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un vero amore non sa parlare.

 

 

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JOSE' E

Post n°3835 pubblicato il 18 Giugno 2010 da artfactory

Lucio Battisti - Amarsi un po' (live)

E' mancato José Saramago

Ha scritto cose a volte interessanti, a volte da omogeneizzarsi i testicoli dentro un frullatore. Certo, è meglio farci quattro chiacchiere davanti a un buon bicchiere di vinho verde che leggere il suo "Viaggio in Portogallo

Ogni persona è un silenzio.-- José Saramago

Nome e Cognome: José Saramago
Nickname: Titano
Nascita: 1922 - Anzinhaga, Portogallo
Morte: 2010 - Lanzarote, Isole Canarie
Segni particolari: Nel 1998, sollevando un vespaio di polemiche soprattutto da parte del Vaticano, mi è stato conferito il Nobel per la letteratura.
...Mi descrivo così: Scrittore, commediografo e giornalista. Il riconoscimento a livello internazionale arrivera solo negli anni novanta, con "Storia dell'assedio di Lisbona", una delle più belle storie d'amore mai scritte, il controverso "Il Vangelo secondo Gesù" e "Cecità", forse il mio capolavoro

Caino

Lo scrittore portoghese e premio Nobel Josè Saramago è morto oggi attorno alle 13.45 nella sua residenza della località di Tias, nelle Isole Canarie: lo riferisce l'edizione elettronica di El Pais. Saramago aveva 87 anni.  Aveva passato una notte tranquilla, aveva fatto colazione come di consueto ed aveva parlato con sua moglie e traduttrice Pilar del Rio prima di sentirsi male questa mattina. Lo ha riferito la stessa sposa del premio Nobel ad Efe. Poco dopo aver accusato il malore, Saramago è deceduto verso le 13.00 per colpa di una leucemia cronica che lo accompagnava da tempo. È morto assistito dalla moglie Pilar nella sua casa di Tias, sull'Isola di Lanzarote, alle Canarie. La camera ardente verrà aperta questo pomeriggio alle 18.00 nella biblioteca Josè Saramago della località di Lanzarote, dove il Nobel portoghese risiedeva dal 1993.

Josè Saramago, morto oggi a Tias ad 87 anni, era nato ad Azinhaga, in Portogallo il 16 novembre 1922. Il suo primo romanzo in stile realista, 'Terra del peccatò, è del 1947. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, opera in clandestinità. Negli anni sessanta diventa uno dei critici più seguiti del paese e nel '66 pubblica la sua prima raccolta di poesie, 'I poemi possibilì. Diventa quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al '73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà anni '70 vive un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani che pian piano nasce un Saramago diverso (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno) che libera la narrativa portoghese dalle radici del passato e anche per questo riceverà nel 1998 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 pubblica 'Una terra chiamata Alentejò sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo. Ma è con 'Memoriale del conventò (1982) che arriva il grande successo, seguito da 'L'anno della mortè di Riccardo Reis. Negli anni '90, grazie al Nobel, ha fama internazionale e pubblica 'L'assedio di Lisbonà, 'Il Vangelo secondo Gesù', quindi 'Cecità', 'Tutti i nomì, 'La cavernà, 'L'uomo duplicatò, 'Le intermittenze della mortè e 'Le piccole memoriè. È stato uno dei sostenitori dell'iberismo, il movimento che propugna l'unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo 'La zattera di pietrà. Per le sue posizioni sul conflitto Medio oriente verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale 'La seconda vita di Francesco d'Assisì ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.

