Cinzia Bucchioni
all’incontro del 3 ottobre 2005 a Livorno, organizzato dall’AGEDO, con Delia Vaccarello per presentare il suo ultimo libro “L’amore secondo noi” (Milano, Mondadori, 2005).
Sono qui a parlare a nome del neonato Circolo Arcilesbica Pisa, e sono veramente grata all’Agedo, che da anni è una presenza attiva sul territorio, e che ha voluto generosamente coinvolgere i nostri primi passi in questa iniziativa - oltre che naturalmente a Delia Vaccarello, che perseverando nella sua opera conoscitiva e divulgativa, della specificità delle nostre vite lesbiche e gay, ci offre una nuova occasione di incontro e confronto.
Sono contenta perché è la prima volta che il nostro Circolo si presenta pubblicamente come tale (ci siamo registrate il 2 novembre!), e per noi questa è veramente una conquista.
Il nostro gruppo si è aggregato intorno al GayPride Toscano e ha poi continuato a collaborare con Arcilesbica nazionale, per la tournée italiana di Sarah Waters. Ma arrivare a costituirci ha comportato un percorso lungo e difficile, ha significato costruire la fiducia in noi stesse, fare i conti con la paura anche inconfessata della visibilità, con la perdurante resistenza femminile a pensarsi protagonista, a prendersi sul serio, a prendere la parola. Ha significato scommettere sulle nostre capacità e sulla possibilità di durare. E di affrontare le mille difficoltà pratiche, dalla sede ai finanziamenti, che sono ancora tutte aperte: ma ora che si è creato l’entusiasmo, che si sono liberate le energie e le volontà, possiamo farcela!
Aspettiamo collaborazione e rinforzi.
Veniamo a Delia, per cui siamo qui: Delia Vaccarello non ha bisogno di presentazione, tanto meno qui a Livorno e alla Gaia Scienza dove è già stata tante volte. Giornalista, scrittrice, docente presso la Scuola di Giornalismo di Bologna, è nata a Palermo vive e lavora a Roma.
Le dobbiamo la notevolissima rubrica “Un due tre liberi tutti” che esce a martedì alterni sull’Unità e che fa un’opera unica sulla stampa italiana di informazione e divulgazione sulle più varie tematiche legate alle identità lesbica, gay e trans.
Ha pubblicato nel 2002 “Gli svergognati: vite di gay lesbiche e trans, storie di tutti” ed ha curato le antologie “Principesse Azzurre”.
Questo volume speriamo che circoli tanto nelle scuole, tra studenti e tra docenti, che dovrebbero essere quelli che lo consigliano.
Apprendiamo dalla prefazione che è nato da incontri diretti o via mail con tante e tanti adolescenti, e vuole restituire il sapore della conversazione giovanile, nel ritmo scandito da parti e paragrafi brevi e snelli, nel tono spesso scherzoso, nelle metafore, nell’uso di uno slang età scolare.,
La sua specificità è nel coniugare l’indagine sulla adolescenza con quella sull’identità sessuale.
Ma questo è andare alla ricerca del momento originario in cui si costruisce la nostra autopercezione come lesbiche e gay, la nostra percezione di noi nel mondo.
Certo non per tutte e tutti la scoperta di un’identità sessuale non etero coincide con l’adolescenza; ma è così per la maggior parte dei casi, insieme alla scoperta della sessualità.
Spesso è così e se ne possono trovare indizi anche quando non viene riconosciuta.
Il volume ci offre sette storie di sette ragazze e ragazzi, che raccontano in prima persona alcune esperienze forti legate all’identità sessuale: o perché si scoprono omosessuali, o perché comunque si trovano in condizioni di porsi il problema (come Marco, il ragazzo etero…). Ogni storia seguita da sette “viaggi”, commenti e riflessioni dell’autrice sulla storia stessa, che danno ragione a chi lo ha definito una sorta di “manuale camuffato”.
Attraverso le storie e i viaggi, si accavallano e si rincorrono tanti temi:
il rapporto con la scuola, nella sua ambivalenza di repressione e di spazio di libertà (p.e. Giulio, che dopo lo scontro tremendo col padre e poi la decisione di fare la tesina sullo sterminio degli omosessuali nei campi nazisti – e non è l’unico caso in cui si cerca nella “cultura” una legittimazione al propria diversità.
il rapporto con la famiglia; ancora drammatico in troppi casi (fin all’esorcista), soprattutto perché nei confronti della famiglia siamo così fragili. p. 183-184 – al contrario: un biglietto per tutte le direzioni p. 211
Personalmente mi è piaciuta l’intuizione dell’adolescenza come “periodo problematico” ma non per l’adolescente bensì per il genitore: in un simpatico rovesciamento di prospettiva: p. 80
Esce soprattutto e prepotentemente il rapporto col gruppo di coetanei: il grande bisogno di appartenenza che caratterizza quella età, e che per l’adolescente omosessuale è un terreno minato: p. 52
Partendo da questo che appare un tratto tutto adolescenziale, si scoprono alcun delle radici dell’omofobia di tutte le età, anche di quella interiorizzata dalle vittime: p. 54, p. 73, p. 178
Mi ha stupito e rattristato ciò che emerge dei rapporti tra maschi e femmine, dove si ritrovano i più classici atteggiamenti patriarcali e maschilisti, dove le ragazze appaiono ancora terribilmente dipendenti dal giudizio e dall’accettazione del maschio, e la sessualità femminile etero pare svilupparsi ancora tutta in rapporto a ciò che il maschio si aspetta, non certo alla scoperta di ciò che si desidera – è anche interessante che le lesbiche parlino della propria omosessualità alle amiche più che agli amici, e anche i ragazzi alle amiche: come mai?
Davvero anche i ragazzi sono solidali custodi della cultura patriarcale e dei privilegi che sancisce per il maschio?
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