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« Pacs-Dico: dove eravamo rimasti?Compianto sui valori perduti »

Quel permissivismo chiamato laicità

Post n°118 pubblicato il 12 Luglio 2007 da andrea.983

                                            ovvero una riflessione sul tema Pacs-Dico

Alla fine che ne è stato dei Dico?
(termine che ha ormai sostituito i Pacs nel desiderio collettivo). So che è stato presentato un disegno di legge, a che punto è? è possibile che un cambiamento simile venga portato avanti senza che ci sia un confronto democratico (in Parlamento, non in piazza; coinvolgendo altre figure: della chiesa, delle associazioni per gli omosessuali, della famiglia, non solo i politici)?

Con la proposizione di una forma giuridica alternativa al matrimonio, ci stiamo dimenticando totalmente delle radici cristiane della nostra comunità nazionale. Non è possibile lasciare da parte nel tempo di una notte questa componente fondamentale della storia dell'Italia. Chi dà voce alla necessità di garantire i diritti di coppie di fatto e unioni omosessuali, nel nome di una mai ben precisata laicità e attraverso forme giuridiche che si contrappongano al matrimonio, destabilizza il nostro Paese, crea un vuoto nei valori della nazione. 
Se si vuole creare una nuova stanza in una casa, abbattendo un muro portante, quale sarà il risultato?
Alle nuove richieste della società si può rispondere in vari modi, il modo con cui si vuole rispondere è sbagliato.
A questo proposito vorrei proporvi i passi principali di un articolo apparso sul Giornale di Brescia, che affronta il tema della scomparsa dello spirito cristiano dalla società (e certo non risparmia le parole...).

Quel permissivismo chiamato laicità di Ada Ferrari - Giornale di Brescia
"L'avanzata di un modello sociale e istituzionale da cui ogni alito cristiano e, passo dopo passo, inesorabilmente espulso è ormai sotto gli occhi di tutti. La chiamano laicità. Che coraggio! Del resto il ricorso al supermarket delle parole blasonate avviene ormai con molta disinvoltura. Quello che vediamo, in realtà, somiglia piuttosto a un cinico "lasciar fare" funzionale al recitativo dell'Europa: sciogliere la propria identità storico ideale in una amorfa marmellata sociale, paghi del parco giochi in cui, come Alice delle Meraviglie, siamo in ogni istanti invitati a cogliere nuovi, stupefacenti frutti. Un Paradiso da cui mani garbate hano pietosamente rimosso il problema del Male (...) 
Di fronte a questo steminato suk, spaesato e istericamente attivistico, qualche domanda in effetti uno potrebbe anche porsela. Per esempio: chi l'ha progettato, chi l'ha accettato, chi ci sguazza? Tutti e nessuno, si dirà. E, ancora: è la storia, è l'inevitabile andamento delle cose, è il progresso. Si dice sempre così, specie quando si è a corto di risposte e si ha un urgente bisogno di coperchi per bloccare pentole in maleodorante ebollizione.
Dunque una responsabilità specifica non esisterebbe? Balle.

-CONTINUA

Se i grandi numeri scendono in piazza, come è accaduto il 2 dicembre scorso, non è solo per le tasse di Prodi. Quello non era un corteo di evasori. Il disagio ha una cifra più complessa e più seria. é più strutturato e assai meno occasionale ed emotivo i come commentatori non disinteressati ce l'hanno dipinto. è il no ad un modello di società senza regole, senza bussola morale, in cui appare quasi completamente rimosso il problema del peccato nella complessità delle sue declinazioni laiche e religiose, individuali e sociali, giudiziarie e morali (...).
Tutto è stato confuso e stravolto fino a che la notte s'è fatta abbastanza nera da non potervi più distinguere niente. E in queste condizioni, si sa, le rimozioni sono più facili.
La strada verso la completa destrutturazione di qualsiasi paradigma etico seriamente obbligante pare, ormai, relativamente spianata. Vuoi drogarti ? Fallo. Tanto, non succede niente. Sei donna e vuoi metter su famiglia con un'altra donna pur senza rinunciare alle gioie della maternità? Perbacco, è un tuo diritto! Penserà lo stato, nella sua materna sollecitudine, a fornirti un premuroso Dulcamara (nell'opera lirica "L'elisir d'amore", un ciarlatano che proclama di avere un farmaco miracoloso, rimedio di qualsiasi male n.d.r.) che avrà anche per te la provetta miracolosa. Basta afitarla e voilà. eccoti mamma. Il bebè si ritroverà, come in un incubo ancestrale, una mamma a due teste china sulla sua culla? Non è il caso di desistere. Il progresso, si sa ha i suoi costi. Ma pian piano anche l'infanzia si adatterà ai nuovi orizzonti della scienza. E se così non fosse, ecco pronte illuminate pattuglie di pedagoghi e sociologi cui affidare queste fragili esistenze abnormi che l'egoismo individuale ha gettato allo sbaraglio di sfide estreme, intimamente contrarie alla spontanea armonia creaturale... Può essere, magari, che non tutti funzioni: la strana creatura si sente sola, le provette sono finite e non può avere fratelli, e così la grande insidia è in agguato. Una cattiva compagnia oggi, una sniffata domani ed eccolo entrare nella disperata moltitudine della tossicodipendenza. Non è così tragico. Troverà nelle istituzioni interlocutori comprensivi, elastici. Liberali, appunto. Cosa non farebbe un Tiranno illuminato per i suoi amati sudditi ? Qualsiasi cosa. Appunto.
Deve essere proprio di cuore duro e corto di intelleto la massa di gente - donne, uomini, vecchi, giovani, ricchi, pover, dotti e semplici - che è andata in piazza per dire no a questo Paradiso prossimo venturo! e, di nuovo, uno si fa la domanda: ma chi l'ha voluto questo Paradiso?
Terribile, ma inevitabile, avanza il dubbio che il tempo e la semplice osservazione delle cose hanno sedimentato e consolidato ormai in larghissima parte dell'opinione cattolica. E che non è più possibile, né sano, tacere. Qualche responsabilità nella costruzione del tremendo"paradiso cristiano" investe anche i cristiani, sfera ecclesiastica compresa. è un'amara evidenza. Dai tempi di Sturzo e De Gasperi sono passati anni luce. Altro pianeta, altra tempra morale, altro il segno della presenza pubblica catolica. (...)
Poi , per qualche oscuro meccanismo le cose sono andate all'incontrario e la massima preoccupazione di molti esponenti cattolici pare quella di bastonare gli affini e mettersi al servizio degli avversari.
E loro, i cattolici della maggioranza che fanno ? A parte nobili eccezioni, abbozzano, si adeguano, accampano balbettanti argomenti: i valori condivisi, la superiore neutralità delle istituzioni, la irrinunciabile laicità dello stato, tanto più necesaria in una societa multietnica e multiculturale. La famosa laicità è ormai una coperta corta e consunta che a forza di tirarla a coprire tutto il contrario di tutto, non copre più nessuno".

 
 
 
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