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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da anedbg

LA  MARCIA DELLA LIBERTA’

(Wietzendorf – Bergen/Belsen, 22 aprile 1945)

Troppi avvenimenti ed emozioni in una successione troppo rapida per fissarli nella memoria… Ho cercato per anni di colmare quei vuoti… Il taccuino clandestino è laconico, freddo, burocratico, annotato succintamente per poi restare bianco dal  22 aprile al I° maggio 1945.

Of. 83, Wietzendorf, 12-22 aprile 1945 – Questa dannata guerra è agli sgoccioli!  Racchiusi in una sacca, noi ufficiali del Regio Esercito Italiano internati volontari da venti mesi nei Lager per non collaborare con Hitler e Mussolini, ci esaltiamo alle cannonate sempre più forti, poi alle raffiche delle armi leggere mentre i liberatori non rispondono più al fuoco nemico per non colpirci.

Il 12 aprile il Comando tedesco abbandona il Campo senza avviare la nostra “marcia della morte” su Belsen, per non lasciare testimoni vivi, ma lascia di guardia il capitano Lohse con poche sentinelle per la resa agli Alleati. Ora, liberi nel campo, assaltiamo i magazzini della Croce Rossa degli ufficiali francesi prigionieri e tamponiamo impazziti, con un’abboffata di 24 ore, venti mesi di fame arretrata ! Il 16 aprile il miracolo: il maggiore canadese Cooley, dopo avere liberato il vicino campo di sterminio di Belsen, ci raggiunge con tre soldati e ci dichiara liberi, accolto da un tricolore ricucito nella notte dai brandelli in cui era stato tagliato per sottrarlo ai tedeschi. Le guardie tedesche sono affidate in custodia ai francesi, mentre Cooley torna nella bolgia di Belsen, che ha appena liberata, per riprendere la sua guerra. Ma ecco il colpo di scena: poco dopo dai boschi ci riconquista la Hitlerjungend, un battaglione di ragazzi fanatici nazisti che ha rimpiazzato le SS fuggite e ha addossto ai reticolati cannoni e katiusce ! Siamo di nuovo cavie umane, il capitano Lohse viene impiccato per non averci sterminato con le armi del campo e i suoi soldati arrestati,  rei di non avere combattuto!

Tramite la Croce Rossa, Inizia un patteggiamento coi tedeschi, da parte dei cappellani francesi, italiani e canadesi e del prelato cattolico di Wietzendorf, per una tregua d’armi che consenta ai 3000 POW francesi e ai 4000 IMI italiani di traversare finalmente liberi il fronte ed ai fanatici ragazzi nazisti di riprendere la loro guerra disperata!

- 22 aprile – La lunga marcia che cancellò il Lager alle mie spalle è uscita dalla mia memoria o forse non vi è mai entrata… Forse era troppo alto il prezzo della libertà. Conservo pochi flash indelebili in lunghe pause nere… Ora non so più quali siano i miei ricordi e quanto il mio compagno Dallo ha sovraimpresso.Vigilia allucinante, un’ultima mangiata illimitata, siamo come pazzi… Notte e chi dorme? Piove e che importa? Poi dalle sei del mattino ho sei ore di tregua per ricucirmi al passato. Ma io sto male… la pancia mi scoppia… Dallo (Ezio Dall’Oro), mio fratello di dolore e di fame, mi domanda se me la sento di camminare… “tenterò…”. Dallo non mi abbandona, rischia la sua sorte con la mia… Ora però devo farcela, non voglio restare nel Lager coi tedeschi e il centinaio di compagni inabili, devo conquistarmela la libertà, passo a passo con Dallo… devo rinascere, ma la nascita è un dono che si riceve soffrendo.

La lenta colonna dei macilenti si snoda dal cancello, prima i francesi – loro hanno vinta la guerra –  poi noi altri, 3800 pezzenti per la prima volta senza scorta, preceduti da un lenzuolo bianco dove abbiamo tracciata una croce rossa, in spalla i miseri fardelli…ma le stellette sono lucide e il tricolore “ricucito” è salvo in uno zaino! Passo a passo riconquistiamo la vita… Ora la strada si snoda tra gli alberi con le prime foglie d’aprile, tra macerie, ancora ieri calpestata da profughi senza meta.

