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« ridere, alla lunga, dive...ormai sono un uomo »

ho smesso l'abitudine

Post n°94 pubblicato il 15 Settembre 2013 da andrea_firenze
 

ho smesso l'abitudine di prendere i pensieri in prestito. Non affondo più nei libri come facevo una volta. Tutto ciò che è spettacolo, messaggio subito o rappresentazione è un badile di merda fumante rovesciato giù, come orci d'olio bollente dai bastioni di una città assediata, sulle teste di nemici di cui non conosciamo gli affanni, le speranze, i desideri; persone di cui vorrei condividere persino la brama di uccidere, perché il veleno è in noi dalla nascita, ma si alimenta nell'incontro. Ascoltare, conversare, partecipare, socializzare non sono cose diverse da uno sputo in un pozzo. Come quando paghiamo per essere legati alle poltrone di un cinema e ci vendono a buon mercato la sensazione che stiamo partorendo meraviglie. In realtà ricicliamo, mastichiamo, adattiamo e riutilizziamo tutto: parole, conoscenze, gesti, luoghi, regali, bambolotti di peluche, sorrisi, lacrime, indumenti, poesie, carezze; prendiamo queste oggetti, afferriamo a due mani queste sensazioni come fossero i più grezzi degli utensili, i più terribili degli strumenti di tortura, le più inutili chincaglierie; con incredibile facilità le gettiamo via, abusandone, e proviamo a farle rimbalzare come sassi sull'acqua, quando il mare è calmo oppure se è agitato; e infondo chi se ne frega del mare, l'importante è arrivare lontano senza sporcarsi troppo le zampe, senza bagnarsi i vestiti, appiccicandosi come sanguisughe alla pelle con le zanne, pur di restare incolumi. Forse è giusto così: Dio ha abbandonato suo figlio conficcato con dei chiodi ad una croce, pensate che ne farà di noi e cosa noi siamo in grado di fare. Perciò affiliamo tutti i giorni i nostri artigli, con i pensieri, con una battuta divertente, con una gonna e un po' di trucco, con muscoli da palestra e seni rifatti, con abiti eleganti, belle macchine, soldi; ed anche gli organi sessuali ne sono un'emanazione, sono fatti appositamente per ferire, per succhiare la vita agli altri: per questo si coprono con le mutande come le pistole nelle fondine e le lame nelle guaine. Ma un amplesso o un'unione sono solo un buco, un vuoto di riflesso, e la generazione ne è solo una forma a breve termine, provvisoria, un rito che simula tranquillità e stabilità, una lima che consuma nella levigatezza. Infondo è la filosofia della dipendenza, elaborata dai cultori, dagli avidi del chiunque sia su cui pisciare dando l'impressione d'adorare e d'amare. Non c'è bassezza peggiore d'imprigionare gli altri nella schiavitù di essere se stessi, nel vizio dell'io a tutti i costi. La soluzione, il segreto è non parlare; accendere un fiammifero e bruciare tutto; meglio poi sarebbe perdere la memoria, il massimo avere il coraggio di morire. Altrimenti è naturale che la vita sembri breve, perché si sceglie o qualcuno lo fa per te, e pensi di star bene e che ne sia valsa la pena, ma infondo non capisci che non fa differenza perché, in così poco tempo, quello che ci è concesso, non si può scegliere niente senza assimilarsi e mai e poi mai si fa esperienza di quel dedalo che è il mondo. Ed ogni cosa, quando guardi, mentre cammini per strada, o quando qualcuno ti sorride o qualcosa ti ricorda qualcuno, continua a specchiarsi in te come bagliori sulle rotaie, e sono più intensi quanto più sono lontani nel periodo dell'infima capacità di una vista; è in questi momenti che realizzi che non c'è né legge né possibilità e che, appena sposti la lastra adagiata su una salma, non fai in tempo a guardare dentro che quella si è all'istante polverizzata e la tua piccola esistenza si è già materiata in una irriducibilità.

 
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Commenti al Post:
REGINA.LEONESSA
REGINA.LEONESSA il 16/09/13 alle 09:25 via WEB
Certo...la Vita è proprio strana...Buon lunedì. Regina
(Rispondi)
 
 
andrea_firenze
andrea_firenze il 16/09/13 alle 18:43 via WEB
:) anche a te
(Rispondi)
 
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