo.

Che dite ce n'è abbastanza per essere indignati?

 
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Assenze

Post n°71 pubblicato il 02 Dicembre 2007 da agitazione78
 
Foto di agitazione78

In quest'utlimo periodo la nostra Amministrazione si distingue per le sue ripetute assenze ad importanti momenti di incontro e riflessione tra le istituzioni.

L'ultima assise boicottata (in ordine di tempo, ma non d'importanza) è stata la conferenza tenuta dal Formez giovedì scorso a Bari sulle politiche di inclusione sociale nella programamzione comunitaria 2000-2006 e nella prossima ventura programmazione POR 2007-2013.

Utilissimo, istruttivo e predittivo dei futuri scenari e delle linee di erogazione dei fondi destinati dalla programmazione regionale alle strategie di prevenzione, intervento ed inclusione della marginalità sociale, il convegno è stato partecipato soprattutto da amministratori, rappresentanti istituzionali e del terzo settore, esperti, consulenti e via discorrendo. Presenti tanti comuni pugliesi, molti dei quali più piccoli del nostro.

Assente l'amministrazione coratina che non ha ritenuto di dover inviare non dico l'assessore al ramo accompagnato dal dirigente (e qui si aprirebbe un capitolo a parte sul quale magari tornerò appena ho un attimo), ma anche un solo assistente sociale. Probabilmente la questione sociale non esiste a Corato ( se non nella mente di qualche comunista...), probabilmente siamo un'isola felice che non ha alcun problema di esclusione, di marginalità e di devianza. Nulla di tutto questo. Infatti non solo possiamo permetterci di essere assenti a tutti questi momenti in cui si discute (seriamente) e si indicano possibili strategie di intervento su problemi concreti, ma ci appassioniamo ed entriamo in fibrillazione per il concertone del prossimo Capodanno, per il quale attingiamo ai nostri fondi comunali (predetemi alla lettera: in passato per questo abbiamo usato il fondo di riserva...).

Del resto il nostro Sindaco non ebbe a dire che il concertone di Capodanno è una grande occasione di socializzazione?

Scusate se, bacchettonamente, ogni fine d'anno, torno su questo tema, ma forse faremmo meglio a investire diversamente quel denaro. E a evitare quelle assenze, ogni tanto...

 
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Visioni precarie

Post n°70 pubblicato il 12 Novembre 2007 da agitazione78
 
Foto di agitazione78

Se siete dalle mie parti, a Corato, vi invito a fare un giro da noi il venerdì pomeriggio-sera. Ogni settimana insieme a chi vorrà vedremo un film e faremo una discussione aperta, informale. Il tema è impegnativo, ma tremendamente attuale: la precarietà, quella lavorativa e quella, conseguente per molti versi, delle relazioni sociali, dei tempi di vita, delle esistenze individuali e collettive compresse da ritmi e modalità di lavoro ormai completamente deregolamentati.

Qui trovate il programma per intero, siete tutti invitati a partecipare attivamente e dare il vostro contributo, a fornire la vostra testimonianza. Partiamo venerdì 16 alle 18.30 con il primo film, "Il vangelo secondo precario", e il primo dibattito con Nico Di Sabato segretario provinciale Nidil-Cgil

 
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Qualcuno era comunista...

Post n°69 pubblicato il 03 Novembre 2007 da agitazione78
Foto di agitazione78

Non mi piace moltissimo Giorgio Gaber, ma in questi ultimi due giorni mi torna in mente questa sua vecchia canzone, vediamo se riesco a speigarne il motivo.

Faccio integralmente mio questo pezzo di Stefano Rodotà, giurista illustre, ma soprattutto uomo di buon senso, che in queste ore di rigurgiti xenofobi e apertamente razzisti ha il coraggio di alzare una voce fuori dal coro, indicando che la risposta umorale ed emergenziale all'inaudito episodio criminale verificatosi a Roma, rischia di essere parziale, inefficace e, al fine, pericolosa. Si nota, infatti, come già a distanza di poche ore dal fattaccio e dall'approvazione del Decreto Legge governativo sulle "espulsioni facili" si sia verificata una prima aggressione squadrista che ha colpito 3 rumeni, di cui uno ora è grave.

