Stavo seduta per terra,
col viso tra le braccia cullandomi al suono di una melodia muta.
Il rumore della pioggia sulla finestra,un bicchiere sulla tavola....
la luce di una candela rossa. Le lacrime scendevano lungo
la linea sottile del mio viso, lasciando sulle labbra il sapore
di ferite che facevano ancora male, così chiusi gli occhi,
e continuai ad ascoltare la pioggia incessante...
Ritratti...la stanza ne era piena, accatastati negli angoli
come ricordi confusi. Alcuni erano freddi, aridi, altri,invece, erano freschi,
come se fossero stati dipinti ieri. Sentivo ancora l'odore dei colori
e la tela ruvida sotto il pennello.Un clamore di voci si riversava da essi,
la loro gioia era fermata dal tempo.
Riuscivo a malapena a guardarne alcuni.
Mi alzai in fretta da terra e ad uno ad uno li bruciai nel camino acceso.
Bruciai per primi quelli che facevano più male che presero a
scricchiolare nel fuoco, poi divennero scuri e l'attimo continuò
come tutti gli attimi che avevano circondato l'istante trattenuto
dalla tela; poi quel ritratto, tonalità calde, il rosso carminio si perdeva
in sfumature più scure incontrandosi con la luce del rosso vermiglio,
in un contrasto perfetto, lungo un corpo sfocato,senza esatti contorni.
Non riuscii mai a perfezionare quel corpo, perchè tale era la sua bellezza
che fermarla sulla tela mi sembrava facesse più male che osservarla in tutta
la sua grazia, eppure, ora, toccandone i colori, mi sembrava così reale,
e mi sembrava che l'equilibrio per il quale avevo così a lungo combattuto
defluisse fuori dal corpo e si disperdesse nel buio. Nell'esplorare il mio cuore, trovai gli stessi dubbi di allora, le stesse fantasie che mi avevano
sempre assalita, e confermavano, urlando, la realtà dei miei timori più segreti. Erano ancora lì ad aspettare. Ancora adesso quel profumo mi tornava
in mente per tormentarmi. Quel sentimento invece di perdere le sue
potenzialità, era diventato osceno. Si era nutrito della propria passione
e si era incarognito nel desiderio di portarsi via la mia ragione.
E in qell'istante ci riusci. Il dolore mi aveva sopraffatta e aveva
minato la mia volontà di combattere. Mi sentivo come sospesa nell'aria,
ma con l'anima schiacciata a terra dal peso di ricordi tanto orrendi quanto meravigliosi. Gettai così il ritrato nel fuoco, e lo guardai bruciare
con lo stesso dolore di quando si guarda il proprio amore morire,
era l'unica cosa che mi rimaneva di lui ed io la stavo distruggendo, come se lo stessi uccidendo per la seconda volta. Alle mie spalle sentii un leggero brusio,
mi voltai di scatto cercando con gli occhi qualcosa che potesse giustificarlo,
e mi sembrò provenire dallo specchio che avevo difronte. Mi avvicinai piano mentre il respiro si faceva, ad ogni passo, sempre più pesante.
Vidi riflessa la mia immagine, in una figura immobile, col volto chino
verso il basso e i capelli neri che le coprivano parte del viso.
Il brusio continuò incessante finchè si trasformò in una cantilena di parole,
prima così soffiate che non riuscii a capire, poi divennero sempre
più chiare al mio orecchio. "Che siano maledetti i tuoi piedi che l'hanno
seguito nel suo cammino, maledette le tue ginocchia che si sono piegate
dinnanzi a lui, maledetti i tuoi occhi che nella più chiara luce,
hanno visto solo la nebbia del dubbio, maledette le tue labbra
che hanno svelato la verità del tuo cuore, e maledetto anch'esso
che continua a battere sul tamburo dell'oscena passione...".
"No" dissi. Mi si spezzo il fiato. "Che siano maledetti i tuoi piedi
che hanno seguito il suo cammino" Strinsi gli occhi portandomi le mani alle orecchie, cercando di non lasciar passare tra le dita quelle parole,
cercando di non udire. "Smettila!"Urlai. "Maledette le tue ginocchia..." .
"Basta...ti prego" le mie parole erano sovrastate da incessanti singhiozi.
"Maledetti i tuoi occhi, che nella più chira luce, hanno visto solo
la nebbia del dubbio" Urlai con tutta me stessa e mi lasciai cadere in ginocchio frenando il busto con le mani tese sul pavimento.
"Basta...perchè mi fai questo?" sussurrai, cosi piano
che anche io faticavo a sentirmi."Perchè ti fai questo?...
" mi rispose l'immagine riflessa, in quell'istante lo specchio
fu atraversato da una chrepa profonda, dalla quale ne si diramarono
altre più sottili. L'altra me stessa mi tese le braccia,
come se mi stesse chiedendo di non lasciarla.
Il tempo sembrò fermarsi quando la superfice dello specchio
si deflagrò e tutti quei pezzi gallegiarono dinanzi a me come
galleggia un corpo nell'acqua. In un attimo mi fù tutto chiaro.
Mi voltai verso il camino e mi resi conto che nessun quadro era bruciato,
erano ancora tutti lì.
...Accatastati negli angoli come ricordi.
-animespezte-