Ora la mia memoria è buia… ma la curva della strada, a Marbostel, quella sì, la ricordo e così l’ho riconosciuta mezzo secolo dopo: qui c’era un soldato torvo, nella verde divisa polverosa, il parabellum imbracciato  – ora tocca lui perdere la guerra – e là, dopo la curva, un soldato diverso con una divisa kaki e una croce rossa: è un cappellano canadese : “Vite, vite! C’est terminé”, così Dallo ricorda … La tregua è scaduta, attorno a noi la guerra sta per riprendere: siamo finalmente liberi, ma per me è buio, la memoria è vuota…

Ma i camions promessi dagli Alleati non li vediamo, da un pezzo avranno smessa la spola, io e Dallo non vediamo compagni davanti, non vediamo compagni dietro, siamo proprio gli ultimi, staccati, soli con la nostra disperata volontà di esistere… Dallo, più valido, non mi abbandona, mi sorregge come un fratello, mi rincuora…credo di dovergli la vita!

Il passo si fa più faticato, ogni pochi metri mi accovaccio dolorante…ma devo farcela, l’ho promesso a mia madre! Come automi rotti ci strascichiamo… sostiamo… riprendiamo… Ma non finisce mai questa strada dannata tra le eriche fiorite della brughiera, il bosco con le foglie nuove, i campi abbandonati, le case dirute, nell’immobilità sinistra della tregua?

Poi improvvisa, dal bosco, appare un’ombra spettrale, vagamente un uomo – ricorderà il mio compagno – alto, biondo, forse un polacco, anche lui un pezzente, la pelle accartocciata su ossa senza carne, ebbro anche lui di libertà, resuscitato da quel vicino cimitero di vivi, a noi ignoto, che era Belsen:  barcolla… farfuglia parole incomprensibili… stramazza… Forse non comprendiamo, forse non vogliamo comprendere… Ora anche la mente del mio compagno si abbuia… La guerra da ore sarà ripresa implacabile…

Poi finalmente le prime case di Bergen e gli amici del gruppo dello Straflager di Colonia che ci attendono, trepidanti da ore, scrutando la sera…

Ora noi due possiamo anche ricordare: se siamo arrivati, la libertà ce la siamo conquistata da soli, passo a passo… dodici chilometri in dodici ore… due secondi ogni passo: è la nostra vittoria personale sul Grande Reich !

Ma noi due non sapremo mai se quella larva d’uomo uscita dal bosco era solo un incubo, se ci siamo fermati a tenergli una mano confortandolo a morire, se siamo andati avanti come automi senz’anima, custodi solo di noi stessi… Ancora dopo mezzo secolo Dallo aveva l’incubo e il rimorso notturno di quella apparizione inconclusa e si appellava ai miei ricordi…

Ma io no, io non ho ricordi, non ho rimorsi, “io non c’ero…”: il Reich, con la mia giovinezza, mi ha carpito anche quel pezzo di memoria!

S.Ten. Claudio Sommaruga

12 gen. 1944

 

LA  MARCIA DELLA LIBERTA’

(Wietzendorf – Bergen/Belsen, 22 aprile 1945) 

di Claudio Sommaruga

IMI  n.750/367 per i nazxisti

IV ex-equo all'

    8° CONCORSO INTERNAZIONALE POETICO MUSICALE

organizzato dalla

                        DELEGAZIONE DELLA SVIZZERA TEDESCA DI „POETI NELLA SOCIETA'" in collaborazione  con la MISSIONE CATTOLICA ITALIANA DI BASILEA, le EDIZIONI MUSICALI "ESTATE RECORD" di Milano, l' ASS.”CURSIATI" in Svizzera e altri ENTI LOCALI

 

(Basilea, 4 ott.2008)

 

 

 
 
 
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 Scarica "SKLAVEN":

raccolta di documenti IMI
a cura di
Oscar Brambani & Claudio Sommaruga


 
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