L'angolo di Jane

Omicidio a Road Hill House – Kate Summerscale


Titolo: Omicidio a Road Hill House,ovvero invenzione e rovina di un detective Titolo originale: The Suspicion of Mr Wicher or The Murder at Road Hill House Autrice: Kate Summerscale Casa editrice: Einaudi pag: 364 costo: 19,50 euro“Questa è la storia di un omicidio avvenuto in una casa di campagna inglese nel 1860, il crimine forse più efferato di quegli anni. La caccia all'assassino mise in pericolo la carriera di uno dei più celebri detective, scatenò una vera e propria febbre investigativa in Inghilterra e diede il via ad un nuovo genere letterario”
Il clamore per le inchieste di cronaca nera, soprattutto quando riguarda delitti efferati commessi tra le mura domestiche, non è certamente una invenzione recente, come dimostra abilmente Kate Summerscale, in “Omicidio a Road Hill House”, un saggio molto approfondito su un delitto avvenuto nel 1860:l'omicidio  del piccolo Saville, di soli tre anni, sottratto dalla propria culla nel cuore della notte e ritrovato poi morto il mattino successivo, nella latrina posta nel cortile della  abitazione. A suscitare il grande interesse dell'opinione pubblica non fu solo la natura feroce del delitto, ma il fatto che ad essere responsabili della morte del bambino non potevano essere che gli abitanti della stessa casa: dodici persone che comprendevano il padre Samuel Kent, la madre Mary Kent, quattro figli appartenenti ad un precedente matrimonio ( Mary Ann, Elizabeth Constance e William Kent), due bambine piccole sorelle di Saville (Mary Amelia ed Eveline), la bambinaia Elizabeth Gough, la domestica Sarah Cox e la cuoca Sarah Kerslake.Il caso aveva tutte le caratteristiche che diventeranno poi quelle del giallo classico nella variante della “casa chiusa”, oltre ad avere anche tutti i difetti di quelli che diventano in genere casi irrisolti: prime indagini approssimative, una famiglia reticente a collaborare, il diffuso sospetto che i Kent conoscessero la verità, ma volessero nasconderla per proteggere il colpevole o evitare che qualche oscuro segreto di famiglia venisse rivelato.A due settimane dall'omicidio venne chiamato uno dei primi detective ufficiali dell'epoca, l'ispettore Johnathan Wicher di Scotland Yard, una persona abbastanza obiettiva da intuire immediatamente le dinamiche sotteranee dei Kent e capace di formulare una ipotesi di colpevolezza supportata dalla logica e da indizi molto forti contro una persona di famiglia, anche se non da prove ritenute schiaccianti dall'opinione pubblica. La figura dell'investigatore, pur godendo di una fama sempre maggiore in letteratura, non era allora supportata da una grande fiducia da parte della gente comune, che vedeva l'investigatore in primo luogo come un intruso, pronto a violare uno dei beni ritenuti maggiormente sacri dagli inglesi: la privacy della propria vita famigliare. Inoltre Wicher si stava scagliando non contro un ubriacone, un ladro o qualcuno appartenente agli strati bassi della popolazione, ma contro un membro a pieno titolo di quelle “brave persone” che erano considerate il pilastro della società vittoriana.Kate Summerscale è molto brava a ricostruire i fatti fin dove si conoscono in base ai documenti ufficiali dell'epoca, mostrando sempre in parallelo allo svolgimento dell'inchiesta, minuziosamente sviscerata, la popolarità o l'impopolarità della figura del detective in ambito letterario negli scritti contemporanei al delitto di Road Hill House. Sembra che perfino lo stesso Dickens si fosse appassionato al caso, formulando una ipotesi di colpevolezza come del resto mezza Inghilterra. Le citazioni maggiori riguardano però Wilkie Collins, che proprio in quel periodo pubblicava a puntate uno dei suoi romanzi più famosi e meglio riusciti aventi per tema l'investigazione “La donna in bianco”. Secondo la Summerscale alcuni elementi presenti nel caso, soprattutto riguardo alle figura dell'investigatore e alle tecniche investigative, potrebbero aver influenzato parti de “La donna in bianco” e soprattutto del successivo “La pietra di luna”.Ancora più interessanti però le conclusioni sul delitto a cui la Summerscale giunge nella parte che analizza  il caso dopo che questo venne chiuso. Anche se l'intera faccenda venne archiviata una volta trovato il colpevole, molti dubbi sulla vicenda continuarono a circolare. A quasi centocinquanta anni da quel delitto Kate Summerscale ci offre una panoramica molto interessante delle motivazioni che causarono il delitto,  alla quale però si sarebbe potuti giungere solo con conoscenze mediche e scientifiche che non potevano essere possedute nemmeno da un detective in gamba come Johnathan Wicher. La scrittrice offre una visione interna del delitto, attraverso le stesse parole di chi lo commise, grazie ad uno scritto di  pugno dell'assassino  ritrovato a decenni di distanza dall'omicidio. Pur non anticipando nulla su chi sia il colpevole, vi posso solo dire che questo libro mi ha fatto fare molte domande a proposito del fatto se le persone possano cambiare o meno nel tempo, perfino dopo essersi macchiate di crimini così orrendi: la storia del colpevole una volta scontata la pena ha infatti dell'incredibile.Il libro è corredato anche di numerose illustrazioni e tavole fuori testo e nel complesso molto interessante, sia per l'analisi della investigazione (con ampi excursus sulla società dell'epoca) che per i risvolti che questa ebbe in letteratura, senza mai scadere nel macabro o nel morboso.PS: adesso devo assolutamente leggere “La donna in bianco” di Wilkie Collins ,peccato che sia momentanemente fuori stampa!P.S.2: Aggiornamento del 18/10/2010 a questo post. Il libro "La donna in bianco" è attualmente fra i libri in commercio ed è edito da Fazi. Ne ho anche fatto una recensione nel post n° 474 (La donna in bianco - Wilkie Collins), come pure del libro "La pietra di luna" (post n° 462)