L'angolo di Jane

La nemica - Irène Némirovsky


Titolo: La nemica Titolo originale: L'Ennemie Autrice: Irène Némirovsky Traduzione: Monica Capuani Casa editrice: Elliot pag: 151 costo: 16 €
Nel 1928, un anno prima di diventare famosa con “David Golder”, opera unanimamente acclamata dalla critica, Irène Némirovksy aveva pubblicato sotto lo pseudonimo di Pierre Nerey (Nerey è un anagramma di Irene) un romanzo con elementi fortemente autobiografici in cui la scrittrice sviscerava a fondo uno dei temi ricorrenti nella sua scrittura: il pessimo rapporto con la madre.“La nemica” del titolo è infatti la madre della giovane protagonista Gabri, Francine, una donna presa completamente da se stessa, al punto di abbandonare frequentemente le sue due bambine Gabrielle e Michette, per inseguire storielle amorose, mentre il padre è all'estero.La morte della sorellina, avvenuta per incuria della madre, che le aveva lasciate ancora una volta sole, segna per sempre il rapporto fra Gabri e Francine, fatto di un odio rovente e indomabile.Anche una volta raggiunto il benessere, grazie alla fortuna degli affari del padre, il disinteresse di Francine per Gabri, che le preferisce invariabilmente il cugino del padre, Charles, con il quale intesse una relazione, diventa il combustibile del risentimento della figlia verso la madre.Senza la guida di alcuno, sentendosi sola al mondo, Gabri finirà per commettere diversi errori e fidarsi delle persone sbagliate, ma infine potrà gustare una specie di vendetta quando proprio l'uomo tanto amato dalla madre, Charles, finirà per invaghirsi di lei.Non stupisce che Irène Némirovsky abbia voluto pubblicare questo romanzo sotto un nom de plume, visto che è evidente che il rapporto conflittuale fra Gabri e Francine, in cui la figlia agogna disperatamente l'attenzione di una madre egoista, incapace di provare affetto, ricalca perfettamente quello tra la scrittrice e la sua stessa genitrice. Tutte le madri dei romanzi di Némirovksy sono invariabilmente pessime, pronte a mettersi in competizione con la loro stessa prole, incapaci di sentirsi autenticamente adulte ed accettare un ruolo di guida per le figlie, viste piuttosto come rivali nell'attrarre l'attenzione altrui.Se nel bellissimo racconto “Il ballo” la scrittrice può affrontare il tema di questa rivalità perfino ridendone, con un terribile scherzo ordito ai danni di una madre da una figlia adolescente in cerca di vendetta, in “La nemica” le ferite sono ancora aperte e sanguinanti e il romanzo ha un tono improntato al dramma che, visto con gli occhi di conosca i retroscena della vita dell'autrice, ha in effetti ancora il sapore infantile di chi invochi la tragedia come punizione per il mancato amore da parte di una genitrice assente, distante. Un po' come se l'autrice dicesse: “Non mi hai amato? Ecco cosa succede, cosa potrebbe succedermi per colpa tua”.I paralleli con “Il ballo” non si fermano alla rivalità con la madre, perché anche qui si citano ad esempio una insopportabile istitutrice inglese sulla quale viene fatta ricadere una colpa relativa a della corrispondenza (lettere non spedite in un caso, lettera inviata in un altro), ed una anziana insegnante di piano dal pessimo carattere che in “La nemica” fa una apparizione molto breve, ma in “Il ballo” sarà invece testimone della scherzo ordito dalla figlia ai danni della madre.La ripetizione di questi elementi fa supporre che essi siano probabilmente presi dalla biografia dell'autrice, così come il fatto che in entrambe le storie si ripeta lo schema del passaggio da condizioni meno agiate alla ricchezza per entrambe le famiglie, che fu probabilmente proprio quanto avvenne nel caso dell'autrice, i cui genitori furono costretti ad emigrare dall'Ucraina in Francia ed impiegarono alcuni anni a trovare il loro posto in società.A distinguere “La nemica” da altre opere di Irène Némirovsky non è certo lo stile sempre impeccabile dell'autrice, nata evidentemente con il dono di saper creare atmosfere e replicare su carta sentimenti spinosi, né la paura di affrontare temi difficili come quello di famiglie disfunzionali, impostate su inganno, indifferenza, verità taciute, tutti elementi presenti anche in questo romanzo, decisamente moderni per l'epoca.L'unica differenza sta proprio in quel disperato appello all'amore della madre Francine da parte di Gabri, che è quello della stessa autrice, l'ultimo appiglio ad una infanzia che verrà presto archiviata nei romanzi più maturi, nei quali il rapporto conflittuale rimarrà, ma verrà affrontato con più distacco, archiviato come dato di fatto contro il quale la lotta è inutile e del quale si può talora, come in “Il ballo”, perfino ridere.Di Irène Némirovksy ho recensito anche:Il balloLa sinfonia di Parigi e altri raccontiLa predaI falò dell'autunnoIl malintesoJezabelDavid GolderIl calore del sangueL'affare KurilovLa moglie di don Giovanni