L'angolo di Jane

Tempesta e bonaccia: romanzo senza eroi - Marchesa Colombi


Titolo: Tempesta e bonaccia: romanzo senza eroi Autrice: Marchesa Colombi Editore originale: G. Brigola Editore, Milano formato: e-book gratuito senza copyright scaricabile da Liber Liber lunghezza approssimativa: 75 pagine formato A4 costo: totalmente gratuito
Pubblicato nel 1877 dall'editore Brigola di Milano, "Tempesta e bonaccia: romanzo senza eroi" è una divertente commedia romantica, scritta da una delle nostre più dimenticate autrici nazionali: Marchesa Colombi, pseudonimo di Maria Antonietta Torriani, scrittrice novarese che ebbe una certa fortuna sul finire del XIX secolo.Come in "Un matrimonio in provincia" (recensito nel post n° 494), Marchesa Colombi si fa beffe, anche in questo romanzo, di un certo genere di sentimentalismo esasperato tipico del movimento romantico più estremo. I protagonisti di "Tempesta e bonaccia", come recita anche il sottotitolo "romanzo senza eroi", non sono fatti della tempra ardente e indomabile dei libri d'appendice, ma sono invece persone comuni che, esattamente come accade oggi, tendono a rappresentare  sé stesse e i propri sentimenti non per come sono realmente, ma su una scala ideale e romanzesca di passionalità che, rapportata alla realtà, non può fare a meno di apparire ridicola. Il romanzo è un racconto a due voci, in cui si alternano brani di pugno di Massico Guiscardi, detto Max, trentenne avvocato milanese con l'aspirazione di diventare scrittore e, dalla metà del volume, brani scritti dalla  cantante Fulvia Zorra, la giovane di cui l'uomo si invaghisce, innescando il motore narrativo della storia. L'inizio del romanzo è improntato ad una sottintesa ironia: rappresentando sé stesso come un uomo d'onore, ma costretto a sotterfugi e menzogne a causa del dirompente amore per l'amante Vittoria, signora della buona società già sposata, Guiscardi ci introduce immediatamente al suo modo assai buffo di trasformare fatti che lo fanno sembrare meschino in necessità impellenti di un animo nobile. Una volta incontrata Fulvia, Max infatti dimenticherà ogni buon sentimento precedentemente vantato: liquiderà Vittoria in men che non si dica, spazzerà via senza troppi rimorsi l'amico Giorgio che già corteggia Fulvia, e si dedicherà a spron battuto a tentare di farsi amare dalla cantante. La prima parte del romanzo, scritta dal punto di vista di Max, ci mostra una Fulvia attorniata di spasimanti, capace di liquidare un corteggiatore perché  è serio e "balla troppo bene", dandoci l'idea che la protagonista sia "un'originale", invaghita di un'ideale inesistente, capacissima di essere fredda e tenere ognuno sulla corda. Ci dice Max, mentre capisce di aver battutto, nelle preferenza di Fulvia, l'amico Giorgio:Giorgio era pallidissimo; aveva l'occhio spento; una nube di tristezza pareva velargli la fronte; i suoi atti erano lenti, la sua voce fioca. Disse: «Buona sera, Fulvia» come avrebbe detto «Requiescat in pace.» Lo trovai molto ridicolo. Gli gridai alla mia volta «Buona sera, Giorgio!» come avrei gridato «Viva l'Italia!»E traversata la sala andai a piantarmi dinanzi allo specchio con un sorriso di soddisfazione. Non ero un uomo serio, ed avevo la convinzione di ballare orribilmente male. Per la prima volta compresi la portata di codeste mie grazie.Ma il flirt tra Max e Fulvia non è senza ostacoli, la ragazza è infatti già promessa ad  un altro: il maestro di canto Welfard, chiamato nel testo anche Gualfardo, un onesto, ma freddo ragazzo tedesco che è indubitabilmente buono, ma troppo poco ardente per le fantasie di Fulvia e verso cui la giovane ha un debito di riconoscenza. Mentre gli entusiasmi di Max cominciano a raffreddarsi e contemporaneamente quelli di Fulvia ad accendersi, il libro cambia narratore: questa volta rivedremo tutta la vicenda dal punto di vista di Fulvia, che ci racconterà anche le vicende che la legano a Welfard. Nella sezione di libro riservata a Fulvia essa, non meno di Max, mente a sé stessa rappresentandosi candidamente ingenua, tuttavia l'autrice infierisce molto meno sulla sua protagonista femminile che non su quello maschile, lasciandoci comunque capire che, sebbene sia indubitabilmente influenzata da un'idea e  falsa e irreale dell'amore, essa nutre comunque una autentica sofferenza a causa del rimorso verso il suo più antico pretendente, colpevole solo di essere un tantino noioso. Il romanzo ci riserva un finale, ancora una volta a due voci, allo stesso tempo umoristico e melodrammatico, che riuscirà a far trionfare le cose autentiche (la famiglia, l'amicizia, la lealtà) sui falsi miti. Il libro, sebbene presenti qualche piccolo arcaismo italiano, è godibilissimo: potete considerarlo un precursore ottocentesco della chick-lit umoristica attuale. E' un romanzo estremamente moderno: Fulvia è infatti una donna lavoratrice, cantante non perché costretta da sfavorevoli circostanze, come accade a molte eroine da romanzo ottocentesco, per cui la via dell'arte è poco onorevole, ma come scelta consapevole a cui dedica molto studio e  passione, per di più con la piena approvazione della famiglia. E' una ragazza che si muove in piena libertà, viaggia da sola, indipendente nelle sue decisioni. L'unico appunto che si può fare a questo romanzo è che nella parte scritta di pugno da Fulvia il volume diventa, per seguire l'inclinazione della sua protagonista, troppo sentimentale, ma il finale riscatta tutto il libro, mostrandoci che d'amore non si muore, ma si deve invece vivere, possibilmente di buon umore.Il libro può essere scaricato gratuitamente da Liber Liber (formati RTF, PDF, TXT)o da Project Gutenberg (HTML, EPUB, formato Kindle ed altri)Al momento in cui vi scrivo è scaricabile gratuitamente anche nello store italiano di Amazon (me ne sono accorta solo troppo tardi, io ho convertito in mobi la versione di Liber Liber!)In versione cartacea è pubblicato, in edizione per ipovedenti, dall'editore Marco ValerioN.B: il romanzo non ha copertina, quella che vedete nel testo l'ho creata io, modificando l'immagine di una stampa trovata su internet.