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briganti o rivoluzionari

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gramsci

Post n°12 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da parsival51

"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti" (Antonio Gramsci in "Ordine Nuovo", 1920).

 

 
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valeria.61
valeria.61 il 06/01/10 alle 22:58 via WEB
Larosabluette, direi di non condividere il tuo pensiero... In fondo dal particolare si deduce l'universale... A dire che nel presente blog non si trattava di condurre un'analisi del pensiero storico gramsciano còlto nella sua interezza e nel contesto più generale – perché non è questa la sede –, bensì di valutare l'intima coerenza della frase citata ai fini del contesto dell'autore del blog. Frase che del resto è stata non solo messa in luce dalla storiografia marxista (non dimentichiamo il periodo nel quale emerge tale conclusione, quando ben altri fermenti si agitavano in campo politico-sociale), ma ha contribuito ad allargare il dibattito storiografico da più parti, anche rispetto alla storiografia liberale. Se oggi il dibattito storico si è arricchito, è proprio grazie alla ripresa della lettura gramsciana del Risorgimento in termini di «rivoluzione passiva», della nascita dello Stato unitario come conquista regia, della mancata rivoluzione sociale che approfondì il divario tra le minoranze dei patrioti e le grandi masse contadine. Ovvero tra le due Italie, il Centro-Nord e il Meridione, dove braccianti delusi dalla mancata distribuzione delle terre e soldati sbandati del disciolto esercito borbonico dettero vita, dopo il 1860, a una guerra civile etichettata con il nome di brigantaggio. Etichetta che – guarda caso – venne coniata dagli intellettuali di Stato...
 
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