Silena DalFinestrino

incipit di Pai Inacio


Era una magnifica giornata, tiepida e  trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate  e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo  la sera prima...Non riusciva a spiegarsi come si trovava su quell carro, lui che conosceva solo la casa ai piedi di quei monti. Guardava dal buco che gli si apriva sul mondo in mezzo al suo corpo e sacchi di cui non conosceva per nulla il contenuto.La mente correva ai ricordi che raccontava suo padre, la sera accanto al fuoco, i pochi momenti liberi dal lavoro, dalla casa, il suo mondo e i racconti di una terra lontava dove si danzava su ritmi che loro dovevano solo dimenticare e riviverli solo nei sogni, suo padre diceva che quella terra si chiamava Africa e c'era il mare da attraversare, un mare lungo e grosso e adesso tutto era cambiato e gli avevano detto che doveva andar via lontano e lui si stava chiedendo cosa era "lontano". Dove ti porteranno questi soldi, gli disse la madre piangendo mentre lo salutava con la mano.Si addormento' pensando di raggiungere il mare grosso come lui  ritrovare la terra di suo padre e del padre di suo padre e del nonno di suo padre.Lo svegliarono che il suo viaggio era terminato.Scese dal carro e si sedette su un muretto. Mangio' la sua focacia di miglio che gli aveva dato la madre e aspetto'.Tutti qulli che passavano osservavano quell'uomo nero come la pece, non avevano mai visto uomini cosi scuri, cosi grandi, cosi grossi.Una donna prese a cuore quell'uomo e ogni giorno gli portava delle radici lesse o qualche dolcetto. Lui ringraziava con un sorriso.Passo' il tempo e la donna gli insegno' qualche parola.Bon dia.Il padre delle ragazza era un uomo molto tradizionalista e aveva gia' organizzato il matrimonio con un mandriano di buone facolta', un buon partito dicevano nel villaggio. La rarazza era ormai completamente presa dal suo sconosciuto e non voleva lasciarlo, ne' poteva sposare il marito imposto dal padre. Una mattina mentre faceva il solito giro portando qualcosa al suo uomo, fuggi' con lui nella "chapada". Si nascosero tra i cespugli,, tra i radi arbusti, mangiavano agavi, fiori, radici. Felici del loro amore, felici di quella liberta', liberi e felici di amarsi.Il padre non si rassegno' alla fuga della figlia e la cerco' dappertutto. Mettendo i segugi slle sue tracce e alla fine la trovo'. Gli impose di lasciare quel brutto "negro" grande e grosso.Lei si rifiuto' di lasciarlo. Prego' il padre di lasciarla lassu' con lui perche' era felice come aveva sempre sognato sin da bambina.Il padre insistette fino allo stremo.All'ennesimo il rifiuto, prese il fucile che aveva portato con se' e, autato dalla tribu' che lo aveva seguito, li uccise.Li lascio' li' in mezzo agli arbusti, su quel morro, in mezzo alla sterpaglia priva di vita.Passo' il tempo e sul quel morro comncio' a spuntare un cactus, bello, alto, grosso, lo chiamarono Pai Inacio, come lo sconosciuto .“questo blog partecipa al gioco letterario ‘incipit’ promosso da Writer http://blog.libero.it/AltreLatitudini/"un abbraccio a tutti, spero dalla prossima tappa di riuscire a essere piu' presente.dal cuore di angela al cuore di tutti voi, nessuno esclusovostra