DARIO FO: "ERAVAMO AMICI" Dario Fo cita anche Ruzante per spiegare quanto mancherà al mondo Josè Saramago, lo scrittore e collega premio Nobel morto oggi a Lanzarote. «Nel suo Paese era ritenuto un uomo di grande valore civile, oltre che un artista. Per me e Franca è una perdita grandissima - dice all'ANSA -. Eravamo legati a lui e alla moglie: la nostra non era un'amicizia di mestiere, stavamo bene insieme». Nel 1997 erano stati entrambi candidati al Nobel, poi vinto da Fo e in più occasioni lo scrittore portoghese aveva raccontato con soddisfazione della previsione profetica che gli aveva fatto il collega italiano: «vincerai l'anno prossimo». «Lui - ricorda Fo - era felicissimo. Ci teneva». La profezia si è puntualmente avverata e loro hanno continuato a vedersi e sentirsi. Si erano sentiti dopo il rifiuto di Einaudi di pubblicare 'Il quaderno-testi scritti per il blog' in cui esprimeva chiaramente le sue posizioni critiche nei confronti di Silvio Berlusconi. E Fo sorride ancora a pensare a quella conversazione. «Era ovvio. È andato a pestare i piedi. Io - aggiunge - mi meraviglio che non abbiano lo stesso atteggiamento anche con me in questo istante con il risentimento che Berlusconi ha con la libertà di stampa. Questo ci siamo detti». L'ultima volta si sarebbero dovuti vedere l'estate scorsa a Granada per ritirare un premio di cooperazione internazionale ma le condizioni di salute dell'autore di Caino gli impedirono di andare e così si organizzò un contatto radio. «Faticava a parlare - spiega - ma mi hanno detto che si era ripreso. Quella della sua morte è una triste notizia». E per spiegare cosa mancherà con la scomparsa di Saramago, ricorda un brano sulla vita del cinquecentesco Ruzante convinto dell'importanza di essere davvero al mondo, di vivere appieno ogni giorno perchè così la tua vita, una volta morto, «mancherà anche agli altri. E io credo - conclude Fo - che lui lascerà un buco in moltissima gente».
FRASI SU PREMIER, ROTTURA CON EINAUDI 'Il quaderno' si chiama così il libro che portò alla rottura tra Josè Saramago - il Nobel per la letteratura morto oggi a 87 anni alle Canarie - e la sua casa editrice italiana d'elezione l'Einaudi. Un libro - in realtà la raccolta dei suoi interventi sul blog personale - nel quale era tra l'altro contenuta una serie di affermazioni su Silvio Berlusconi, proprietario della Mondadori a sua volta detentrice della casa editrice torinese. La Einaudi motivò la sua decisione - anticipata dal settimanale l'Espresso - di non dare alle stampa 'Il quadernò perchè in esso «si dice che Berlusconi è un 'delinquentè».«Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l'Einaudi - spiegò ancora la casa editrice - si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un'accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe». Sul fatto della proprietà dell'azienda da parte di Berlusconi, Einaudi spiegò che «sarebbe allora grottesco che la casa editrice si facesse convocare in giudizio per diffamazione dalla sua proprietà con la certezza di venire condannata. Non lo si pretende da nessuna azienda, da nessun quotidiano, da nessun periodico, indipendentemente dalle parti politiche in gioco. Lo si chiede di tanto in tanto all'Einaudi. Ne prendiamo atto». E concluse sostenendo che si trattava di una questione «affrontata direttamente con Josè Saramago, all'insegna della grande amicizia e stima che c'è da molti anni fra la casa editrice e uno dei suoi autori più rappresentativi». Nell'anticipazione l'Espresso riportava alcuni brani del libro: «Visto che sono pubblicato in Italia da Einaudi, di proprietà di Berlusconi, gli avrò fatto guadagnare - diceva lo scrittore - qualche soldo». Soldi che, secondo lo scrittore, il premier avrebbe usato «per pagarsi i sigari, supponendo che la corruzione non sia il suo unico vizio». Il sentimento degli italiani per il Cavaliere, continuava Saramago nel brano incriminato, «è indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale». E ancora: «nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?». E via così, compreso il paragone finale - rivelava ancora il settimanale - tra Berlusconi e «un capo mafioso». L'incipit era un richiamo all'orazione ciceroniana contro Catilina: «Fino a quando o Berlusconi abuserai della nostra pazienza?». Il testo non conteneva soltanto riferimenti a Berlusconi ma anche ad altri temi della politica contemporanea:dagli ultimi atti del mandato di George W. Bush alla crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati occidentali alle polemiche su Guantanamo, dalla libertà limitata di Roberto Saviano ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. 'Il Quadernò fu poi pubblicato nel 2009 da Bollati Boringhieri (pp. 160 - 15,00 euro) con una prefazione di Umberto Eco che parlava di «contributi vibranti, densi di acume e fervida immaginazione, che ci rivelano un Saramago, impenitentemente irritato, e tenero». Lo scrittore per il suo ultimo lavoro uscito in Italia ad aprile di quest'anno, 'Cainò, torno così con la Feltrinelli con la quale aveva editato nel 1984 'Memoriale del Conventò, una delle sue opere più famose.

