Titolo: La magia nel mondo antico Titolo originale: La magie dans l'antiquité gréco-romaine. Ideologie et pratique Autore: Fritz Graf Traduzione: Giovanni Ferrara degli Uberti Casa editrice: Laterza pag: 267 costo: 10,50 euro note: il testo vero e proprio consta di sole 225 pagine, il resto è costituito tutte da note bibliografiche.
"La magia nel mondo antico", non è quello che definirei un classico testo divulgativo per grandi masse, è anzi un volume molto serio e anche piuttosto complesso, scritto da un altrettanto serio professore universitario di latino e greco, Fritz Graf, sul modo in cui la magia era considerata e praticata nel mondo greco e romano. Fritz Graf sembra dare per scontato di scrivere per un pubblico già abbastanza edotto sugli usi e costumi di greci e romani, e anche piuttosto in confidenza con le metodologie di ricerca e analisi dei testi antichi. Considerando anche la corposa bibliografia annessa al volume, questo libro si può senz'altro considerare un testo di livello universitario, pensato probabilmente per degli storici. Fatta questa debita premessa, che forse a qualcuno più esperto di me potrà sembrare ovvia, la domanda che mi pongo è: come mai ho trovato questo volume nel reparto libri di un supermercato? (mea culpa, compro libri ovunque, anche nei supermercati, ora lo sapete)Non posso dire che la letteratura da supermarket raggiunga di solito questi livelli di approfondimento, né tali vertici di cultura: direi che è anche abbastanza raro trovare dei classici, figuriamoci testi di livello universitario sulla storia! Forse gli storici sono più di quanti penso? Forse una vita di ricerca li porta a comprare libri ovunque, anche nei supermercati? In ogni caso sono contenta di essermi imbattuta in questo volume, che ho trovato incredibilmente affascinante, anche se in verità complicatissimo. Mi sento anzi in dovere di ringraziare Margaret Doody e il suo "Aristotele e i misteri di Eleusi" (r
ecensito nel post n°415), senza i quali ho i miei dubbi che avrei capito al volo la comparazione fra culti misterici (di cui lo ammetto non sono un'esperta) e riti magici, affrontata in uno dei capitoli di questo volume. Un sentito ringraziamento anche al mio dizionario, che ho consultato frequentemente leggendo questo libro, e a wikipedia.Secondo Fritz Graf la pratica della magia si è inserita nella cultura greca e romana a partire da influenze persiane. La stessa parola "magia" deriva dai "magi" persiani, che non erano altro che studiosi, scienziati e filosofi orientali. Il termine mago però, e la stessa magia, non hanno mai avuto connotazioni positive, né in ambito greco, né tantomeno romano. Sebbene sia facile confondere credenze religiose e magiche, Graf segna un limite molto netto fra le due. Coloro che agiscono nel campo della religione infatti, si rivolgono agli dei, cercando attraverso rituali e pratiche di vario tipo, di entrare nelle grazie della divinità e di conformarsi a quanto la stessa divinità chiede all'uomo. Si può dire che nell'antichità (ma forse anche oggi), il religioso abbia un atteggiamento passivo nei confronti della realtà. Può pregare, essere retto, ma non può piegare la divinità al suo volere. E' la divinità che impone la propria volontà.Il mago e lo scienziato dell'antichità, due figure spesso confuse dalla maldicenza, si comportano invece in modo radicalmente opposto: essi cercando di piegare la realtà al proprio volere. Lo scienziato tramite la propria ricerca, ampliando i limiti della conoscenza, cosa che gli permette di influire sul mondo. Il mago invece, di cui principalmente si occupa il libro, cerca attraverso i rituali di piegare la divinità al proprio volere, costringendola, anche se non vuole, a mettere a disposizione del mago stesso la propria potenza.Quindi se c'è una cosa veramente importante che ho capito da questo libro è la seguente: la religione ostacola la scienza da sempre, ancora prima che esistesse il cristianesimo. Può sembrare strano che scienza e magia fossero così confusi nell'antichità nella mentalità comune: in realtà questo deriva dal fatto che nessuno sapeva ad esempio come funzionassero davvero veleni, medicine e la pratica medica. Magari ad un uomo malato poteva venir data un'erba e recitata