ambaradam

Se fossi un evento atmosferico


Un temporale estivo.Un evento naturale, frequente, apparentemente normale.Nessun uragano, terremoto, maremoto, tsunami. Niente di spettacolare o strano.Un puro e semplice temporale estivo.Di quelli  con la piogga "grossa" che in 5 minuti allagano tutto.Un classico temporale, come quello di qualche giorno fa."Per 23 ore e mezzo al giorno è una persona normalisima, tranquillissima, sana. E' quella mezz'ora che la fa pericolosa. Dal niente, all'improvviso, senza motivo, dà semplicemente via di testa".Furono queste le parole che babbo-dottore usò la prima volta che venne dal dottor Sert.Furono queste le parole che babbo dottore usò neanche tanto tempo fa per mettermi a conoscenza del fatto che infondo della sua figlia maggiore qualcosa aveva capito, che 29 anni di lontananza fisica e comunicativa non erano bastati a farci diventare totalmente estranei.Ecco allora perchè un temporale estivo.Perchè è un fatto del tutto normale, prevedibile, scontato e addirittura necessario.E allo stesso tempo, in quel momento, improvviso, inaspettato e capace ogni volta di creare stupore. Un temporale estivo.Quello che senza motivo - o meglio per motivi del tutto naturali, spontanei e incontrollabili - nel giro di pochi minuti, oscura un cielo fino a quel momento limpido.Quello che fa perdere al mondo la sua luce.Quello che ne modifica l'odore e il calore.Improvvisamente, velocemente, impetuosamente.E allora la prima cosa che si avverte è l'odore di bagnato-ma-non-ancora.Un odore seguito da una pelle che comicia a sentire il tocco avvolgente dell'umidità e lo sferzare di un vento diverso.E poi ecco che il giallo, il blu, il verde fanno spazio al grigio scuro.E il calore fermo fa spazio al movimento del vento.E il rumore del mondo fa spazio al rumore della natura.E l'odore misto di uomo-natura-materia-tecnologia fa spazio all'odore pastoso e umido di oggetto bagnato.E il comune pensare degli uomini si trasforma in sentimento di stupore, preoccupazione e attesa. In sensazione di inevitabilità. In istinto di fuga.E solo allora la pioggia esplode.Una pioggia "grossa", potente, incazzata.Una pioggia che dopo i suoi evidenti piani preliminari di fuga, finalmente riesce a scappare dai suoi aguzzini.Una pioggia fino a quel momento incarcerata da dio-natura.Una pioggia in fuga.In una fuga destinata ad essere breve.Che lei per prima sa essere breve.E allora una fuga che diventa il palcoscenico della sua falsa e illusoria spettacolarità; una fuga dove, in un tempo estremamente limitato, deve essere abile a sfogare tutta la sua rabbia, a mettere tutto il suo vigore,  e a far conoscere tutta se stessa, tutta la sua forza, tutto il suo impeto, tutta la sua natura.Una fuga dove ha solo poco tempo per toccare tutto, ricoprire tutto, penetrare tutto, bagnare tutto. Farsi sentire da tutti. Farsi conoscere da tutti. Stravolgere tutto."E allora signore e signori, mesdames et mesieurs, ledies and gentlemen ecco la pioggia in tutto il suo splendore!"E lei esplode.Come se fosse la sua ultima possibilità. Come se non conoscesse la naturalezza, la frequenza e la determinazione fisica di un tale evento. Come se non capisse la spontaneità e la normalità del suo essere pioggia e vento e tuono e lampo. Come se dovesse farsi conoscere e amare da una stagione che non la vuole e non la desidera. Come se dovesse conquistare un tempo ed uno spazio in cui invece può essere soltanto una prigioniera, in attesa del suo più oscuro e freddo regno. Come se non accettasse di essere quella che è. Come se credesso possibile ribellarsi da una legge naturale che la vuole, in quel momento, evento strano e fastidioso. Un evento non desiderato.