SCRITTORE 'SCOMODO' Josè Saramago ha rappresentato la letteratura portoghese d'oggi, che lui, grazie al Nobel ricevuto nel 1998, ha posto all'attenzione internazionale, aprendo la strada anche a altri autori: da Lobo Antunes a Cardoso Pires. In Italia c'era stato Antonio Tabucchi a farla scoprire, ma con attenzione in particolare alle avanguardie e a figure come Pessoa. Del resto Tabucchi ha sempre detto di non amare Saramago e il suo realismo metaforico dall'approccio molto ideologico. Eppure i romanzi di Saramago hanno le loro radici in quella cultura che mostra di aver sempre giocato su un confine labile tra storia e sogno (che c'era già in quel poema nazionale portoghese che è 'Luisiadì di Camoes), tra realtà e fantasia che può portare a approfondimenti del vero così come appare e sino a una vera e propria visionarietà dalle volute barocche. Una convinzione propria del suo costruire frequentemente narrazioni legate a particolari momenti storici, ma che nel profondo opera in tutti i suoi libri, nella sua vena sostanzialmente realista, ma di un realismo che finisce per comprendere tutte le realtà umane, comprese le proiezioni mentali e fantastiche. Esemplari in questo senso i suoi romanzi più celebri, da quello che per primo lo rese noto all'estero, 'Memoriale del Conventò, a 'L'anno della morte di Riccardo Reis' (omaggio a Pessoa), sino ai più celebri e amati, da 'Cecita« a 'Tutti i nomì, cui si aggiungono 'La cavernà, 'La zattera di pietrà, 'Le intermittenze della mortè, 'L'uomo duplicatò, 'Le piccole memoriè, per citare i titoli principali. In Italia Saramago ha avuto particolare fortuna, due lauree Honoris causa a Roma e a Siena, varie trasposizioni teatrali, l'omaggio di due Meridiani Mondadori di Romanzi e racconti. Particolare eco hanno avuto poi nel nostro paese i suoi scontri col Vaticano, che per 'Memorialè e poi per il suo teatrale 'La seconda vita di Francesco d'Assisì (in cui il santo continua la sua predicazione in un mondo in cui le sue parole non risuonano più) lo ha bollato come 'vetero- comunistà. »Rispetto molto i credenti, ma - replicò - non ho alcun rispetto per il Vaticano, che è un amministratore della fede«. Fedele alla sua idea che »gli intellettuali, più sono in vista, più hanno il dovere di esporsi per protestare e denunciare le ingiustizie«. I suoi romanzi più letti non a caso sono quelli in cui si critica la società di oggi, il mondo consumista e capitalista. 'Cecita» è una storia d'oggi dove tutto è vissuto da una serie di persone che, per un'epidemia, divengono cieche evidenziando quanto di irrazionale e suicida c'è nel comportamento dell'uomo. 'Tutti i nomì racconta l'amore di un archivista per una donna sconosciuta: attraverso labirinti borgesiani e kafkiane situazioni realissime si inseguono anche fantasmi mentali che pure hanno una loro storia concreta. 'L'uomo duplicatò affronta, in tempi di grandi migrazioni e immigrazioni, il problema dell'altro, che poi è molto simile a noi stessi, nella nostra molteplicità d'essere. 'La cavernà racconta di un artigiano, il vasaio Algor schiacciato dalle produzioni di plastica in serie e che mostrerà come la gente stia perdendo il contatto con la natura e la realtà. Saramago, nato in una povera famiglia il 16 novembre 1922 a Azinhaga, esordisce come narratore che si ispira al realismo socialista ('Terra do pecadò del '47). Comunista sin da giovane e oppositore di Salazar, abbandonati gli studi per motivi economici, ha varie occupazioni prima di divenire giornalista al supplemento letterario del 'Diario de Lisboà. Dopo la Rivoluzione dei Garofani nel '74 e essere stato nel '75 vicedirettore del 'Diario de noticias', lascia la professione e si dedica alla sola attività di scrittore. Pubblica allora alcuni volumi di poesia, un dramma teatrale e cronache tra attualità e riflessione, e, nel 1980, 'Una terra chiamata Alantejò, saga rurale d'impianto tradizionale in cui però, pian piano, le storie reali cominciano a svilupparsi assieme a quelle ipotetiche. È il momento d'inizio del Saramago nuovo e più importante e del suo particolare stile, in cui si fondono narrazione e discorso diretto di più personaggi come un flusso unico, in cui tutto riesce misteriosamente distinguibile senza eccessi e maniera barocca, conservando una lucida modernità, una dialettica coinvolgente per il lettore su note ironiche e di una serena ma profonda malinconia esistenziale. Le sue ultime opere pubblicate in Italia nel 2010 sono 'I quaderni di Lanzarotè per Einaudi e 'Cainò per Feltrinelli, casa editrice alla quale approda dopo aver lasciato polemicamente la prima. Con la Einaudi Saramago era entrato in contrasto dopo che la casa editrice aveva rifiutato di pubblicare 'Il Quadernò, raccolta di scritti apparsi sul blog dello scrittore nei quali c'erano espliciti attacchi a Silvio Berlusconi, edito poi nel 2009 da Bollati Boringhieri con la prefazione di Umberto Eco.

