L'angolo di Jane

Scrittori che fuggono dalle luci della ribalta


Anche in quest'epoca dove si è realizzata la profezia di Andy Wharol, per cui tutti possono essere famosi per almeno un quarto d'ora, magari anche solo su un social network, e dove sembra che ognuno sgomiti per il suo piccolo raggio di sole che lo illumini, ci sono ancora scrittori che amano la quiete e l'ombra di una vita ritirata. Personaggi  che influenzano la letteratura, osannati dalla critica e dai propri lettori, ma che rifiutano di mettere al centro dell'attenzione qualcosa che non sia esclusivamente la loro opera.Mi è d'obbligo ricordare, fra la schiera di coloro che hanno scelto una forma più privata di successo, proprio Jane Austen, che pubblicò le proprie opere in forma anonima, scelta dettata però da esigenze sociali, piuttosto che da una autentico desiderio di riservatezza, visto che a quell'epoca le donne che scrivevano erano ancora malviste e la scrittura ritenuta, per una donna, una attività quasi scandalosa. Del resto era un periodo in cui perfino il lavoro in quanto tale era considerato qualcosa di “degradante”: i gentiluomini non lavoravano, vivevano di rendita, e le gentildonne non scrivevano.Ma se quei tempi sono passati, non per questo mancano personaggi che ammantano di mistero la loro vita privata.
Proprio di recente è tornato alla ribalta il nome di Thomas Pynchon, e badate bene, proprio solo il nome, visto che l'autore, nato nel 1937, da anni sfugge ai fotografi e alle telecamere.  Sta infatti per esserne pubblicato un nuovo libro dal titolo “The Bleeding Edge” ( forse traducibile come “L'avanguardia”, ma può significare molte cose, ad esempio “La lama insaguinata”).Le ultime foto di Pynchon risalgono forse alla fine degli anni '50 inizio anni '60, quando si arruolò in marina, da
allora lo scrittore sembra diventato invisibile. Perfino in caso di assegnazione di premi, si rifiuta di ritirarli. Sembra frequenti ufficialmente solo un altro scrittore, Don DeLillo, e rifiuti anche di rilasciare interviste. C'è da chiedersi cosa farebbe Pynchon in caso di assegnazione del Nobel, premio che ricorrentemente si mormora potrebbe essergli conferito: sarebbe forse l'occasione per comprare un vestito buono e mostrarsi al mondo? Solo il tempo ce lo dirà. Nel frattempo persino nel cartone animato “I Simpsons” qualcuno ha provato a rappresentarlo, ovviamente con un sacchetto in testa.Collega di Pynchon nel suo desiderio di evitare “la pazza folla” è stato fino alla fine della sua vita J.D. Salinger, l'acclamato autore di “Il giovane Holden”. Salinger rifuggiva ogni forma di attenzione pubblica, pertanto, proprio come Pynchon rifiutò quasi sempre di rilasciare interviste. Curiosamente una delle poche persone da cui si fece intervistare fu una studentessa che scriveva su un giornale scolastico, “The Daily Cornish”. Il desiderio di privacy di Salinger era tale che intentò addirittura causa ad uno scrittore, Ian Hamilton, che voleva scrivere una sua biografia dal titolo “In search of J.D. Salinger: a writing life”, in cui sarebbero state pubblicate le lettere che Salinger aveva spedito ad altre persone. La causa fu vinta da Salinger, ma ironicamente le trascrizioni del processo, rese pubbliche, divennero una fonte ufficiale di notizie proprio sulla vita riservata dell'autore.Anche fra gli scrittori italiani c'è chi sceglie la strada della riservatezza, come ad esempio Elena Ferrante, autrice di “La figlia oscura” (recensito qui), “L'amica geniale” ed altri libri che hanno riscosso un buon successo, ma le cui poche notizie biografiche si limitano al fatto che sia di origini partenopee. Il nome stesso sarebbe in realtà uno pseudonimo. La scelta di Elena Ferrante si spiega con le sue stesse parole, nell'introduzione a “La frantumaglia”:“Io credo che i libri non abbiano alcun bisogno degli autori, una volta che siano stati scritti. Se hanno qualcosa da raccontare, troveranno presto o tardi lettori; se no, no”.Probabile che questo sia stato lo stesso pensiero dei suoi colleghi di “timidezza”, strategia rivelatasi a quanto pare vincente e in assoluta controtendenza con quella che sembra essere invece la forma che sta prendendo attualmente la promozione dei libri, in cui gli scrittori rivestono sempre di più un ruolo attivo, attraverso i social network e il contatto diretto con il pubblico, diventando in qualche modo essi stessi “personaggi”.