una formula. Se fortunato l'uomo guariva, ma cosa l'aveva curato? La medicina o la formula? Per un uomo dell'antichità sarebbe stata la stessa cosa: magia!Gli antichi prendevano la magia molto sul serio: erano convinti del suo reale potere e la sua pratica per fini malvagi era vietatissima. Del resto era facile prendere per magia qualunque cosa: se un uomo moriva improvvisamente, se una donna snobbava un pretendente e ne amava improvvisamente un altro, se un contadino aveva un raccolto più ricco di tutti gli altri, in tutti questi casi poteva essere all'opera un mago. La raccolta di leggi denominata "Le dodici tavole", ad esempio, proibiva espressamente di rubare magicamente il raccolto dei vicini, e ci furono davvero persone accusate di aver trasportato con arti magiche tutto il grano dei propri confinanti nel proprio campo. Plinio il Vecchio cita l'episodio riguardante il contadino Gaio Furio Cresimo, un liberto di origine orientale (l'equivalente romano di un extracomunitario), divenuto improvvisamente più ricco dei vicini, da questi accusato di aver praticato magia per rubare i loro raccolti. Cresimo si difese portando davanti ai giudici i propri robusti contandini, le proprie bestie ben nutrite e tutta la sua attrezzatura, dicendo "Ecco le mie magie". A quanto pare vene assolto.Ad essere accusati di magie erano spesso proprio stranieri, individui isolati e donne, ovvero tutti coloro che il sistema sociale voleva tenere a bada, nel timore che sovvertissero gli equilibri di potereCi furono vittime illustri dell'accusa di magia, fra questi il filosofo, scrittore e scienziato Apuleio: sposò una vedova molto ricca e venne accusato dai parenti del precedente marito, fra cui la donna aveva alcuni pretendenti, di averla sedotta medianti arti magiche. Anche Apuleio fu assolto, ma per tenersi al sicuro da vendette dovette trasferirsi a vivere in un'altra regione.Molto del materiale sulla magia citato da Fritz Graf deriva dalle defixiones, maledizioni scritte su tavolette di piombo o su papiri che venivano sepolte nelle tombe. Secondo le credenze antiche, una volta scritta la giusta formula sulle tavolette, il morto sarebbe divenuto una sorta di postino infernale del mago, portando il suo messaggio agli dei inferi o ai demoni, che sarebbero stati costretti ad obbedire a quanto richiesto. Le maledizioni più comuni? Davvero non indovinate?In cima alla hit parade delle maledizioni dell'antichità c'erano quelle volte ad ottenere l'amore di qualche fanciulla: sembra poco amorevole e sportivo, ma a quanto pare più che ad affossare i rivali, questo genere di maledizioni erano rivolte alla donna amata, che doveva divenire incapace di amare chiunque altro al di fuori del compilatore della tavoletta. Nei posti successivi si avvicendavano maledizioni contro gli avversari nelle cause giudiziarie, rivali nella professione e perfino avversari in campo sportivo: la cosa incredibile è che a scrivere tali maledizioni erano i tifosi e non gli sportivi stessi. Gli ultras, insomma, non sono nati ieri!Un'altra cosa che ho trovato ironicamente triste sta nel fatto che molto spesso erano le donne ad essere accusate di magia, ma gli studiosi hanno visto che la gran parte delle defixiones erano invece scritte da uomini. Sono giunta quindi a due conclusioni: la prima è il problema dell'essere single erano molto sentito dagli scapoli greci e romani, e la seconda è che accusare sempre le donne è uno sport molto antico.Il volume è molto articolato, approfondito nell'analisi dei documenti antichi e credo molto interessante per gli appassionati della materia, ma forse anche per chi, come me, sia disposto a fermarsi ogni tanto per verificare con altre fonti (dizionario, etc) cose poco chiare per non esperti.Mi chiedo se molti scrittori di letteratura gotica e fantasy non si siano rifatti proprio a leggende dell'antichità, perché a quanto pare racconti su licantropi, demoni schiavi di maghi e zombie esistono da sempre. Anche se, spero, la gran parte di noi non crede più alla magia, è sorprendente sapere che gli stessi temi fantastici in qualche modo rimangono sempre a far parte dell'immaginario collettivo, unendo con un filo ideale i sogni e le paure degli antichi e quelle degli uomini moderni.