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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Lucrezia Borgia - Maria Bellonci

Post n°438 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da bluewillow
 

Titolo: Lucrezia Borgia Autrice: Maria Bellonci Casa editrice: Mondadori pag: 623 costo: 9,40 euro

Veleni, tradimenti e perversioni sono sicuramente le parole associate più frequentemente al nome di Lucrezia Borgia, una delle figure rinascimentali femminili più note, ma anche più controverse della storia italiana.
Maria Bellonci  ( scrittrice e fondatrice fra le altre cose del “Premio Strega”),  dopo accurate ricerche storiche, basate solo su documentazione oggettiva e non di parte, delineò invece già nel lontano 1939, quando la lunga biografia “Lucrezia Borgia”  fu pubblicata, il ritratto di una donna sicuramente molto originale, amante del lusso e forse con qualche intemperanza amorosa, ma a cui di diabolico rimase in verità ben poco.
Nata nel 1480 a Subiaco, vicino Roma da Vannozza Cattanei e dal papa Alessadro VI , uno dei pontefici più viziosi e amanti del potere temporale che siano mai vissuti, la vita di Lucrezia dovette scontrarsi fin dai suoi primi anni con gli intrighi tessuti intorno al trono papale e alle brame di potere che la vedevano come una utile pedina da spendere in alleanze matrimoniali, per rafforzare la stabilità dello stato pontificio.  Verso la fine del '400 Spagna e Francia si contendevano il dominio dell'Italia, cercando di conquistare pezzo a pezzo la penisola attraverso tentativi di conquista diretti o alleanze con i vari staterelli italiani.
Alessandro VI, di origini spagnole, ma in tutto e per tutto un uomo leale solo verso sé stesso,giocava la sua complicata partita a scacchi con la storia cercando di beffare tutti i contendenti e usando i propri figli come araldi del proprio potere.
A Juan, il duca di Gandia spettava il compito di conquistare territori per lo stato pontificio (ed eventualmente creare un proprio regno), a Cesare, destinato alla porpora cardinalizia, forse l'ambizioso progetto di essere successore del proprio stesso padre (cosa inaudita a quei tempi, come anche oggi, riguardo ad un papa), mentre i figli minori Lucrezia e Jofrè furono spesi in allenze matrimoniali.
Il ritratto che la tradizione ci ha tramandato di Lucrezia Borgia è basato soprattutto sugli scritti di coloro che, una volta morto Alessandro VI, tentarono in ogni modo di screditare i Borgia per impedirne una eventuale ritorno al potere. Il compito di distruggere il nome dei Borgia non fu tutto sommato difficile grazie soprattutto alle imprese di Cesare Borgia, un uomo che usò ogni mezzo, illecito, immorale o perfino impensabile per accaparrarsi il proprio brandello di gloria ed un oscuro posto nella storia. Fra le sue poco onorabili imprese molto probabilmente anche  l'omicidio del suo stesso fratello Juan, al solo scopo di acquistare più rilevanza alla corte del padre e poterne prendere il posto come braccio destro. Sembra che “Il principe” di Machiavelli sia proprio ispirato a Cesare Borgia e alla sua totale mancanza di scrupoli che ancora oggi lo rendono famoso.
Ma nemmeno Lucrezia fu risparmiata dalle intemperanze del fratello che si intromise e non poco nella sua vita sentimentale, contribuendo a crearne la fama di assassina.
Data in sposa a soli tredici anni a Giovanni Sforza, signore di Pesaro, per rafforzare il legame con il ducato di Milano, di cui lo Sforza era a sua volta alleato, il matrimonio ebbe breve durata. Quando l'allenza si rivelò superflua il papa e Cesare Borgia decisero di avvelenare il marito di Lucrezia: fu lei stessa, venuta a conoscenza del piano, ad avvertirlo permettendogli la fuga. Il marito numero uno fu quindi eliminato nel solo modo rimasto: con un divorzio, per ottenere il quale lo Sforza avrebbe dovuto dichiarare di essere impotente e di non aver mai consumato il matrimonio. Che ci crediate o no, piuttosto che rilasciare una simile dichiarazione Giovanni Sforza tentò di tutto,  (deve essere per questo che i Borgia pensarono in prima istanza al veleno!), ma quando i suoi stessi parenti gli fecero presente che non sarebbero stati tutta la vita a controllare che la sua coppa non contenesse qualcosa di strano, dovette arrendersi. Nel frattempo, rinchiusa in convento, Lucrezia ebbe una relazione con un messaggero papale, Alessandro Perotto,del quale rimase incinta. Una volta venuto a conoscenza del fattaccio Cesare Borgia non ci pensò due volte: fidanzato numero due eliminato a fil di spada.