TRANQUILLI NON SONO INPAZZITO

TRE aforismi di Jose'
Il tempo, a volte, sembra che non passi, è come una rondine che fa il nido sulla grondaia, esce ed entra, va e viene, ma sempre sotto i nostri occhi.

Si dice che il male non regge a lungo, anche se, per la fatica che si porta dietro, a volte sembra di si, ma quello su cui non c'è dubbio è che non dura il bene per sempre.
... Oltre alla conversazione delle donne, sono i sogni che trattengono il mondo nella sua orbita

Né tu puoi farmi tutte le domande, né io posso darti tutte le risposte
E
...
Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono

ACQUA

BUON FINE SETTIMANA

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Commenti al Post:
artfactory
artfactory il 19/06/10 alle 10:39 via WEB
Non condivido Ma A Le idee non si rifiutano, germinano nella società, poi pensatori e artisti le esprimono.» Lucio Fontana
 
chiaracarboni90
chiaracarboni90 il 06/06/11 alle 09:21 via WEB
Adoro lo scrittore di Tias, è uno dei miei preferiti!
 
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ROSSO FOTO di ROSSO VENEXIANO

SENZA FRETTA

LA VITA E' COSI' PICCOLI ISTANTI CHE DANNO ANCORA UN SENSO A QUESTA NOSTRA  FRAGILE  REALTA'LA VITA E' COSI' VIVILA SENPRE E PRIMA O POI  ALL'IMPROVVISO ANCORA TI SORPRENDERA'

SOGNARE E' LECITO 

 

 

 
 

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