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Tempus fugit

Post n°4 pubblicato il 17 Marzo 2011 da lapizia33
 
Tag: Tempo
Foto di lapizia33

 

La solitudine di quegli anni, ormai, non mi faceva più paura. Era stata parte della mia vita, una parte di cui ora difficilmente saprei fare a meno. Non tutti sanno stare da soli con se stessi ad ascoltare quelle vocine nascoste da qualche parte che, di tanto in tanto, ti tormentano. Essere travolti dalla folla, trascinati via da una corrente impetuosa, rimanere assordati da una musica assurda, seguire il gregge di pecorelle clonate e conformate era l'ordine imperante. Ma non faceva per me. Non lo aveva mai fatto per una bambina che nelle foto non rideva mai, che si ostinava in un mutismo senza senso, che sembrava guardare al di là degli orizzonti posti, che era sempre persa in pensieri lontani anni luce, che fingeva di non ricordare ma che conservava ogni singola parola, ogni respiro, riposto e assopito nel proprio animo.

Quella bambina in tante cose credeva: nei misteri, negli incantesimi, nei luoghi magici, nei poteri silenziosi di creaturine che da piccoli ci circondano e ci vegliano. Parlava, nei suoi giochi di fantasia, con quegli esseri fatati in una lingua inventata, dal sapore di giochi infantili, si arrabbiava alle prime sconfitte, stringeva gli oggetti del divertimento. Viveva ogni singolo giorno attimo per attimo senza pensare al domani. Sembrava che non dovesse mai arrivare quel domani, che tutto il tempo fosse confluito in un'enorme conca trasparente e scivolasse via. Lentamente. Fugace impressione di ore in lontananza che sanno così bene divorare i residui di una vita intera. Forse per questo non è poi così saggio fare progetti a lunga scadenza: lo ammetto, non li ho mai amati, perché, in fondo, non si realizza mai quello che veramente desideri e che, per tanto tempo immagini, fino a formare una idealizzazione costante. E la realtà, la tua realtà, non potrà mai coincidere con i contorni netti e definiti dell'idea formulata dalla tua mente. Avevo imparato a capire il senso di quel tanto celebrato carpe diem letto, tradotto, analizzato sui testi di antichi poeti e che inizialmente suonava come un motto suadente, ma niente di più.

Il tempo scorre via, è innegabile, non puoi farci nulla, ma se sei in grado di valorizzare l'essenza ultima delle tue giornate, se sei capace di cogliere la serenità nei gesti, apparentemente scontati, che si affollano nell'arco della tua vita, alla fine, vedi, lo freghi il tempo. E vinci la tua personale battaglia contro l'insoddisfazione. Se, come diceva Orazio, noi non sappiamo quale destino gli dei ci abbiano assegnato e del tutto inutile è l'interrogare indovini per scrutare il futuro, in fin dei conti, è meglio non conoscerlo affatto quel futuro, ma compenetrare il presente e renderlo l'oggetto dei nostri desideri.

Era la chiave della felicità, di quella felicità così ricercata, agognata da tante persone? Non saprei dirlo. Ma vivere così era l'unico modo per non essere afflitti da malsani pensieri e idee deliranti.

 

 

 

 
 
 
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Un blog di: lapizia33
Data di creazione: 14/03/2011
 

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