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alla fine del mese del sole

Post n°154 pubblicato il 23 Gennaio 2014 da andrea_firenze
 

alla fine del mese del sole, in cui sono nato, me ne andrò curioso come un pesce del mare per le strade di Montsouris, stretto fra la città universitaria, la rive gauche della Senna e le catacombe, indifferente alle piste degli astri ed alla pace che va fatta per sopravvivere, di nuovo bersaglio dell'instancabile riproporsi delle cose. Percorrere delle distanze, separarsi oppure incontrarsi ancora, in stati diversi, rivestiti di movimenti, corpi incauti e gesti d'autodifesa è una sporca faccenda diretta dal caso con storie di malizia o di disinteresse poiché esso non è un ente astratto di cui siamo vittime ma semmai si costituisce nella distrazione che fa divergere in noi la determinazione e allenta il nodo fra la mente, i più bassi desideri e il cuore. Per caso mi hanno gettato alla nascita nel mio corpo, come un po' di terra in un vaso; per tanti anni ed ancora questo corpo mi ha usato come io uso lui, lo ha fatto per la sua di sopravvivenza: è comprensibile. Poi sono finito, ancora per caso, nel tuo, come sarò fra pochi giorni nel tuo quartiere; dico nel tuo di corpo, che come gli altri a ben guardare è un buco, dove c'eri già tu; là per poco sono rimasto e adesso torno in chi ti tiene, cosicché lui contenitore vi sarà di nuovo contenuto ma non potrà raggiungerti poiché altrove sei caduta e non sei più dentro ai tuoi capelli neri e al tuo viso, che hai prestato come guanti e cappello a qualcun altro, e dal quale, per caso o per fortuna, dalle feritoie, potremmo di nuovo, inutilmente, forse appena scambiare il muco. E ormai ti so trovare solo nei posti dove ti ho nascosto, nei ricordi, che sono i buchi che ho fatto con le mie mani, tasche invisibili, che mi trascino dietro, e l'unica possibilità che avremmo avuto sarebbe stata appunto una caduta e poi uno scontro in uno stesso posto, come cadono le pesche dallo stesso o da un ramo diverso e, fortuitamente, si trovano a morire assieme, rotolando, fra l'erba. E che altro sono la vita e la morte se non rimbalzi di distanze, e che succeda di rivedersi non è più probabile fra queste strade illuminate di quanto lo sia dove saremo senza respiro, al buio, senza orientamento. Chissà se succederà di incrociarsi in Rue des Fossés-St-Germain, o a prendere un'acqua gelata o a gustare un sorbetto all'improbabile caffè Procope, mobilio di lusso adesso, ma luogo piuttosto malfamato, che mi sarebbe piaciuto ai tempi in cui Verlaine ci passava le giornate. E neppure oggi ti sento respirare ma infondo è un dettaglio, un accessorio che potremmo smarrire e non perderemmo la nostra natura; e qual'è la nostra natura di adesso e quale sarà per il futuro se non il solco della divisione, l'orlo della separazione. Solo il nulla e il tutto coincidono, come persone al mattino che si specchiano; essi soli sono il bello fatto, la piena conseguenza dell'azione e non lo sterile incremento d'esultanza dei ricordi, delle passioni, delle sensazioni che sono brevi lamenti di allontanamento, e ogni giorno si fanno più sommessi, perché si dimentica presto ciò che ci è appartenuto, semplicemente perché non ci appartiene più, e non si tratta di un costante dolore di protezione ma di passeggera sofferenza per ciò che non avremo indietro e che sostituiremo. E ogni giorno mi fa male, ma almeno penso, e ogni giorno mi chiedo, con pudore, se oggi faccia male un po' meno. E vorrei poterla abbandonare la sensibilità con cui non riesco a venire a patti; vorrei abbandonarla, come un cane, questa timida ragazza, a volte sfacciata come una puttana; vorrei proprio che non desiderasse che tu sapessi che alla fine del mese del sole, in cui sono nato, me ne andrò curioso come un pesce del mare per le strade di Montsouris, stretto fra la città universitaria, la rive gauche della Senna e le catacombe; vorrei che non desiderasse che tu sapessi che prenderò un gelato al caffè Procope, adesso ristorante Procope, indifferente alle piste degli astri ed alla pace che va fatta per sopravvivere, di nuovo bersaglio dell'instancabile riproporsi delle cose. Cose per le quali “il pleure dans mon cœur come il pleut sur la ville”.

 
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Commenti al Post:
diletta.castelli
diletta.castelli il 11/10/16 alle 14:29 via WEB
articolo veramente ben scritto. I miei complimenti da lumaca
(Rispondi)
 
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