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Le 2 riforme fatte senza sostegno popolare

Post n°678 pubblicato il 16 Novembre 2013 da amici.futuroieri
 

Le 2 riforme fatte senza sostegno popolare
03 Agosto 2013
Di F. Allegri
PREMESSA POSTILLA
Ho scritto questo pezzo ad agosto dopo aver letto i risultati delle ricerche di Lester Brown e dopo aver constatato l'indebolimento della speculazione internazionale nel contesto europeo.
I fatti di questi giorni, in primis lo scandalo delle telefonate di Vendola, mi hanno portato ad aggiungere questa premessa.
In Italia non c'è una vera attività politica.
C'è il potere da conquistare e c'è l'elettore che vota da sempre e a prescindere per qualcosa sulla base di false convinzioni o di interessi inconfessabili.
In questo contesto è possibile che 2 riforme si realizzino da sole, ma la normalità e la finzione e la non politica.
La non politica ci ha dato questa idea di Europa che non c'è e non può esistere.
Ci ha dato queste 5 stelle senza programma e senza eletti di qualità.
Ci ha ridato quello che si dona dagli anni settanta.
Infine ci ha dato l'incapacità di affrontare questa crisi che si è rivelata più dannosa di quella del 1929.
Ora il mio scritto può iniziare.
----
In questi anni di crisi dura sono state realizzate 2 riforme delle quali nessuno parla e soprattutto nessuno si è impegnato per realizzarle, almeno consapevolmente.
La prima è una riforma italo – spagnola: questi 2 paesi hanno tagliato le loro emissioni di gas – serra del 17% il primo e del 18% il secondo.
Il fatto è sicuramente positivo, ma nessuno ne parla e la mia spiegazione è semplice.
Questo è un effetto collaterale alla crisi e misura sia le chiusure di imprese che il loro rinnovo, in percentuali non determinabili, al momento.
La seconda riforma ha un respiro europeo ed una importanza mondiale.
Questa ha un protagonista assoluto e italiano, Mario Draghi.
Siamo nel campo minato della finanza internazionale e quindi dei rapporti tra le super potenze reali.
In questo campo è esistito un impegno di riforma politica organizzata, penso ai movimenti per la Tobin tax, seppur con le sue incongruenze, o anche al movimento americano per la giustizia fiscale.
Bene, davanti a quanto ha fatto Draghi in questi 2 anni, si può parlare di piccole richieste.
Cosa ha fatto Draghi?
Ha portato lo spread dei rendimenti dei titoli di stato da 500 a 300 in Italia e ha fatto anche meglio per le altre nazioni europee con titoli emessi a tassi elevati!
Questo vuol dire ridurre la speculazione, vuol dire andare oltre Tobin e alle sue critiche alle rendite di posizione della finanza internazionale e statale.
I paesi in crisi possono onorare i loro debiti solo se subiscono interessi passivi contenuti!
Questo è il principio che si colloca alla base del lavoro di Draghi alla BCE.
Questa è la riforma che mi fa pensare che la discesa dell’economia italiana si sia arrestata e soprattutto che il default italiano è scongiurato almeno a breve termine.
I successi di Draghi si vedono meglio in Spagna che in Italia perché in quel paese c’è anche una classe politica adeguata.
Il limite di questa seconda riforma è lo stesso della precedente ovvero è stata realizzata senza un impegno e un coinvolgimento popolare.
La riforma Draghi non porta fuori dalla crisi il paese e qui bisogna confrontare il PIL a quota 1500 e il debito a quota 2000 per capire la gravità della nostra situazione.
Questa situazione debitoria continua ad aggravarsi e qui manca il lavoro di un governo degno di questo nome.
Anche il governo Letta non va bene, va avanti con piccole gabelli, proclami distanti dalla realtà e con un confronto scontro con lo scomodo alleato occasionale, un duello combattuto mentre il paese langue ……. per le fabbriche che chiudono e la disoccupazione che aumenta.
La riforma Draghi mi fa capire quanto sia difficile affrontare davvero la grande finanza.
Siamo davanti ad un tabù dei vecchi partiti, ad un vuoto culturale che gli italiani non sapranno colmare anche perché i partiti sono collaterali e spesso sottomessi alla grande finanza stessa.
Mancano le analisi, mancano i progetti e ora capisco che le lotte finanziarie degli anni passati erano solo piccole cose, talmente piccole che un banchiere/professore ha fatto di più e meglio solo usando il suo sapere.
L’Italia avrebbe bisogno di più, ma non ci sono le capacità politiche.
Dietro l’angolo c’è il fondo salva stati e poco oltre il default che avrà cause politiche e non strettamente economiche o finanziarie.

 
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