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I beni culturali gridano vendetta – Il caso Pompei


  
 Crollo su crollo i nostri beni culturali, i magnifici borghi, le mura al cui interno sono sorte città fortificate e che trasudano storia, si sbriciolano sotto l’ingiuria degli agenti atmosferici e delle sostanze inquinanti che ne minano la solidità. Senza più manutenzione ordinaria e quotidiana, ogni cosa scompare, inesorabilmente, per sempre, lasciandoci orfani di un immenso patrimonio che, indegnamente, abbiamo ereditato dal passato. L’economia è entrata prepotentemente nella grammatica dei Beni culturali condizionandone l’essenza stessa. Ciò fa di Pompei un appetibile boccone mentre lascia che un immenso patrimonio librario e documentario vada in malora. I nostri piccoli paesi con le loro testimonianze artistiche, più o meno pregiate, ma di certo parte del loro stesso essere, tutto ad un tratto diventano spazzatura e per loro, a cui il concetto di vantaggio economico non è applicabile, resta solo la speranza di sopravvivere fino  a quando una generazione più illuminata non si riappropri della loro straordinaria valenza.Si parla a vanvera, senza sapere di cosa. Si dice che, scandalo, la Soprintendenza non è in grado di spendere tutti quei milioni dati dalla Comunità europea, senza considerare che le Soprintendenze sono state private da tempo del personale necessario a garantire un funzionamento minimo. Non ci sono operai che assicurino la manutenzione ordinaria giornaliera. Cosa che fa la differenza nella prevenzione. Le leggi che governano i restauri sono in pratica le stesse che regolano i lavori pubblici e dunque, per poter iniziare a cantierare un’opera, bisoga procedere per piccoli passi, ovvero progettare, con i mezzi che si hanno, fare i capitolati per la gara, i piani di sicurezza, i bandi, le aggiudicazioni e poi procedere a tutte le successive fasi. In parallelo si deve rendicontare il tutto su siti dell’osservatorio dei lavori pubblici e sul sito della Regione Campania che pubblica tutti i lavori, dalla progettazione alla regolare esecuzione. La responsabilità è personale del Funzionario incaricato che ne risponde civilmente, penalmente e dal punto di vista patrimoniale senza che lo Stato ne preveda un’assicurazione per eventuali danni. Tante volte mi sono svegliata nel pieno della notte tutta sudata in pieno panico o per un cantiere più pericoloso dal punto di vista degli operai, o per una scadenza da rispettare, o per avere avuto già due orribili giornate durante le quali, inutilmente, avevo cercato di raggiungere la schermata finale del programma online di gestione dei Lavori pubblici senza speranza, perché scadeva il ‘tempo massimo’ ed il sistema mi buttava fuori non salvandomi neanche un dato. O perché dovevo fare una variante ad un progetto senza aumento di spesa ed i conti non tornavano. Io, da sola, progettavo, firmavo, protocollavo, stampavo le carte, e tutto il resto appresso, perché non c’era più neanche una persona che potesse affiancare i funzionari. La legislazione speciale, usata durante le fasi post terremoto e che comunque in parte differenziava i cantieri storico artistici architettonici e archeologici, data la specificità e delicatezza dei lavori da eseguirsi,  consentiva di procedere alla progettazione in corso d’opera: ovvero si iniziavano i lavori con procedure d’urgenza e poi si faceva il progetto definitivo in base a quanto emergeva in corso d’opera. Alcuni funzionari, rischiando di persona, lo hanno fatto in qualche caso anche contro la legge vigente, ma il rischio è grosso e non vale più la pena. Non potendo garantire alla ditta di restauro che, qualora proceda ad interventi di somma urgenza, il progetto ed i lavori gli saranno affidati, quella si astiene. Tanto più che, con i costi della mano d’opera, non si può certo rischiare di anticipare lavori a titolo gratuito. Si grida e si blatera circa la possibilità di dare ai privati Pompei ma ci si astiene dal commentare che è proprio da quando si è cominciato a gestire Pompei come un business, che sono cominciati i guai. In tanta inettitudine dello Stato, c’è stato un Ministro, il ministro Bray, che si è accorto che, tra tutte le campane ed i tromboni blateranti, gli unici che avevano le idee chiare e le competenze erano i tanti bravissimi funzionari delle Soprintendenze, i tecnici, gli assistenti di scavo o di cantiere, gli archeologi e gli storici dell’arte, i restauratori, o almeno quelli di loro che ancora sono in forza al Ministero, che fanno il loro lavoro e non hanno interessi privati da perseguire. Infatti il Ministro, che stava lavorando bene con loro ed avviando un processo sano con anche una proposta di modifica del Ministero, ebbene sì, è stato mandato via ed al suo posto è stato messo un perfetto incompetente, Dario Franceschini che, come prima dichiarazione ha detto che il Ministero dei Beni Culturali è anche Ministero dell’Economia. Non è più chiaro a nessuno che la cultura è prerogativa dello Stato e che nessun privato potrà in toto prendersene cura. Perché lo farà per sé e non per l’accrescimento culturale di un popolo la cui massima aspirazione è ormai twittare o pubblicare cazzate sulla pagina Facebook. Di quello che dico oggi ho parlato già in precedenza e basta inserire il tag Beni Culturali o Pompei sulla mia pagina del blog, per averne conferma. L’averne fatto parte come funzionario è stato per me un onore e con dolore ho deciso di lasciare le mie funzioni perché non potevo rivendicare  più l’onore di servire uno Stato che si rivolgeva a me disprezzandomi e chiamandomi fannullona, salvo poi farla fare franca a tutti i veri intoccabili fannulloni ed ai Dirigenti scelti tra quelli più ossequiosi verso il potere piuttosto che per le loro capacità.Voglio, in questa occasione, rivolgere un caro pensiero ad un grande collega che non c’è più e della cui scomparsa si sono accorti in tanti,  tutti quelli con cui sempre con competenza, massima professionalità, dolcezza ha lavorato per rendere più facile e più piacevole questo stupendo rapporto tra la città di Napoli e chi a Napoli lavora. Un esempio per tutti: il cast di un Posto al Sole che gli ha dedicato una puntata alla memoria di. Lui è il mio amico Umberto Bile. Ciao Umberto, non ti dimenticheremo mai.  Qui il link ad uno dei miei articoli sul caso Pompei che voglio riproporvi anche perché possiate, scorrendone altri, leggere quello che non ripeto qui.