E siccome non c'è due senza tre, il successivo marito, Alfonso d'Aragona, molto amato da Lucrezia,  non fece una fine migliore, sempre ucciso da uomini mandati da Cesare Borgia una volta che l'allenza matrimoniale si rivelò non più utile.
A soli venti anni Lucrezia si poteva dire già tre volte “vedova” (anche se in verità un marito era vivo e non sposò mai Alessandro Perrotto) e come si può ben immaginare furono molti a ventilare l'ipotesi di una sua complicità nei vari delitti(anche se le testimonianze storiche raccolte da Maria Bellonci dichiarano il contrario). Il duca di Pesaro, l'unico ancora vivo, diffuse le più terribili calunnie sui Borgia accusando Cesare Borgia e lo stesso Alessandro VI di essersi liberati dei mariti di Lucrezia perché essi stessi la bramavano.
Il terzo matrimonio con il quarto ed ultimo marito di Lucrezia (che non fu però il suo ultimo amore) fu infine con Alfonso I d'Este, erede del ducato di Ferrara. Se tutti i precedenti innamorati di Lucrezia vissero alla corte di Alessandro VI, Alfonso d'Este ebbe il buon senso di rimanere a Ferrara ed infatti fu l'unico a sopravvivere (E' proprio vero che le idee più semplici sono le più geniali!).
La fama di Lucrezia però era ormai consegnata alla storia e più nessuno avrebbe avuto il potere di liberarla di questo peso che ancora oggi la perseguita. Ogni pretesto era buono per contribuire ad accrescere la sua cattiva nomea: perfino il fatto che amasse fare spesso dei bagni (ulteriore prova della sua perversione!) . Si diceva ad esempio fosse una madre snaturata perché due figli avuti dalle precedenti relazioni erano tenuti lontano, ignorando volutamente il fatto che proprio gli Este avevano le avevano imposto questo obbligo.
Maria Bellonci è un “avvocato storico” dichiaratamente innocentista: tutti i documenti ufficiali e le lettere di personaggi non manipolati concordano secondo questa abile biografa nel discolpare la sua “assistita”. Il libro è molto ben strutturato, con frequenti riferimenti storici ed una ricca appendice di note: oltre ad essere una biografia di Lucrezia, delinea infatti l'intera storia dei Borgia che, per quanto oscura, è a suo modo davvero affascinante.
Molti hanno parlato di Lucrezia Borgia e della sua famiglia, non solo in documenti d'epoca, ma anche e sopratutto nei romanzi. Alexandre Dumas contribuì non poco a tramandare in epoca moderna l'immagine della “vedova nera” nel suo “I Borgia” ad esempio.
Non si contano poi le sue biografie
Eppure, nonostante il fasto e il lusso in cui visse Lucrezia Borgia e nonostante il fatto che certamente qualcuno dovette pur ritrarla, per molti anni non ci sono giunte con certezza opere che la rappresentino.
Il quadro che si vede nella copertina del libro ad esempio è solo una copia ad opera di Bartolomeo Veneto di un altro ritratto andato disperso che si pensa possa aver rappresentato Lucrezia Borgia, ma potrebbe benissimo essere una cortigiana. Si sa solo che Lucrezia aveva occhi chiari e lunghi, biondi capelli che portava spesso sciolti.
L'unica opera certa che rappresenta Lucrezia Borgia giunta integra fino ad oggi è questo affresco di Pinturicchio, purtroppo però molto stilizzato, che rappresenta la “Disputa” di Santa Caterina con i filsofi.




Di recente però è stato ritrovato a Melbourne, in Australia, un quadro (citato dubbiosamente anche da Maria Bellonci già nel 1939),  dipinto da Dosso Dossi, un pittore che lavorò molto per gli Este (rappresentò anche uno dei figli estensi di Lucrezia). Recenti perizie del quadro hanno portato a concludere che la donna rappresentata potrebbe essere proprio Lucrezia Borgia. Per un certo tempo, da quanto riportano i giornali, si è creduto che il quadro non rappresentasse nemmeno una donna, perché nelle mani tiene un pugnale (inadatto ad una figura femminile d'epoca), ma un ragazzo. La somiglianza con il quadro del Pinturicchio è notevole, ma la versione di Dosso Dossi di Lucrezia Borgia è...inquietante.



Un pugnale, uno sguardo triste, ma allo stesso tempo distaccato e freddo, un vestito semplice e nero, contro ogni ostentazione di fasto di solito attribuita ai Borgia. Sarà davvero lei? E' se lo è, quello è il volto di una vittima innocente della storia o di un abile e affascinante avvelenatrice?  A voi la scelta!

 
 
 
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