Ora, senza dilungarmi in analisi sociologiche che, di questi tempi appaiono poco apprezzate, mi colpisce spaventosamente l'incapacità di articolare una risposta altra, alta e razionale da parte di un esecutivo che sembra aver agito per ordine e per tutela del Sindaco di Roma. Questi aveva certamente fiutato la brutale e squallida strumentalizzazione politica che, puntuale, è seguita all'aggressione a Tor di Quinto. - Strumentalizzazione che qualche riflessione su come il CS tratti l'opposizione dovrebbe suggerirla, ma questo è un altro discorso. - Ciò che interessa è che subito Veltroni ha chiesto di agire con un'azione d'urgenza, adottando un decreto legge che anticipasse gli effetti del disegno di legge (votato il giorno prima e dal quale, si assicurava, non sarebbe derivata una misura d'urgenza...), sciorinando dati e interpretazioni inquietanti sulla connessione rumeni/delinquenza e chiedendo una energica telefonata al premier rumeno (sigh!). Tre punti subito assunti dal Governo, subito divenuti azione politica. E al di là della lettura che si può fare su chi sia il vero Presidente del Consiglio e su chi detenga ormai il timone della linea politica governativa, è sconcertante che sia stato Veltroni a chiedere azioni emergenziali di questo tipo, misure che fanno leva più sull'emotività del fatto di cronaca che sull'analisi concreta, razionale e lungimirante del problema sicurezza. Possibile che non ci si renda conto che è anche di questo concatenarsi di fatto/provvedimento urgente/fatto che si alimenta l'insicurezza percepita di una comunità? Ora sono tutti a spegnere i fuochi dell'incendio che hanno innescato con l'adozione del decreto d'urgenza, ma non era meglio pensarci non dico tanto, ma qualche ora in più, prima di adottare un provvedimento di tale risma che, peraltro, stravolge alcune regole consolidate dello Stato di diritto, in materia di libertà di circolazione delle persone (comunitarie per giunta)? Tanto più che, a volerla dire semplice, la vita di quella donna, forse, si sarebbe potuta salvare con qualche lampione in più su una starda buia; tanto più che quel gruppo di baracche disumane in cui alloggiavano gli immigrati a Tor di Quinto erano lì in seguito agli sgomberi dei campi ordinati qualche mese fa dal Sindaco di Roma, un repulisti generale da gettare in pasto all'opinione pubblica come azione di forza, senza tuttavia accennare a una soluzione più congrua della questione.

Ed è qui il punto: le azioni di urgenza tentano di offuscare, oggi, le lacune e le responsabilità di chi in questi anni non ha prevenuto episodi criminali adottando le necessarie politiche di riqualificazione urbana, di integrazione sociale, di accoglienza e inclusione degli stranieri. Con l'aggravante che intraprendendo questo percorso si avvalorano le pulsioni razziste e discriminatorie, per la verità già ben presenti, purtroppo, nella nostra società, nella cultura e nella politica.

Ora, che questa linea fosse tenuta da esponenti di destra, da animosi ex-democristiani tutori della tranquillità del ceto medio o da incorreggibili ideologi post fascisti sarebbe stato comprensibile. Ma che una tale linea oggi sia seguita e anzi invocata a gran voce dal leader del maggior partito del centro-sinistra italiano, incurante delle conseguenze che le sue parole hanno, mi fa venire i brividi, anche in considerazione del possibile futuro della nostra democrazia.

Se poi penso che quello stesso leader è stato un attivista comunista, un alto dirigente del PCI (direttore dell'Unità per giunta...) questo mi preoccupa e mi rattristisce alquanto.

E' allora che mi torna in mente Gaber e la sua canzone "Qualcuno era comunista" e quel verso "... Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro..."

 
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Corato autarchica?

Post n°68 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da agitazione78

Come hanno giustamente stigmatizzato i DS, pardon, il Pd, il comune di Corato non aveva nessun delegato alla presentazione del Rapporto sullo Stato dell'Ambiente tenutasi il 29 ottobre scorso a Trani. Sarebbe interessante capirne le motivazioni, dato che alcune decine di cittadini (non tantissimi, per la verità, ma sicuramente volenterosi) hanno partecipato al percorso di agenda 21 che ha portato all'elaborazione del Rapporto che costituisce la base per il Piano di Azione Ambientale nell'area del Patto Territoriale e quindi anche nel territorio comunale. Non foss'altro che per coerenza e per dare seguito al lavoro di alcuni concittadini i nostri rappresentanti avrebbero dovuto essere lì ad onorare l'impegno e la fiducia con cui questi hanno seguito i lavori svoltisi in biblioteca nelle varie sessioni tematiche.

Il nostro comune appare anche assente dalla discussione sul Piano Strategico barese. Il progetto (che pure contiene diverse criticità e punti deboli) è un tentativo di dinamizzare e creare reti tra enti (locali, privati, sociali, ecc.) nel territorio della provincia di Bari, anche al fine di individuare strategie di sviluppo più adeguate e integrate, in previsione soprattutto dell'avvio del 7ennio di programmazione europea nella nostra Regione. Insomma, la nostra amministrazione pur essendo parte dell'organo consultivo del Piano finora non solo non ha dato nessun contributo, ma non ha neanche chiarito alla cittadinanza di cosa si tratta e come intenda esercitare (se pensa di farlo) il proprio ruolo in questo nuovo strumento programmatorio.

Che l'Amministrazione Perrone voglia instaurare la nuova repubblica autonoma e autarchica di Corato?

 
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No Global

Post n°67 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da agitazione78
 
Foto di agitazione78

Iniziativa dei Giovani Comunisti giovedì 11 ottobre a Corato alle 19,00 sullo stato dei movimenti antiglobalizzazione dopo il vertice del g8 a Rostock.

Sarà proiettato il video realizzato dal Genoa Legal Forum, "Op" che, utilizzando alcuni dei materiali prodotti nei processi in corso sui fatti del luglio 2001, mette a fuoco dinamiche e responsabilità (politiche e non) su molte delle tragiche vicende accadute.

La visione del documentario e la successiva assemblea con C. Giovinazzo, portavoce regionale dei Gc (che ha partecipato alle mobilitazioni in Germania), è aperta a chiunque voglia parteciparvi.

 
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Un click e puoi sostenere le petizioni e le battaglie delle Unions che lottano negli angoli più deprivati del mondo.

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