L'angolo di Jane

Rinascimento privato - Maria Bellonci


Titolo: Rinascimento privato Autrice: Maria Bellonci Casa editrice: Mondadori pag: 448 costo: 10,00 €
Pubblicato per la prima volta nel 1985, "Rinascimento privato" è un'opera complementare al primo grande romanzo di Maria Bellonci, "Lucrezia Borgia", del 1939 (recensito nel post n°438).I due volumi affrontano all'incirca il medesimo periodo storico, ma soprattutto vertono su due figure femminili di spicco, alle quali la scrittrice restituisce la vita con una fastosa ricostruzione storica nella quale, accanto alle protagoniste, sfilano tutti i principali pensatori, artisti, regnanti e condottieri dell'epoca.Mentre nell'opera prima Maria Bellonci aveva tentato la difesa della più vituperata dei Borgia, considerata per secoli una delle figure più oscure del rinascimento,  scagionandola dalle accuse di essere un'algida avvelenatrice per cucirle addosso in nuovi panni di una donna travolta dagli intrighi  famigliari,  in "Rinascimento privato" a dominare la scena è invece la voce della luminosa Isabella d'Este, "marchesana" di Mantova, a cui poeti e pittori, dedicarono i loro migliori omaggi, tramandandone in gran parte dei casi l'immagine di una donna colta, elegante e intensamente affascinante. Il caso volle che le due donne divenissero anche cognate, perché Lucrezia Borgia sposò il fratello di Isabella, Alfonso d'Este.Se per allestire una difesa convincente ed oggettiva di Lucrezia l'autrice aveva dovuto ricorrere ad una narrazione in terza persona, per Isabella, che deve invece raccontare i retroscena di una vita baciata apparentemente dalla grazia, la scrittrice sceglie una voce in prima persona, quella della stessa protagonista, che nel 1533, nella sua "stanza degli orologi", ricorda in lunghi flashback i principali episodi della sua vita.
Nata nel ducato di Ferrara, in una delle corti più colte dell'epoca, Isabella sposa appena sedicenne Francesco Gonzaga, divenendo marchesa di Mantova, in un territorio da sempre fondamentale per mantenere gli equilibri tra il regno di Francia, l'impero degli Asburgo e le influenze vaticane. Non per niente si deve essere tramandata ai posteri l'immagine di una Isabella appassionata di scacchi, perché fu proprio grazie alla sua abilità nel trattare con i vari potentati, stabilendo anche accordi segreti, che Mantova riuscì a mantenere una posizione di spicco fra i regni europei. La Isabella di Maria Bellonci è una donna che ha potere ed intelligenza, ma che deve perennemente giustificare le proprie buone qualità perché rea, agli occhi dei propri detrattori, di mettere in ombra prima il marito Francesco e poi il figlio Federico, intemperanti e passionali Gonzaga, di stoffa ben diversa dalla calma lungimiranza estense.Se per i Gonzaga vengono prima i desideri personali, per Isabella il bene dello "Stato" è tutto e ad esso, non capita, sacrificherà molte cose, chiudendo un occhio ad esempio sull'amore epistolare fra il marito Francesco e la bella cognata Lucrezia, narrato anche nel romanzo del 1939, mostrandoci "il lato b" della vicenda, con i due fratelli "traditi", Isabella e Alfonso, che fingendo la più totale inconsapevolezza, riescono invece ad allontanare per sempre i due amanti.
Il racconto di Isabella è interrotto solo dalle lettere di un ammiratore, emblema dei tanti estimatori della marchesa, figura non esistita realmente, ma inventata da Maria Bellonci, "l'anglico" (cioè un inglese) Robert de la Pole che, dopo aver incontrato una sola volta la bella estense, non può fare a meno di spedirle delle lettere in cui professa la propria ammirazione e contemporaneamente offre ragguagli sulla situazione storica del momento. De la Pole non riceverà mai risposta, ma nel complesso invierà nel corso degli anni dodici lettere, che servono abilmente a Maria Bellonci per mostrare la percezione esterna dell'immagine della "marchesana", compresi calunnie e pettegolezzi, e per illustrare la situazione politica generale. Nel corso del tempo Isabella d'Este in "versione Bellonci", finirà quasi per stabilire una silenziosa intesa con il suo singolare ammiratore, la cui stravaganza non sarà priva di una certa saggezza.Circondata da una schiera di fanciulle bellissime, che non esita ad usare per manipolare i propri avversari (fenomeno a quanto pare non solo moderno), Isabella d'Este capisce che anche l'immagine  è importante per consolidare il proprio potere, e diviene famosa per le gli abiti splendidi e le acconciature elaborate, copiate in tutte le corti europee. La bellezza, che sia rappresentata dai quadri di Raffaello o dai versi dell'Ariosto, che sosterrà mentre scrive una prima stesura de l'Orlando furioso (in cui fra le altre cose si celebrano anche i fondatori della casa d'Este, Ruggiero e Bradamante), è lo specchio dorato di cui Isabella si circonda per irradiare una luce ancora più intensa ed aumentare la propria fama e quindi il proprio ascendente.
Ma la Isabella di Maria Bellonci è soprattutto una donna molto coraggiosa, capace di gestire la reggenza con polso fermo dopo la morte del marito nel 1519 e che non teme di prendere decisioni difficili e nette.  Diviene perfino leggenda quando, dopo essere stata allontanata da Mantova dal figlio che non vuole antagonisti al potere,  mentre i lanzichenecchi mettono a ferro e fuoco il Vaticano per cacciare il papa, si rifiuta risolutamente di lasciare il proprio palazzo romano ed accoglie tutti i profughi che riesce a contenere, garantendo personalmente per il loro riscatto (unico modo per evitare una strage)."Rinascimento privato" è una ricostruzione semplicemente perfetta in ogni dettaglio dello spirito di un'epoca, capace di richiamare perfino nel linguaggio "anticato" ad arte (ad esempio Isabella usa spesso la parola "puttini" al posto di bambini) un mondo di fasto e bellezza  che ancora oggi continua a regalare all'Italia uno dei suoi maggiori motivi per essere amata.Fra le tante lezioni di storia che questo libro offre, ce n'è però una che forse Maria Bellonci non avrebbe ritenuto fondamentale, ma che alla luce di quanto accade in epoca moderna è semplicemente illuminante: mentre in Italia ducati, marchesati e regnucci, più o meno affiliati al Vaticano, litigavano fra loro, alla frontiera, praticamente da sempre francesi e tedeschi hanno atteso il momento opportuno per approfittare delle debolezze interne per spartirsi le ricchezze del nostro Paese. Un tempo erano il re di Francia e l'imperatore del Sacro Romano impero, oggi invece...