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Videodiario: "Oudopia"
improvvisazione, appunti 13 e 14 dicembre
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Tra ieri sera e oggi ho fatto finta di avere tra le mani uno strumento diverso. "Oud". In arabo significa "legno". Ed è così che chiamano il nonno del Liuto tra il Magreb e il Medio Oriente. Cinque ordini di corde doppie e un basso singolo, cavigliera piegata all'indietro, tastiera priva di legature. E' leggera e tagliente come un foglio la sua musica, e come un foglio è, alle sue origini, bidimensionale.
Appartiene a una tradizione che i suoni li sviluppa in orizzontale, quasi senza profondità armonica, con frasi lineari, a partire da intervalli di un quarto di tono. Ma è pur sempre uno strumento polifonico, l'Oud e, ad aver la pazienza di addomesticarlo, può essere gettato come ponte verso l'Europa delle leggiadre cadenze, dei corali, del contrappunto, del temperamento equabile. Una comunione incruenta, un mondo di concordia, i suoni di una città ideale chiamata Oudopia.
Consigli per l'ascolto: Thimar (ECM, 2000) di Anouar Brahem, Dave Holland, John Surman
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StringTrails
di
Andrea Parisi
36 haiku sonori per 36 diverse vedute
la dimensione dei tempi brevi: appunti, studi, miniature, haiku.
piccoli passi avanti verso la cima del Fuji
migliorando me stesso
Androyde Plays
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